Parte 69

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In quei giorni, in cui il tempo trascorreva con il conta gocce, avevo modo dare sfogo a qualsiasi pensiero.

Quello che più di ogni altro mi frullava per la testa, era l'idea di cosa avevo potuto fare da braccio destro del generale. Quali crimini osceni avevo commesso senza averne ricordo?

Certo, non avevo dimenticato come avevo aiutato Amil e i suoi compagni, ma era solo una magra consolazione.

Quel gesto mi fece supporre che, almeno di indole, fossi una persona con dei valori buoni e giusti.

Ma quello mi spaventava erano le azioni che in tempo di una dittatura, si commettono per salvare la propria incolumità.

Un uomo, per salvare la propria vita, sarebbe capace di compiere i più gravi e disdicevoli dei reati.

Quella parentesi temporale della mia vita, si chiuse il pomeriggio del quarto giorno.

Amil, di ritorno dal mercato, si presentò in compagnia di un ragazzo di colore, molto giovane.

- Ragazzi, vi presento Timoteo. - enunciò, appena aperta la porta d' ingresso.

- Piacere, io sono Prometeo e lui è Alexis. -

Dal fondo della stanza, il vecchio comandante si avvicinò, squadrando il ragazzo.

- Amil, non ti sembra troppo giovane? -

- Forse, ma sa combattere e, soprattutto, ha molta motivazione. Dovete sapere che hanno ucciso tutta la sua famiglia, davanti ai suoi occhi. - Proprio così la guerra, porta morte, si sa. Di storie, come queste, se ne sentono a migliaia, ma quando lì ascolti da vicino, è come se provassi un po' del dolore di chi è coinvolto.

- Non preoccupatevi per me, so badare a me stesso. -furono le prime parole, che pronunciò.

Sembrava aver convinto Alexis che poteva darci una mano. Dopo qualche minuto, parlai a quattrocchi con lui.

- Perché sei sempre diffidente e trovi difetti in ogni persona che incontriamo?

-

- Ti ho già raccontato la mia storia. Tu sai quante persone sono morte per causa mia! Non voglio averne altre sulla mia coscienza. -

- Non è smettendo di fidarti delle persone che troverai la redenzione.

Devi superare ciò che hai commesso. Devi perdonare te stesso! - mi accorgevo di quanto quelle parole, fossero rivolte a me.

Comprendevo meglio di ogni altro, come si sentiva, quello che era stato il grande comandante Alexis Massena.

Avevamo aggiunto un altro pezzo nel nostro puzzle. Ma quattro uomini non potevano ribaltare un intero governo.

Per fare ciò serviva un esercito, ma dove trovarlo?

In tanto aspettavamo ancora glia altri compagni di Amil. Passarono ulteriori giorni, senza notizie.

Poi, una mattina, di ritorno dal lavoro, sì perché non bisognava dare nell'

occhio, Timoteo era molto cubo e triste in volto.

Capii immediatamente che era successo qualcosa, mi avvicinai e intimai il giovane ragazzo di raccontarci cosa lo rattristava.

Poco dopo, trattenendo le lacrime.

- Ho appena saputo che a Tyros è in corso una rivolta. -

- Una rivolta? - risposi, volendo sapere di più.

- Per adesso, i ribelli stanno avendo la meglio. -

- Se stanno vincendo perché stai per piangere? -

- Perché ovviamente l'esercito non ci sta a perdere, quindi hanno mandato i rinforzi. Non solo vogliono sopprimere la ribellione, ma vogliono distruggere l'intera colonia. -

- Come hanno distrutto la mia colonia, così faranno a Tyros! - gridò arrabbiato Amil.

Ci fu un momento di riflessione collettivo, che cosa potevamo fare noi? Era la domanda che nella mente di ognuno di noi, girava irrefrenabile.

- É la nostra occasione! -

Tutti mi guardarono per cercare di capire dove volessi andare a parare.

- Non capite? - continuai.

Proseguirono nel loro sguardo, carico d' incomprensione.

- É il momento giusto di liberare gli abitanti del mondo digitale.

Se la maggior parte dei soldati sono a Tyros, probabilmente anche Ottaviano e il suo plotone. Quindi al carcere sono rimasti solo le guardie.

Non ci capirà, un'altra occasione così. -

- Forse hai ragione, ma non possiamo rimanere indifferenti alla distruzione di una colonia. - ribatte Amil che riviveva ciò che aveva subito.

- Tu, cosa vorresti fare?

Siamo in quattro, pensi che cambieremo le sorti dello scontro? Moriremmo di sicuro.

Restando qui, abbiamo modo di liberare dei prigionieri che si uniranno a noi in una futura ribellione. -

Mi sentivo cinico nello sfruttare uno scontro per un vantaggio personale, ma pensavo veramente che il nostro eventuale intervento, non avrebbe cambiato nulla.

Era meglio provare a far evadere gli abitanti del Gabbio.


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