Parte 45

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Ancora seduto sul letto, sentii la porta che si apriva di nuovo.

Un guardiano portava un altro vassoio, l'appoggiò e prese quello vecchio.

Poco prima che uscisse dalla stanza.

- Perché non mi hai fatto mettere nell' angolo? –

- Abbiamo visto che ti comporti bene. –

Si voltò e richiuse la porta alle sue spalle.

Era arrivata la cena, mangiai senza troppo entusiasmo.

La mia prima giornata in cella stava per concludersi, pensai a quante altre ne sarebbero arrivate.

Pensando e pensando, chiusi gli occhi e presi sonno.

- Sveglia! – una voce sgradevole mi fece sobbalzare dal letto.

- Che ore sono? – chiesi arrabbiato.

- Le 5. – mi fu risposto.

- Perché così presto? –

- Oggi devi fare molti esami, a cominciare dalle urine. –

- Dalle urine? -

- Sì, perciò riempi questo. – porgendomi una piccola provetta.

Non so voi, ma iniziare la giornata facendo pipì in un contenitore, non era proprio nei miei sogni.

Era solo l'inizio perché, dopo qualche ora, in cui avevo l'impressione che sarebbe entrato qualcuno, da un momento all' altro, entrò per davvero.

Si trattava di Albert.

- Ciao, come va questa mattina? – mi chiese, in tono dolce e pacato, forse perché aveva visto il mio volto.

- Potrebbe andar meglio. –

- Per via dell'esame delle urine? –

- Anche, ma più in generale, mi sono accorto che non valgo più di qualsiasi oggetto, presente in questa stanza. –

- Posso assicurarti che sei molto importante e presto finirà tutto. –

- Chissà perché ne dubito. – risposi, con sarcasmo.

- Umorismo? È positivo che tu abbia voglia di scherzare. –

Subito dopo, diventai serio di colpo.

- Perché sei qui? Oggi cosa vuoi che ti racconti? –

- Niente, sono solo venuto a dirti che più tardi ti faranno un prelievo di sangue. –

- Mi mancava.... -

- Non avrai mica paura degli aghi? – chiese molto divertito e sicuro di aver centrato il problema.

- Un po' .... – ribattei, con molta vergogna, dopo quello che avevo passato, un ago avrebbe dovuto essere una passeggiata di piacere.

- Vedrai, non farà male. Inoltre, ti devo comunicare che oggi pomeriggio e tutto domani, farai un sacco di esami di vario genere. –

- Non capisco perché, visto che sto bene. –

- Te l'ho già spiegato, dobbiamo avere la certezza che tutti i tuoi

parametri siano nella norma. Ora ti devo lasciare. –

Così con la prospettiva di ulteriori esami, mi ritrovavo di nuovo solo.

Non dovetti aspettare molto, infatti dopo qualche minuto arrivò l'infermiera

per il prelievo.

Durò poco e non fece male.

Pensai a quanto ero stato sciocco, avevo la paura che hanno quasi tutti i

bambini, evidentemente non l'avevo mai superata.

Arrivò il pranzo, identico a quello del giorno prima.

- Certo, che il vostro cuoco ha molta fantasia! – esclamai, con il ragazzo che mi aveva portato il pranzo.

- Non ti lamentare. – rispose, spazientito.

- Mi accontenterò. –

Non mi rivolse più la parola e se ne andò.

Guardai il vassoio, questa volata la crostata era di fragole, mentre il giorno prima era di albicocche. Fu una piacevole sorpresa.

Purtroppo, il toast era il medesimo.

Mangiai con molta fretta il toast, in modo da arrivare subito al dolce. Presi quella bella fetta di crostata, la guardai un momento, nella mia situazione quella fetta era tutto quello che avevo, e la misi in bocca. Appena inghiotti il primo boccone, incomincia a sentirmi male.

Iniziò a girarmi la testa, la sentivo pesante come un macigno.

Poco dopo, i miei occhi si chiudevano da soli, riuscii ad aprirli per due volte, poi niente, nero assoluto.

Non so quanto tempo passò da quel momento fino a mio risveglio.

Però, so cosa i miei occhi videro dopo.

Mi svegliai su un letto, con i polsi e i piedi legati.

Avevo anche il collo bloccato.

Per le mie braccia passavano parecchi tubi di vario genere. Era chiaro che stavano proseguendo con i loro esami.

Non so dirvi che tipo di esami fossero, a parte che non avevo una conoscenza tale della medicina, inoltre, cercai di parlare per fare domande, ma la mia bocca era talmente secca, che non proferì parola.

Magra consolazione per la mia situazione era il fatto che non provavo dolore di alcun tipo.

Questo momento durò ben poco, perché non appena un infermiere si accorse del mio risveglio, mi mise una mascherina trasparente e mi fece respirare un gas che, dopo qualche secondo, mi fece di nuovo perdere i sensi.


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