Parte 15

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Il clima all'interno della stanza del potere era molto teso, i visi era cupi e colavano gocce di sudore.

Il presidente sentii il rapporto da ognuno dei tre messaggeri, chiedendo anche sensazioni personali.

Il resoconto più lungo era proprio di Alexis, perché volle sottolineare la necessità di attendere per vincere senza spargimenti di sangue.

Appena finì Gioacchino fece uscire tutti, in modo che potesse parlare da solo con il suo vecchio amico.

- Perché non sei riuscito a convincerli? –

- Non era facile, in più hanno tirato fuori l'orgoglio e si sono uniti contro un nemico comune: te. –

- Bene se voglio la guerra, l'avranno! –

- Aspetta! Come ho detto nel mio rapporto, vale la pena aspettare. Nasceranno malumori e si disgregheranno da soli. –

- Non voglio e non posso più aspettare. –

- Come sarebbe che non puoi più? –

- Il nostro tempo qui sotto sta volgendo al termine e poi, al momento del mio insediamento, ho giurato che avrei portato il mio popolo in superficie. –

- Questo non è il tuo popolo! –

- Forse non di nascita, ma mi hanno dato fiducia ed eletto presidente, manterrò la mia promessa a tutti i costi.

Ora vai, devo rimanere da solo e pensare. –

Alexis non lasciò la stanza, prima di aver lanciato un ulteriore occhiataccia di dissenso.

Rimase per molto tempo davanti alla porta chiusa, aspettando l'uscita del capo del governo per poter ancora scambiare qualche parola con lui.

Tutto ad un tratto arrivarono i generali dell'esercito, tutti vestiti con gli abiti di rappresentanza.

Dopo qualche minuto, uscii anche .

- Puoi ancora cambiare idea. –

Ma i suoi occhi erano decisi, la sua anima era ormai compromessa al potere.

Non contava più giusto o sbagliato, ma solo cosa potesse rafforzare il suo potere.

Da lì a poco venne mandato a reti unificate la dichiarazione di guerra.

- Fratelli e sorelle, il momento è giunto.

Vi ho promesso un futuro migliore e lontano dal sottosuolo, sono qui, oggi, per avverare questo nostro sogno.

Molti prima di me hanno già usato queste dolci parole, ma solo io le tramuterò in realtà.

Per compiere il nostro destino abbiamo solo un ulteriore passo da compiere, vincere una guerra.

Ai nostri nemici ho offerto la pace ma loro mi hanno risposto con le armi.

Non sanno, dunque, del nostro grandioso e imbattibile esercito.

La nostra furia sarà implacabile, la nostra vittoria assicurata.

Chiedo a voi, popolo mio, la massima dedizione alla causa.

Dovremo essere tutti uniti, una sola voce, un sol cuore.

A tre giorni da adesso, con le prime luci del sole, attaccheremo!

Ora, prepariamoci ad accettare il nostro futuro.

La vittoria è nostra, siate pronti ad accoglierla!

Per il bene dei cittadini. –

Il messaggio era semplice e chiaro, la guerra era l'unico mezzo per sopravvivere.

La reazione del popolo fu immediata, una folla enorme si radunò sotto la casa presidenziale.

Il silenzio della libertàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora