Parte 29

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All'indomani, fui svegliato da una goccia di rugiada che mi cadde sul viso. Purtroppo, non era un sogno, era tutto vero.

Per prima cosa, pensai alla colazione.

Cercai nei cespugli vicini delle bacche o dei frutti. Dopo qualche minuto di ricerca, trovai delle bacche rosse. Avrebbero potuto essere velenose, ma dovevo e volevo correre il rischio.

In fondo la morte, in quella situazione, era quasi una liberazione. Penserete che, se avessi voluto morire, perché darsi tanto da fare per sopravvivere.

La verità, è che non avevo il coraggio di uccidermi. Vi assicuro che nessuno vuole morire, neanche chi dice il contrario.

Per questo, mangiai le bacche, mi sembrarono buone.

Presi il foglio di carta, con disegnata la mappa di quel poco che avevo visitato, e decisi che dovevo ampliarla il più possibile.

Pertanto, andai nella direzione opposta a quella dove si trovava il bosco. Dato, che, come vi ho già detto, perdersi nei boschi è facile, segnai il percorso sia sulla mappa e sia sugli alberi che incontravo. Grattai la corteccia in modo da lasciare un segno evidente.

Camminai per qualche chilometro, a un tratto sentì delle urla. Mi avvicinai piano piano, cercando di non farmi vedere.

Scrutai da dietro un albero, un ragazzo che piangeva. Era disperato, probabilmente stava passando quello che avevo passato io.

Con qualche diffidenza, mi avvicinai.

Appena mi vide, scattò in piedi con un atteggiamento ostile e spaventato.

Capii il suo stato d'animo, cercai di rassicurarlo.

- Stai tranquillo, ti voglio aiutare. –

- Non ti avvicinare. –

- Ti voglio solo aiutare, dimmi il tuo nome? –

- Ecco, io non me lo ricordo. –

- Anche a me è successo lo stesso, mi sono svegliato qui e non mi ricordo niente, ma insieme possiamo aiutarci a vicenda. –

Dopo queste ultime parole, mi si avvicinò, chiedendomi scusa per il suo comportamento.

Notai che era vestito come me, quindi mi venne in mente il pezzo di carta e la penna, che avevo trovato nelle tasche.

- Guarda nelle tasche, vedi se trovi qualcosa! –

Svuotò le tasche, ma niente. In quel momento un leggero brivido di delusione mi passò in tutto il corpo. Non so che cosa mi aspettassi di trovare, ma qualunque cosa, sarebbe stata utile.

- Questa è la mappa dei posti che ho visto, adesso continuiamo in questa direzione e aggiungiamo un altro pezzo.

Un'altra cosa, trovati un nome. –

- Il tuo qual è? –

- Mi sono chiamato Prometeo. –

- Non so perché, ma ho in testa il nome Sebastian. Posso chiamarmi così? –

- Sebastian? Mi piace, allora è aggiudicato: sei Sebastian! –

Pensai che, se avesse in testa un nome, c'era la possibilità che in futuro gli sarebbero tornati in mente altri ricordi.

Continuammo a camminare. Percorremmo parecchi chilometri, ma vedevamo sempre e solo alberi.

A un certo punto, notai, nel mio nuovo amico, una faccia stanca e, immaginai, che avesse anche fame, così gli dissi che ci saremmo accampati per qualche minuto.

Ero stato previdente, mi ero fatto un po' di scorta di bacche.

Quando tirai, quel poco di cibo che avevo dalla tasca dei pantaloni, vidi il suo sguardo, che pareva mangiarsele con gli occhi.

- Ecco tieni. –

- Grazie. –

In due bocconi, finì le bacche che avevo.

- Senti, abbiamo due scelte, continuare a camminare senza sapere cosa troveremo, oppure tornare nel punto che trovi segnato sulla mappa. –

- Cosa c'è in quel punto? –

- Un ruscello, più avanti non so se ne troveremmo un altro. Inoltre, ho segnato il percorso, grattando la corteccia degli alberi. –

- Tu, cosa proponi? –

- Questa mattina, quando sono partito, volevo allargare la mappa in questa direzione. Mi ero stabilito di camminare per circa un giorno, se non avessi trovato acqua, sarei tornato indietro.

Mi guardò un attimo senza dire una parola.

- Seguiamo il tuo piano! –

- Sei sicuro? –

Ancora una volta mi guardò per un secondo, e annui con la testa.

Non mi sembrava convinto, probabilmente non voleva essere un peso per me. In fondo c'eravamo appena conosciuti, che impressione mi sarei fatto se alla prima difficoltà, si sarebbe tirato indietro.

Riprendemmo a marciare, con un nuovo e sano spirito di sopravvivenza. Per

un bel po', non vedemmo altro che alberi e alberi.

Continuai a segnare la strada sulla mappa e a grattare la corteccia.

Ricordo che continuavo a guardare il cielo, ma non vedevo mai il sole. Era sempre coperto da nuvole.

La vegetazione continuava a essere fitta e costante, tanto che iniziai a pensare che non ci fosse nient' altro. Non fraintendetemi, non pensavo che gli alberi fossero infiniti, ma che la loro fine fosse troppo lontana per noi.

Inoltre, oltre alla sete, almeno in me, stava sopraggiungendo la fame.

- Sebastian, continuiamo ancora un pezzo, poi ci fermiamo e ci procuriamo qualcosa da mettere sotto i denti. –

- Va bene, anch'io comincio ad aver appetito. – Così continuò il nostro vagare senza una meta. Dopo un po' di tempo, Sebastian urlò

- Guarda gli alberi sembrano finire! –

Era vero? Eravamo arrivati alla fine del bosco. Dopo qualche passo, ne avevamo la certezza.


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