Famiglia. La famiglia è una caduta a grappolo verso la morte: invece di precipitare da soli, si precipita in compagnia, stringendosi reciprocamente le mani − per consolazione.
ALBERTO ROSAMICAH
Anche quella sera mi ritrovai in compagnia di Blake, l'ambitissima cheerleader della Woodland, ammiccante e maliziosa come sempre mi trascinò all'interno di un locale, il multisala della città. Ma che bello, pensai, mentre il mio sguardo scorreva sulle locandine appese ai muri.
- Allora? Non fare questa faccia Micah, dopo ci sarà tempo per darci da fare in altro modo. - poi fece l'occhiolino e ancheggiò fino alla biglietteria, attirando occhiate da parte dei ragazzi e delle loro sfortunate accompagnatrici. C'era una mezza dozzina di coppiette lì e pensare che anch'io, in qualche modo, ne facevo parte non mi piacque per niente. Ma cosa siamo disposti a fare per amore ...ovviamente della ragazza sbagliata, quella già occupata, con un padre che ti odia e fornita di un cervello funzionante.
- Liv! James! -
Vidi Blake sbracciarsi, poi seguii il suo sguardo fino a quando non incontrai quello di Liv, perplesso quasi quanto il mio. Ed ecco che il destino aveva distribuito le sue carte, ovviamente le mie si dimostrarono parecchio buone ... non avrei perso quella partita per niente al mondo.
Sorrisi e mi diressi verso i due, seguito da Blake. - Anche voi qui, piccioncini? -
Liv fece spallucce. - A quanto pare. - evitava di fissarmi però, per non parlare di James. Quel ragazzo stava covando odio e disappunto.
- Che sorpresa, ragazzi! Beh, prendo i biglietti anche per voi. Presto inizierà il film! -
- Blake ... - James avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma la rossa era già volata via, verso la cassa. Mi ritrovai a fissare Liv, la mia bellissima Liv.
- Tutto bene? - mi chiese il tipo che presto avrei messo fuori gioco.
- Come no! E voi? Blake mi ha trascinato qui, non che avessi molta voglia. -
- Non devi starci per forza. - commentò Liv, con un sorrisino acido sul volto. Era infastidita, eccome se lo era.
- Farei questo ed altro per la mia ragazza. -
James sgranò gli occhi. - A quindi è uffciale... state insieme? - sembrò sollevato, stava quasi riprendendo a sorridere gentilmente come al solito. Che ragazzo stupido, pensai, come se qualche fidanzamento di mezzo avesse potuto frenarmi dal rubargli la ragazza! Cercai di trattenere le risate, mentre entravamo in sala, Blake mi stava appiccicata al braccio, notai Liv stringersi un po' di più a James e la cosa mi infastidì parecchio.
Passai il resto del tempo ad approfondire la mia conoscenza con Blake, strinsi le mie mani intorno alla sua vita, la baciai lentamente, poi con passione ... sperai con tutto il cuore che Liv non si fosse persa neanche un istante dei nostri giochetti romantici.
- Micah ... il film ... -
- Andiamo, faceva schifo. - le sussurrai a tre centimetri dalle labbra.- Baciami. -
Il film non lo guardammo ovviamente, quando finì uscimmo dalla sala seguendo la folla. Liv evitava il mio sguardo, mentre James stava cominciando a parlarmi come se potessimo diventare amici, prima o poi. Non riuscivo a trattenere un sorrisino che si fece largo automaticamente sulle mie labbra.
- E adesso? Che si fa, ragazzi? -
- Andrei a casa io. - commentò Liv senza un tono preciso.
Sgranai gli occhi. - Cosa? Così presto? -
- Dai, tuo padre starà fuori fino a tardi stasera... - James la fissava con sguardo implorante.
- Non fare la guastafeste su! Bene, che si fa allora? -
- Andiamo a prendere qualcosa da bere? - propose James, l'uomo più innovativo del secolo mi venne da pensare.
- Ho proprio voglia di una buona birra. -
- Quindi è il massimo che riuscite a fare questo? - chiesi al gruppetto, fissandoli negli occhi ad uno ad uno.
Liv scosse la testa. - Andiamo, New York, stupiscici. Vogliamo andare a rapinare una banca? -
- Magari. Oppure ho pensato che potremmo infiltrarci da qualche parte... sapete, un posto in cui non potremmo stare ...tipo a scuola. -
Blake rimase a bocca aperta, James e Liv mi fissarono, confusi. - Cosa? A scuola? C'è il vigilante notturno e poi non credo si possa entrare ... - commentò quest'ultimo.
- Te la fai addosso, James? - Blake sghignazzò. - Sai come possiamo entrare? -
Feci spallucce e sorrisi appena. - Qualche idea ce l'avrei... allora, siete dei nostri? - chiesi, rivolgendomi in particolar modo alla coppietta che mi metteva i nervi.
- Non credo sia una buona idea. - ribatté lui, poi fissò Liv.
- Andiamo Liv, non fare la codarda. - la provocò Blake, era già su di giri.
- Per me va bene. Assolutamente. - Liv rispose con convinzione, tanto da stupirci.
Cazzo, tutto procedeva anche meglio del dovuto.
- Andiamo a prendere queste birre allora! -
- Ok, parcheggia qui ... va bene ... - eravamo a più di cinquanta metri dall'entrata secondaria della scuola, quel luogo sembrava completamente vuoto quella notte. Poi una luce di torcia illuminò una delle finestre all'ultimo piano.
Sentii i ragazzi trattenere il respiro.
- Ve l'avevo detto. - sussurrò James dal posto di guida.
- Non vuol dire un cazzo. Se facciamo piano non ci saranno problemi. -
- La scuola è enorme, possiamo chiuderci da qualche parte e bere le nostre birre. - propose Blake, la sua mano mi accarezzava la nuca.
- Allora da dove si entra? - mi chiese Liv. Vidi i suoi occhi verdi brillare sotto la luce artificiale della macchina.
- C'è una finestrella al primo piano, quella che da sui bagni maschili in palestra. -
- E' aperta? -
- No, ma non ci vorrà nulla a farlo. E' per metà guasta. -
Blake sgranò gli occhi e sorrise, ammirata. - Come diavolo hai fatto, eh? Sei qui da neanche due mesi eppure sai già come fare irruzione a scuola. Cos'è che facevi a New York? -
- Facevo vedere alla gente come vivere. Che domande. - risposi, mentre smontavo dall'auto e mi godevo per un attimo la calma assoluta di quella notte senza stelle. - Il vostro problema è che guardate senza osservare ...c'è una differenza abissale tra le due cose, lo sapete? -
Vidi Liv strabuzzare gli occhi. - Il nostro problema è che siamo donne e non siamo mai state nel bagno degli uomini, Micah. Non tirartela così tanto per una finestra rotta. -
Risi e lasciai che mi desse una spintarella. Poi ci mettemmo in marcia, ben attenti a non far casino. Non c'era nessuno nei dintorni, così in un attimo ci trovammo davanti alla finestra in questione. Era bassa e non molto grossa, ma larga abbastanza da passarci uno per volta. Mi arrampicai piano su per il muro e spinsi con le mani.
- Stai attento ... -
Dopo qualche attimo riuscii ad aprirla. - Facile come rubare le caramelle ad un bambino ... - sghignazzai, prima di spingermi dentro con la forza delle braccia. Aprii le gambe e atterrai sul water.
- Tutto bene? - mi chiese James dall'altra parte del muro.
- Sì, via con la prima, se non ci avete già ripensato. -
Ma a quanto pare ero stato convincente, perché un attimo dopo vidi il viso di Liv fare capolino dalla finestra. La guardai, lei mi fissò, eravamo praticamente alla stessa altezza.
- Vuoi darmi una mano? -
Allungai il braccio verso il suo viso, ma alla fine fu la sua mano che afferrai. Vidi il suo sguardo preoccupato, poi la strinsi più forte, aiutandola ad atterrare dall'altra parte senza far casino.
- Grazie ... -
Qualche minuto dopo eravamo riusciti ad entrare tutti quanti. James portava le birre, io aprivo quel simpatico corteo. La palestra era davanti a noi ... buia, enorme e maleodorante come sempre. Aprimmo le cose da bere e ci sedemmo a cerchio, nel silenzio più completo.
- E' inquietante ... - commentò Blake, poi si strinse a me.
Ma la calma durò per pochi minuti ancora. - Dovresti fermarti. - James tolse la birra di mano alla rossa, ma era già troppo tardi.
- Sei un rompipalle del cazzo, James. Sempre detto a Liv. -commentò quella, visibilmente alticcia. Poi si alzò da lì, barcollante e iniziò a correre per la palestra.
- Ehi, Blake ... non fare casino ... - mi alzai insieme a Liv, posai le mani sulle spalle di Blake, tutta intenta ad aprire un armadio. - Cosa ci sarà qui dentro, Micah? -
Feci spallucce. Poi improvvisamente qualcosa sbattè con un rumore assurdo alla mia destra, un secondo pallone cadde dall'alto con un fragore che riecheggiò tra le pareti della palestra. Incontrai lo sguardo di Liv, mentre cercavamo di chiudere velocemente l'armadio con Blake che rideva come una pazza e i palloni di basket che continuavano a piombarci intorno.
- Cazzo, ragazzi! Cazzo. - James puntò il dito verso la porta a specchi che dava sul corridoio. C'era una luce in lontananza.
- Nascondi le lattine, afferra Blake e correte via. - sussurrai, mentre prendevo la mano di Liv.
- Micah! -
- Shh, vieni. - corremmo verso i bagni, con la coda dell'occhio vidi James e Blake nascondersi dietro dei grossi tappetini che usavamo per fare ginnastica. Feci entrare Liv nell'ultima cabina e la chiusi alle mie spalle.
- Non possiamo lasciarli qui ... - sussurrò lei, vedevo la paura nei suoi occhi. Ed era così bella in quell'istante.
- Non lo faremo, stai tranquilla. - la rassicurai, mentre puntavo i miei occhi verso la porta, adesso illuminata dalla luce della torcia. Liv si portò le mani sulle labbra, poi scosse la testa.-Fidati di me. Non ci beccherà. - sussurrai, ma non riuscivo a credere di trovarmi in quella situazione con Liv, cazzo avrei almeno dovuto provare a baciarla. La guardai, e capii che anche lei aveva appena pensato la stessa cosa. Le mie mani scivolarono sulle sue, le accarezzai, poi le strinsi tra le mie, allontanandole dalle sue labbra.
- Micah ... -
- Lo so che lo vuoi anche tu ... -
Non le diedi il tempo di pensare o rispondere, un attimo dopo posai le mie labbra sulle sue, spingendola contro il muro, facendo aderire il mio corpo al suo. Sentii le mani di Liv stringere con forza le mie spalle, poi risalire lungo il mio viso. E il suo respiro, e il suo sapore ...
- Ragazzi! Ragazzi! -
Ci staccammo, la voce di James era vicina, proprio dall'altra parte della porta, poi l'aprii e fece un sospiro di sollievo.- Dobbiamo muoverci. Dobbiamo andare via immediatamente. L'abbiamo aggirato, ma passerà anche di qui tra poco ... -
Annuii e lasciai che Liv si arrampicasse lungo la finestra, poi Blake, gli ultimi fummo io e James.
I loro sguardi erano terrorizzati quando uscimmo da lì, terrorizzati ma anche elettrici ...
- Tu sei un pazzo, New York! - commentò James, con un sorriso sulle labbra, mentre metteva in moto e si lasciava dietro la scuola.
Quando tornai a casa era molto tardi, avevo la mente annebbiata, l'adrenalina era ormai andata via ... il mio unico pensiero andava a lei, sempre e solo a lei. Aprii la porta di casa e me la chiusi piano alle spalle. Stavo per prendere le scale quando improvvisamente una luce fortissima mi colpì dritto agli occhi. Era stata mia madre. Era in piedi, davanti a me, e sembrava distrutta.
- Ehi ... tutto bene? -
Scosse la testa, poi vidi che reggeva tra le mani dei documenti. - Ho ricevuto questi stamani, sono le lastre di Jack ... - disse, con un filo di voce. - ... il medico ha detto che non potrà operare mai più. -
La guardai e sorrisi. - Ah, davvero? Una grande perdita per l'umanità, non trovi? -
- Vuole presentare una denuncia, Micah. Vuole denunciarti e sai cosa? Io non lo fermerò stavolta. -
ZIEG
-Buonanotte Zieg, ci vediamo la prossima settimana. -
- Notte, signor Maver. - salutai l'uomo e presi il giubbotto. Finalmente potevo tornare a casa e porre fine a quella maledetta domenica. Feci un passo fuori dalla porta, ma dovetti fermarmi. Sgranai gli occhi dallo stupore, c'era Alice lì fuori, stretta nel suo giaccone, mi fissava come se fossi l'unica sua speranza rimasta al mondo.
- Ehi ... -
- Ciao Alice, tutto bene? - le chiesi con tono sbrigativo. Sapevo esattamente perché mi stava cercando, ma non avevo idea di quello che avrei potuto dirle, quindi provai a passarle oltre, ovviamente quella mi seguì.
- Senti, Zieg, sei il miglior amico di Dimitrij tu. So che parla con te, ho soltanto bisogno di una spiegazione ... -
Sospirai, non potevo fermarmi. Per un attimo maledii Dimitrij, perché mi aveva reso complice dei suoi segreti? Perché mi trovavo in quella terribile situazione?
- Ti prego, Zieg. Lo sai quello che fa, vero? Hai visto come si è ridotto? Io credevo di riuscire ... -
- Lascialo perdere, Alice. Ci ho già provato. - mi ritrovai a dire, mentre continuavo a camminare velocemente verso il parcheggio.
- Ma tu devi sapere qualcosa. Sei il suo amico, cazzo! Perché lo fa? -
- Per soldi. - biascicai.
- Cosa? Non può essere soltanto per quello. E'cambiato, Zieg. Non puoi non essertene accorto ... -
Mi voltai verso di lei, adesso stremato. - Senti, Alice, ha perso suo padre, ok? Sta affrontando un periodo pessimo, cerca di capirlo. Se ti ha detto che vuole stare da solo ... -
- Fanculo! Mi tratti come una povera idiota, eh? Voglio sapere cosa c'è sotto. -
- Non è a me che devi chiederlo. -
La vidi andare via a passo svelto, infuriata. Che cosa aveva fatto quello stronzo? Presi il cellulare e feci il suo numero, per fortuna rispose dopo pochi squilli.
- Ehi ... -
- Ehi, un cazzo! Mi vuoi spiegare perché giochi con quella povera ragazza? E' venuta da me a chiedermi delle spiegazioni! Da me! -
- Ma dove sei? -
- Ero a lavoro. Sono al parcheggio. Non svicolare, Dimitrij! -
- Dimmi che non le hai detto nulla ... -
Sbuffai. - Non l'ho fatto, ma questa situazione mi pesa troppo. Vedi di risolvere. Non intendo mentire alla gente in questo modo ... -
- Zieg, io non posso dirglielo, non sopporterei il suo sguardo... n-
Improvvisamente le parole di Dimitrij andarono perdute, un attimo dopo mi ritrovai con la faccia contro l'asfalto. Un dolore acuto alla testa, poi due mani enormi mi sollevarono da lì e mi spinsero ancora una volta a terra, con violenza.
Sbattei le palpebre sotto la luce artificiale dei lampioni. Chris Morland mi stava davanti, aveva una felpa con cappuccio e un sorriso pieno di cattive intenzioni sul volto.
- Credevi che ci fossimo dimenticati di te, nullità? -sussurrò, mentre il suo amico mi veniva incontro. Provai ad alzarmi, ma tutto ciò che ottenni fu un calcio dritto in pancia che mi fece crollare ancora una volta a terra, stavolta boccheggiante. Il dolore era acuto, non sarei riuscito a muovermi.
- Nessuno gioca con me, e credo proprio che comincerai a capire il perché stanotte. - i piedi di Chris erano ad un centimetro dal mio viso, potevo quasi leggere il numero e la marca delle scarpe. Stava per abbassare il piede sul mio volto. Deglutii, mi preparai al dolore. Ero pronto. Ma quel dolore non arrivò mai.
- Fatti indietro, bastardo. -
Sentii Chris trattenere il respiro, poi lo vidi alzare la mani sulla testa. - Oh, oh, bello ... tira giù quella pistola immediatamente. Ce ne andiamo ... -
Pistola? Mi voltai verso Dimitrij, a bocca aperta. Era sotto il lampione, tra le mani teneva stretta proprio una pistola. - Dimitrij! -
- La pagherete, bastardi. - urlò, ma i due stronzi erano già andati via. Provai ad alzarmi, ma fu come se avessi avuto un pezzo di vetro conficcato in pancia.
- Zieg! Cazzo, come stai? Che ti hanno fatto? -
- Un po' pesto, ma tutto sommato credo che mi sia andata più che bene ... - risposi a forza, avevo un dolore terribile al petto.
- Aspetta, ti do una mano. - Dimitrij mi tirò su, cercai con tutte le forze di non lamentarmi, ma non riuscivo a trattenere le lacrime.
- Senti, hai qualcosa che non va tu. Dobbiamo andare in ospedale. -
- Cosa? No! Dimitrij, non dire cazzate. Sto benissimo. - sussurrai, stretto al suo braccio. - Non se ne parla, se mio zio venisse a sapere del pestaggio ... -
- Zieg, ragiona! Stai male, non so come aiutarti io. -
Lo bloccai, vidi i suoi occhi azzurri incontrare i miei. - Dimitrij, sto mantenendo il tuo segreto da due mesi ormai, ti chiedo soltanto di non portarmi in ospedale. Non posso raccontare nulla, quei bastardi mi pesterebbero ancora di più la prossima volta! -
Non disse nulla, mi aiutò soltanto a salire in macchina e fu dolorosissimo. Dovevo prendere qualcosa, non sarei riuscito a sopportare quel dolore ancora a lungo.
- Ok, so cosa fare. Non chiedermelo e non obiettare. - mi comunicò un attimo dopo, poi si mise alla guida della mia auto e prese il cellulare.
- Dimitrij? -
- Ssh, stiamo per arrivare. -
- Pronto? Dove sei? -
Lo guardai, confuso. Chi stava chiamando? Sentii una voce familiare dall'altra parte del telefono, poi Dimitrij svoltò a destra ... viveva Zilke da quelle parti.
- No!- esclamai.
- Abbiamo un problema, c'è tuo fratello in casa? Hanno pestato Zieg. No, non vuole andare in ospedale, altrimenti non verrei a rompere le palle a te ... -
- No! Andiamo in ospedale. - dissi, mentre cercavo di appropriarmi del suo cellulare, senza riuscirci.
Dimitrij chiuse la chiamata. - E' la nostra giornata fortunata a quanto pare, il fratello di Syd è in casa. Combinazione fortuita. Ti darà una controllata ...sarà lui a stabilire se finirai in ospedale o meno. E non obiettare. -
Stavo per obiettare, ma un dolore lancinante mi impedii di parlare, mi portai una mano al petto e rimase immobile, ad occhi chiusi.
Sentii la macchina fermarsi lentamente, aprii gli occhi e mi ritrovai davanti Syd, vidi il suo sguardo incupirsi mentre abbassava gli occhi su di me. Poi aprì lo sportello e mi prese piano per un braccio.
- Chi è stato? -
- Chris Morland e suo fratello. - sentii rispondere Dimitrij. Non riuscivo più a sopportare quel dolore, mi ritrovai a trattenere i gemiti, contro la felpa di Syd.
- Mio fratello è un buon medico, ti rimetterà in sesto ... - poi mi portarono dentro, la luce mi colpii dritto agli occhi, un ragazzo biondo mi guardò, curioso. Era terribilmente simile a Zilke, ma più magro e meno minaccioso di certo. - Piano, fatelo sdraiare qui ... ecco fatto... Syd, vai a prendere il mio kit in bagno. -
Il dolore era terribile. Provai a parlare, ma quello scosse la testa e mi toccò la fronte, gentilmente. - Va tutto bene, tra poco non sentirai più nulla. - poi vidi un grosso ago, il fratello gentile di Zilke spinse lo stantuffo, fu quasi indolore. -Cos'è successo al tuo amico? -
- Abbiamo avuto un incidente ... - sentii dire a Dimitrij, se ne stava lì a fissarmi, evidentemente imbarazzato.
- Che genere di incidente? - chiese quello, senza un tono ben preciso.
- Di percorso. - dissi subito io, guadagnandomi un'occhiata perplessa da parte di Dimitrij.
Il fratello di Syd sollevò un sopracciglio. - Si direbbe che l'unico ad averlo avuto sia stato tu però... -
- G-già, noi ... cioè io gli ho dato una mano. L'ho soccorso, ecco. - disse Dimitrij, lo vidi portarsi una mano alla cintura quasi istintivamente, lì dove doveva avere la pistola. Da quanto tempo girava armato, mi chiesi? Era già finito nei guai con qualche pezzo grosso della mafia?
Poi una folata di vento e Syd sbucò velocissimo dal nulla. -Ecco. Come sta? Hai capito qual è il problema? -consegnò il kit al fratello, i suoi occhi erano fissi su di me. Dovevo essere ridotto proprio di merda a giudicare dal modo in cui mi guardava. Sentii qualcosa colare giù dal labbro. Era sangue, anche le mie mani erano scorticate e sanguinolente. Doveva essere stato quando avevo sbattuto contro l'asfalto.
- Allora, amico, hai dolore quando tossisci, respiri profondamente o ruoti il torace? - gli occhi del fratello di Syd erano verdi però, niente grigio per lui e anche le sue labbra erano meno carnose rispetto a quelle di Zilke lo stronzo. A vederlo da vicino le differenze erano molto più numerose di quanto avessi notato inizialmente.
- I-io sì ... - confermai. Sentivo la sua mano toccare piano il mio petto, eppure tanto bastava per farmi provare dolore.
- Ok, buone notizie. Non dovrebbe essere rotta. Hai una costola incrinata di sicuro. Syd, prendi del ghiaccio. -
- I-io, va tutto bene quindi? -
Il ragazzo sorrise. - Sì, antidolorifici e riposo dovrebbero bastare. Il paracetamolo ti farà stare meglio, te lo prescrivo a proposito. Per il resto vedrò di ripulirti un po' queste ferite. Rimani qui per la notte, ok? -
- Cosa? Mio zio ... -
- Parlo io con lui, gli dirò che siamo insieme, a casa mia.- mi rassicurò Dimitrij, poi lo vidi uscire.
- Non credere che me la sia bevuta comunque la storia dell'incidente. Sono un medico e so che qualcuno ti ha pestato, ma fintanto che non vuoi parlare ... posso solo metterti in sesto e consigliarti di denunciare i bastardi che ti hanno ridotto così. -
Se fossi stato un po' più in salute sarei diventato bordeaux, ero stato fortunato quella notte, poteva sembrare assurdo, ma nonostante tutto mi sentii davvero fortunato.
- La ringrazio davvero ... -
- E per cosa? So come siete fatti voi ragazzi, lo sono anch'io in fin dei conti. E poi tra il lavoro in ospedale e mio fratello ne ho viste di tutti i colori ... anche a lui piace fare il misterioso riguardo ai pestaggi. -
Quindi Zilke gentile non aveva idea di quello che faceva il fratello minore, più o meno ogni mese, al 154 ...
Poi quello tornò con un grosso impacco di piselli e alle occhiate gelide di suo fratello rispose con un semplice. - Il ghiaccio l'ho usato tutto per la roba da bere. Non guardatemi con quelle facce! -
EZRA
Al suono della sveglia aprii gli occhi e sbattei le palpebre un paio di volte, mi stiracchiai e mi misi a sedere. Lunedì, scuola, letteratura, Pierce, la mia mente cominciò a rimettere insieme i pezzi per affrontare la giornata da degno figlio dei Meyer, poi un pensiero si intrufolò fra gli altri, Micah.
Trattenni a stento una risata, mi era arrivato un suo messaggio la sera prima, aveva delle novità ed io non vedevo l'ora di sentirle. Mi alzai ed andai a sistemarmi in bagno.
Quando scesi di sotto trovai mia sorella accanto alla porta di ingresso, mi sorrise e mi fece segno di uscire, mi mossi svelto ma la voce di mia madre mi anticipò.
- Ezra tesoro, sei tu? – urlò dalla cucina non lontana – vuoi fare colazione? –
Fissai mia sorella e vidi il suo sorriso allargarsi, la gola mi si seccò – no mamma, esco subito. – risposi prima di seguire Ariette fuori dalla porta.
Camminai dietro di lei in silenzio lungo il giardino, poi ci infilammo nel garage vuoto. Lei si appoggiò al muro ed io feci qualche passo in avanti per posizionarmi di fronte a lei. Non attese altro, allungò le braccia, mi circondò le spalle e mi attirò a sé baciandomi. Mi si strinse lo stomaco e dovetti ricorrere a tutto il mio autocontrollo per limitarmi solo a quel contatto. Ultimamente era così, i baci cominciavano a non bastarmi e facevo sempre più fatica a fermarmi. Quando mi resi conto di essere ormai prossimo a perdere il controllo mi staccai violentemente, lanciandole un occhiata di disappunto.
- Ariette, smettila adesso. –
- Di fare cosa? – domandò sorridendo.
- Lo sai! – feci qualche passo indietro – smettila di giocare. –
- E chi gioca?- mi rispose, poi si avvicinò rapida di nuovo e mi prese la mano – e poi dovresti essere tu a smetterla.–
- Io? –
- Si, sai perfettamente cosa succede quando mi segui, eppure accetti sempre i miei inviti. Prenditi le tue responsabilità e non lamentarti, se non vuoi stare con me non seguirmi. -protestò irritata.
Quelle parole fecero arrabbiare anche me, non ero ancora pienamente pronto ad ammettere fino a che punti la desiderassi, forse il non definirlo mi aiutava a reggere quella situazione. Era inevitabile uno scontro fra di noi su quel punto, i nostro caratteri erano molto diversi e di certo la schiettezza e la trasparenza non erano qualità che mi distinguevano a differenza sua.
- Hai la testa piena di cose, Ezra ... –ricominciò ad un tratto – vedi di fare una lista dei desideri ed impara a fottertene del resto. Certi scrupoli sono solo nella tua testa. –
- Forse hai ragione, ma altri sono perfettamente reali. Tu sei importante per me, Ariette, sei l'unica a cui non farei mai del male. Per questo, ancora prima di esaudire i miei desideri, devo proteggerti da loro. –
- Allora è per il mio bene che mi rifiuti? – non fu necessaria una risposta a quel punto, mi limitai a voltarmi e dirigermi verso la porta del garage – sai ... -tornò a dire mentre lasciavo la stanza – credo che tu mi abbia appena detto che mi ami. –
Quando mi immersi nel caos della scuola mi sentii quasi sollevato, vedere tutte quelle nullità affannarsi e dimenarsi inutilmente mi dava un vago senso di conforto. Per quanto io mi sentissi in trappola, la consapevolezza mi dava una libertà maggiore del loro muto asservimento all'esistenza. Mentre attraversavo il corridoio sentii ad un tratto una pressione sulla spalla destra ed all'improvviso vidi la faccia sorridente di Micah spuntarmi accanto.
- Ehilà, compare! – mi salutò tutto sorridente-
- Buongiorno, ti vedo allegro ... –
- E lo sono! – mi rispose eccitato, mi circondò le spalle con un braccio – sono un genio Ezra, un fottuto genio. Avanti, chiedimi cosa ho fatto ieri sera! –
- Cos'hai fatto ieri sera? –
- Ho rapito il cuore della fanciulla! –
Era davvero su di giri, questa sua fissazione per Liv, a mio avviso, era davvero immotivata ma in qualche modo lo faceva sentire bene. Quando parlava di lei o quando elaborava qualche strano piano per conquistarla, gli occhi gli si illuminavano. Che fosse questo che intendeva Ariette quando parlava di una lista dei desideri? Scegliere cosa volere e prenderselo senza alcuno scrupolo? In tutta risposta gli sorrisi.
- Beh complimenti, Iago, rapire il cuore della tua bella non deve essere stato facile! –
- Devo ammettere di aver messo in scena non poche manovre evasive ma alla fine, che devo dirti, la perseveranza paga. –
- Beh, la perseveranza è diabolica amico mio. Il diavolo paga sempre. –
- Ben detto! – poi mi lanciò una lunga occhiata– e che mi dici di te? Come sta la tua bella? –
- La mia bella? –
- Si, colei al cui cuore stai mirando! –
- Non sto mirando al cuore di nessuno, Micah. –
- Perché sei fortunato mio caro, ce lo hai già... – disse ad un tratto gettando lo sguardo in avanti, quando lo seguii vidi che stava osservando Ariette –è proprio uno schianto, Ezra, se questo può consolarti. –
- Vedi di chiudere quella fogna Micah, non sai come stanno le cose.– gli risposi arrabbiato – E'già un fottuto casino anche senza i tuoi commenti del cazzo.–
- E' vero amico, non so proprio come stanno le cose, sei sempre così ermetico al riguardo. Ti avverto che voglio i dettagli uno di questi giorni, la faccenda mi incuriosisce parecchio... –
Alla fine riuscimmo ad arrivare in aula e prendere posto prima che il mastino dei sotterranei arrivasse . Non fu molta l'attesa però, fece il suo ingresso non più tardi di dieci minuti dopo il nostro e ben quindici minuti prima dell'inizio della lezione. Questo però non gli impedì di cominciare a fare l'appello e segnare il ritardo a chiunque entrasse dopo di lui. Quando ebbe concluso le pratiche burocratiche del registro, alzò lo sguardo sulla classe e scrutò attentamente ogni tremante componente di quel gruppo di inetti di fronte a lui. Era questo quello che pensava, noi non eravamo altro che nullità davanti ai suoi occhi, anfore vuote da riempire di conoscenza. Ma alcuni di noi erano guasti, lineati alla base e per quanta conoscenza lui mettesse allo stesso modo essa scivolava via dalle crepe alle fondamenta. Non c'era cosa che lo urtasse di più che oggetti guasti ed incapaci di svolgere il ruolo che gli era stato preposto.
- Micah Larssen. – disse ad un tratto passandosi in bocca quel nome come se fosse melma – Non ho neanche potuto classificare il suo compito in classe. Pensa che con la sua parlantina saprà esporre meglio un qualunque concetto portato avanti in questa aula? –
Sospirai fra me e me, Micah era decisamente il tipo di anfora rotta di cui Pierce aveva tanto disprezzo e questo lui lo sapeva.
- Beh, non saprei professore, potrei provarci, con le ragazze funziona!– fu la risposta del mio amico totalmente privo di preoccupazione.
- Faccia di meno lo spiritoso e mi parli del tema dell'amore in Romeo e Giulietta. Ho speso del tempo durante le miei lezioni, vediamo quanto ne ho perso con lei. -
- Beh, direi che è una bella domanda, signore ... -iniziò lui eccitato, un filo di preoccupazione toccò me questa volta – trovo che sia una delle opere più belle di Shakespeare, non lo crede anche lei? Isomma un amore così forte da uccidere, cose da andar fuori di testa, non crede? –
- Non giri intorno Larssen, ho una classe da interrogare. Risponda alla domanda o avrà una F, che terrà buona compagnia alle altre. –
- Beh, c'è una cosa che penso quando leggo questa tragedia, oltre all'amore tra i due sfortunati giovani, sa? Penso alla famiglia di lei, insomma, ci pensi ... come deve essere per un padre perdere la sua preziosa bambina? Conquistata dal peggior individuo che ci possa essere in circolazione, tra l'altro! – il viso di Pierce era contrito adesso, immobile e rabbioso. – Professore, non scordiamoci che questa è una tragedia in fin dei conti ... non ci sarà nessun lieto fine ... -
- Adesso basta, Larssen, come al solito interpellarla non è altro che un insulto a questo corso, silenzio. –
- Come vuole! Ma si ricordi che anche Romeo aveva una bella parlantina... dopotutto fu con le parole che riuscì a conquistare il cuore della dolce Giulietta. Se io avessi una figlia, avrei una fottuta paura di Romeo ... -
A quel punto toccammo il fondo, Pearce si alzò in piedi, pronto a sbattere sonoramente fuori Micah dalla classe, ma lui lo anticipò alzandosi dalla sedia e uscendo senza aggiungere altro che una risata sinistra.
L'intera classe restò pietrificata davanti a quella scena, nemmeno un mormorio o un bisbigliò si sollevò per l'accaduto, tutti in silenzio. Pearce tornò a sedere e dopo essersi passato una mano sul viso tornò al suo registro ed alle sue verifiche. In quel momento, giusto un attimo prima che rimettesse la sua maschera da mostro senza cuore, riuscii a scorgere nei suoi occhi qualcosa che non avrei mai pensato di vedere nello sguardo di ghiaccio del mastino dei sotterranei, qualcosa che somigliava alla paura.
DIMITRIJ
Era stata una notte allucinante quella di domenica e fu quasi un sollievo immergermi nuovamente nel caos della routine settimanale, quasi mi era mancata la scuola. Il mondo esterno stava cominciando a diventare troppo fottutamente inospitale per me e quelle vecchie mura mi davano conforto. Mentre mi muovevo lentamente fra i corridoi non notai la presenza di Zieg a scuola e questo mi fece preoccupare, sapevo di averlo lasciato in buone mani ma avrei fatto un salto da lui in serata per accertarmi delle sue condizioni. Mentre mi preparavo ad uscire in cortile per incontrare il mio giro di clienti notai Alice insieme alle sue amiche nel muretto di fronte a me. L'ansia mi assalì immediatamente, non volevo vederla e non volevo che lei mi vedesse, se volevo dare un taglio a quella situazione dovevo essere il primo io a mantenere le distanze. Nel cercare di togliermi in fretta dalla sua visuale alzai gli occhi verso di lei ed i nostri sguardi si incrociarono, fu una frazione di secondi ma fece male ad entrambi. Distolsi lo sguardo rapidamente e mi diressi dalla parte opposta del cortile, mi sedetti su una panchina e rimasi in silenzio. Dopo non so quanto tempo una voce mi arrivò all'orecchio.
- Dimitrij! – alzai gli occhi e vidi che era una ragazza, una delle amiche di Alice.
- Cosa vuoi? –
- Chiederti di smetterla – disse lei seria.
- Di fare cosa? –
- Smettila di guardarla, di parlarle, di incrociare la sua strada. Ti ha visto un istante ed adesso è di nuovo distrutta.–
- Per quanto mi riguarda è finita tra noi. –
- Non è finito proprio un cazzo e tu lo sai. Non sarà mai finita fra voi due, non finché lei non troverà una persona che la ami davvero e che le faccia capire che l'amore non è per forza star male per qualcuno. Lei ha bisogno di un ragazzo vero, tutto d'un pezzo, che non ha bisogno di essere salvato –sospirò – Alice ha solo diciassette anni, non le servono drammi. Capisci cosa voglio dire? –
- Capisco. –
Lo capivo davvero, una parte di me sapeva che era giusto così, per questo le avevo detto tutte quelle cose l'altra notte per darle una possibilità, per offrile una via di fuga. Volevo che lei fosse felice e spensierata e non prigioniera con me di un mondo violento e rabbioso. La ragazza mi voltò le spalle ed andò via
Adesso basta fare i ragazzini, pensai.
La mia dose di rotture non finì a scuola però, perché quando rientrai a casa trovai il dottore ad aspettarmi davanti alla porta.
- Salve, che succede? – chiesi, sorpreso di trovarlo lì.
- Hai due minuti, Dimitrij ? –
- Si accomodi ... – gli dissi invitandolo ad entrare.
Una voltai dentro si accomodò nel divano logoro del salotto e dopo essersi sfregato le mani ed avermi lanciato una lunga occhiata cominciò a parlare.
- Sto per iniziare un programma in ospedale per i pazienti con problemi simili ai tuoi, persone che non ... sopravviveranno alla malattia ... –
- Una specie di incontro di gruppo per i moribondi? Come si chiama? Zombie anonimi? –
- Non fare questo genere di battute, Dimitrij, voglio che tu venga alle sedute. Sei giovane e ti è stata data una notizia tremenda, non vuoi parlarne con tua madre, lo capisco, ma devi comunque parlarne con qualcuno. –
- Non al suo gruppo. – ribattei, deciso.
- Invece sì, ci sono persone che hanno i tuoi stessi problemi, le tue stesse paure, confrontarti ti sarà utile. Questa tua chiusura non farà altro che rendere il resto della tua vita una lunga marcia verso la forca! –
- Perché, non lo è? –
- Se condividi il tuo peso, se accetti quello che ti succede e se parli con altri, saprai che non affronti tutto questo da solo ... –
- Non voglio. – mi alzai da lì, improvvisamente mi ritrovai a fare su e giù per la stanza, incazzato.
- Se non partecipi al gruppo dirò a tua madre quello che ti succede. –
- E' una minaccia? – rimasi a bocca aperta, sconvolto da ciò che avevo sentito.
- Sei un ragazzo minorenne, non ti lascio senza una guida ad affrontare una cosa del genere! Non posso, vuoi capirlo? –
- Sarò maggiorenne tra qualche mese. –
- Quando lo sarai potrai smettere di venire, ma fino ad all'ora porterai il tuo culo agli incontri. Il primo è domani alle 4, sii puntuale. –
Detto questo si alzò ed andò via.
Capivo lo stato d'animo del dottore lui e mio padre erano amici e vedere sia me che lui praticamente morti doveva essere duro da accettare, era un medico eppure non poteva fare assolutamente niente per cambiare la situazione. Non volevo andare a quell'incontro ma lo avrei fatto, sia per lui, per cercare di farlo sentire utile, sia per tenere il mio segreto al sicuro da mia madre. Andai di sopra a distendermi sul letto e presi il telefono, quasi in automatico mi sentii in dovere di condividere il mio stato d'animo con quelle persone così strane, che nenache conoscevo.
TheWalkinDead: Ragazzi, giornata di merda, in giorni come questo vorrei non essere mai nato ...anzi altro che giornata, diciamo mese di merda .... O anno di merda
TheReaper: O vita di merda? :D Moribondo, che ti succede?
TwoFaced: Siamo tutti sulla stessa triste barca, amico, non ti deprimere, non c'è mai un cazzo che vada per il verso giusto. È tutto una fottuta lotta.
MrNobody: Ti posso capire, ho un pessimo Karma ultimamente ...
Eccoli lì, tutti loro, non li conoscevo ma in qualche comodo questo strano gruppo che si era formato quasi per gioco cominciava ad avere un senso per me. Cominciavano tutti ad essere importanti ed in qualche modo parlare con loro mi faceva dimenticare per un po' tutta la merda che mi circondava. Avere a che fare con loro era decisamente meglio di qualche corso per malati terminali, iniziavo a pensare che conoscerli di persona sarebbe stato davvero un bell'incontro.
ANGOLO AUTRICI: E il dodicesimo capitolo è andatoooo!!! Scusateci se non ci perdiamo in chiacchiere, ma purtroppo abbiamo un mucchio di roba da studiare T_T quindi ci auguriamo fermamente che anche questo capitolo possa piacervi. Un bacio enorme a tutte!
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE <3
- Blacksteel -
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THOSE BAD ANGELS
Ficción GeneralLontano dalle luci e dal chiasso della città più bella e trasgressiva della California, Los Angeles, sorge Woodland Hills. In questa cittadina, tra la monotonia della routine quotidiana e qualche avvenimento non degno di nota, quattro ragazzi sono i...