Lentamente chiusi gli occhi, questa volta senza sonnifero o cose simili.
Quel breve riposo, mi servì più per la testa che per una stanchezza fisica.
Come un ghiro che esce dal letargo, il mio risveglio fu lento e sofferto.
Non so perché, ma feci molta fatica a svegliarmi del tutto.
Forse, perché stavo facendo un bel sogno?
In ogni caso, a stento, ma riuscì a svegliarmi.
- Era ora che ti svegliassi. – chiese un uomo, davanti a me.
- E tu, chi sei? – domandai subito.
- Mi chiamo Kostas, ma la domanda giusta è: chi sei tu? –
- Mi chiamano Prometeo, non so molto altro. – risposi, sapendo tristemente che era la verità. Ancora non sapevo molto di me.
- Bene, ho visto che ti sei intrufolato nella mia casa. – guardandomi fisso negli occhi.
- Era piena di polvere, sembrava abbandonata. – mi giustificai io.
- Non ha importanza. –
Si voltò e fece un passo per andarsene.
- Aspetta! – gridai.
Si bloccò e mi guardò dritto negli occhi, aspettando che continuassi la frase.
- Non è che avresti qualcosa da mangiare? – ero veramente affamato. Sorrise e si voltò nuovamente e mi invitò a seguirlo.
Percorremmo alcuni metri, lui davanti a fare strada ed io, come un cane, a seguire.
D'incanto si fermò davanti ad un cespuglio, in parte nascosto da un grosso
masso.
- Siamo arrivato. – esordì.
- Dove? – chiesi perplesso.
La mia domanda trovò subito una risposta.
Spostando il cespuglio, si mostrò una scalinata.
Era scavata nel terreno e portava nel sottosuolo.
- Andiamo – ordinò.
Dopo aver acceso una torcia, nascose nuovamente l'ingresso. La scala conduceva ad una grotta sotterranea.
Kostas l'ha aveva trasformata al pari di un'abitazione.
Aveva un rudimentale letto, una piccola dispensa e una serie di torce che
illuminavano l'ambiente.
- Avevi fame? – chiese, come un ottimo padrone di casa.
Ovviamente la mia risposta fu affermativa.
Mi portò una ciotola, contenete dei frutti di bosco.
- Tieni, questo è per cominciare. -
Con due manciate avevo svuotato il contenitore.
- Adesso ti porto qualcosa di più sostanzioso. – Accese un piccolo fuoco e andò di nuovo in dispensa. Tornò con un coniglio in mano.
- Sei fortunato, oggi a caccia, ho preso due conigli.
Uno, l'ho mangiato prima, ora ti preparo l'altro. –
Con una serie di bastoni, cucinò una specie di coniglio arrosto.
Con gli occhi l'avevo già mangiato più e più volte.
Finalmente era cotto a puntino, inoltre, lo aveva aromatizzato con un paio di erbe aromatiche che aveva precedentemente fatto essiccare.
Mi porse il fatidico coniglio.
- Attento che scotta. –
Dopo qualche soffio per farlo raffreddare, potevo finalmente mettere sotto i denti qualcosa d'importante.
Boccone, dopo boccone, finì anche il coniglio.
Per mangiare il piccolo animale, ci misi qualche minuto e, per tutto il tempo, Kostas mi fissò.
Con la pancia piena, avevo voglia di conoscere la storia di chi mi aveva offerto ospitalità.
- Come sei finito qua e, soprattutto, dove ci troviamo? – chiesi con un buon entusiasmo.
- È una lunga storia... – rispose, sperando che non insistetti oltre. Invece, io ero molto curioso.
- Ho tempo, in questo momento non ho molto altro da fare. –
Penso che quella risposta gli fosse piaciuta, perché mi sorrise.
- D'accordo, mettiti comodo. –
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Il silenzio della libertà
Phiêu lưu"Il silenzio della libertà" è un romanzo avvincente che esplora i temi della libertà, del destino e della moralità attraverso la storia di Alexis, un giovane uomo che si trova a sfidare le avversità in un mondo ostile. Ambientato in un villaggio rem...