Parte 8

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Il vecchio saggio accompagnò il giovane fino alla fine dell'impenetrabile palude.

Il suo compito era terminato, la sua guida non era più richiesta.

Dal canto suo Alexis cominciava a comprendere i motivi per cui era finito il suo addestramento.

Non aveva ancora imparato ancora tutto sulla vita, ma ciò che gli mancava andava imparato con l'esperienza.

Non tutto può essere insegnato, ma alcune cose vengono impartite dai segni del tempo.

La nostra vita viene costruita su ogni piccola scelta che facciamo, la realtà è una nostra visione dell'ambiente circostante.

Partendo da questo verrà capito meglio ciò che accadrà in seguito.

Non avendo avuto indicazioni precise su come sarebbe diventato un grande comandante, anche perché le risposte alle domande della vita raramente si trovavano sui libri, decise di tornare da chi lo aveva spinto verso questa grande avventura, Kaiser Blake.

L'imperatore, che aveva colto dalle doti non comuni in quel ragazzo, forse sì un po' gracilino, ma dall'animo puro, l'ho aveva sfidato per farlo migliorare e crescere.

Ora, con la consapevolezza di aver superato la prova dell'impenetrabile pianura e, cosa che Kaiser non poteva conoscere, aver avuto l'addestramento di un grande e saggio uomo come Cesare Logan, si apprestava a tornare da vincitore.

Sulla via del rientro, trovò un vecchio e temibile avversario, il mostro sabbioso.

Alla sua vista non venne preso dalla paura, ma anzi era pronto al combattimento.

La creatura in posizione d'attacco, si bloccò e restò immobile.

Sembra pietrifica, qualcosa stava per accadere.

Dal nulla e senza che ci fossero dei presagi, comparvero degli uomini vestiti di color ocra con inciso sul petto uno stemma rosso.

Quel segno era famigliare nella mente di Alexis, ma non ricordava dove l'ha aveva visto.

Uno di loro, la cui uniforme brillava più degli altri, si avvicinò.

- Ehi tu, devi venire con noi! –

- Non ci penso proprio. – ribatte Alexis, prontissimo allo scontro.

- Non fare lo stupido, non volgiamo farti del male.

Guarda la bestia com'è immobilizzata e pensa cosa potremmo fare a te se solo volessimo. –

Riflettendoci un attimo, era evidente la superiorità tecnologica di quegli individui.

Lasciò cadere la sua spada, ultimo dono di Cesare.

- Bravo, vedo che cominci a ragionare. –

- Vengo con voi, ma sia chiaro che non fido e al minimo segnale negativo uccido chi mi è a tiro. Dopo potete fare di me ciò che volete, ma il mio orgoglio sarà salvo. –

Quello che pareva il capo fece un cenno d'intesa, subito dopo puntò la sua pistola verso il mostro.

Quest'ultimo si riprese e s'insabbiò, lasciando nel terreno un fosso enorme.

- Andiamo! – ordinò.

- Dove? Nella fossa? – chiese perplesso Alexis.

- Muoviti e vedrai. –

Lentamente s'avvicinò e notò con sua grande sorpresa una scala che scendeva all'interno dell'insenatura del terreno.

- Scendi! –

Una volta sotto, vide intorno a sé una serie infinite di cunicoli e gallerie.

Intanto, sopra la sua testa, si era chiuso il passaggio.

Sottoterra vi era un vero e proprio mondo nascosto agli occhi del resto dell'umanità.

Quell'universo aveva le proprie leggi e propri costumi e aveva scelto di occultarsi alla vista degli altri, perché?

Per quei tunnel vi era un gran traffico, con macchine e moto che scorrazzavano su e giù.

In una di esse venne fatto salire Alexis per essere trasportato al centro nevralgico.

Durante il tragitto potte vedere tante meraviglie di cui non aveva conoscenza.

Gli sembrava di trovarsi nel futuro, anche se si trovava solo pochi metri sotto la strada.

Era a dir poco estasiato, ma il meglio doveva ancora venire.

Le gallerie e cunicoli diventarono strade enormi che portavano a una città enorme da mille luci e colori.

Gli occhi del figlio del destino uscirono letteralmente fuori dalle orbite.

Immaginatevi uno che nasce e cresce in mezzo ai campi di un piccolo villaggio e che ha passato gli ultimi mesi in una capanna nella palude, quale effetto deve aver fatto la vista della città.

Come disse Clarke, nella sua terza legge: «Qualunque tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia.»

- Ci siamo quasi, il palazzo presidenziale ti piacerà. –

Impossibile non apprezzare quel' edificio costruito come dimostrazione del potere e, pertanto, progettato senza badare a spese.

Dai tratti rinascimentali, ma con l'anima proiettata al futuro, era un simbolo per tutta la popolazione.

Alexis venne scortato e fatto entrare in una delle tante entrate secondarie, era meglio non dare troppo nell'occhio, finché il presidente in persona non avesse deciso il da farsi.

Superate innumerevoli stanza si trovò di fronte alla porta della stanza del potere, dove venivano prese tutte le decisioni.

- Aspetta qui, presto si aprirà e avrai l'onore di parlare con il grande presidente. –

Era solo davanti ad un portone che non aveva idea di come si aprisse e, soprattutto, quando si sarebbe aperto.

Certo che in poco tempo ne erano successe di cose e chissà quante ancora dovevano succedere, ma l'addestramento a cui era stato sottoposto gli aveva insegnato a mantenere la calma in qualsiasi situazione.

La paura, l'ammirazione e lo stupore sono emozioni potenti, ma vanno tenute a bada in modo che possano solo fare del bene e guidarci nelle nostre scelte, senza condizionarle in negativo.

Così all'apertura della porta, entrò con passo deciso per conoscere chi lo aveva fatto rapire.

Rimase, però, deluso nel costare che nella stanza vi era solo una donna e una scrivania.

- Benvenuto, è un piacere conoscerti. – disse.

- Era da tempo che volevo vederti di persona. – aggiunse.

- Tu chi sei? Dov'è il presidente? Perché volevi conoscermi? –

- Quante domande, risponderò a tutte, ma devo portarti in un posto. –

- Prima voglio vedere il presidente. –

- Ci sta già aspettando lì. –

- Bene, allora andiamo. –

- Da questa parte. – indicando una parete completamente bianca.

- Là non c'è nulla! – commentò stizzito.

- Pensavo che Cesare ti avesse insegnato a non dare nulla per scontato e dubitare su tutto. –

A sentire nominare quelle parole e quel nome, il giovane venne colpito nell'animo. Come conosceva il suo addestratore?

Voleva risposte e, pertanto, era costretto a fidarsi di quella misteriosa donna.

Arrivò alla parete, ma non successe nulla.

Non ebbe, però, il tempo di lamentarsi; qualche attimo e venne come risucchiato dalla parete.

Precipitò in un laboratorio con degli scienziati che lo guardarono incuriositi, finché uno di loro disse.

- È arrivato, chiamate il generale! –


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