Parte senza titolo 67

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Tornati alla nave del capitano, ci permise di passare ancora una notte nella stiva, pur sapendo che ci saremmo fermati in questa città.

Non era conoscenza della motivazione di questa scelta, ma accettò senza battere ciglio.

Fu una notte insonne, cercai di ricordare la mia vita prima del Gabbio, ma niente. Avevo il buio totale come la notte che mi circondava.

Certo, avevo appena scoperto molto di me e del mio passato, ma chi mi dava la certezza che quello che avevo sentito fosse la verità?

Arrivati a quell' ora in cui le tenebre avvolgono tutto l'ambiente

circostante, un piccolo rumore catturò la mia attenzione. Di cosa si trattava? Chi, o cosa, era stato a provocarlo?

Presto ebbi la risposta.

- Ehi Prometeo. -

- Chi sei? -

- Parla piano, altrimenti ci sentiranno. - Con un tono più basso.

- Chi sei? - anche se la voce era mi era famigliare.

- Sono Amil. -

- Che cosa ci fai qui? - risposi, sorpreso. Tanto più, che c' eravamo promessi di non dare nell' occhio, incontrandoci solo dopo tre giorni.

- Ti spiego tutto dopo, ora devi venire subito con me e porta anche il tuo amico. -

Ero scettico, non sapevo se fidarmi o meno. Ma fino ad allora, era stato cortese e mi era sembrato sincero. Pertanto, feci come mi disse.

Svegliai Alexis che dormiva profondamente e seguimmo Amil.

Senza fare rumore, sgattaiolammo fuori dall' imbarcazione. Ci nascondemmo poco lontano in modo da avere una buona visuale su quella piccola parte del porto.

- E adesso, che cosa aspettiamo? - chiesi, un po' scocciato.

- Abbi pazienza, fra poco capirai tutto. -

Dopo queste parole, non dovetti aspettare tanto che succedesse subito

qualcosa che non avevo calcolato.

Dal buio della baia si potevano intravedere, in lontananza, delle torce.

Il loro flebile bagliore lasciava solo dei piccoli punti di luce nel buio della notte.

Man mano che si avvicinavano, cominciavo a capire che cosa fosse successo.

Uno dei primi che riuscii a vedere, senza dubbio, era il comandante Gaius. Dietro di lui, un gruppo di soldati ben armati, pronti per qualsiasi evenienza.

- Cosa stanno cercando? - chiesi verso Amil.

- Voi due. -

Il quadro si andava delineando.

- Puoi portarci al sicuro? -

- Sono qui a posta, andremo al mio appartamento. -

Per nostra fortuna Amil conosceva molto bene le strade di quella colonia.

Ci fece percorre le vie più secondarie e deserte.

Incontrammo solo qualche uomo che aveva alzato il gomito.

All' indomani non si sarebbe certo ricordato di noi.

Ci impiegammo il doppio del tempo per arrivare all' abitazione. Questo era dovuto al percorso scelto, poco incline alla comodità. Ma orientato alla nostra sopravvivenza.

Dentro a quelle quattro mura, almeno per il momento eravamo tranquilli. Come la prima volta, eravamo seduti al tavolo con la solita tazza di tisana alle erbe.

- Ti dispiacerebbe spiegarci meglio che cosa è successo. – Alexis voleva vederci chiaro. A me, sembrava tutto molto palese.

- Per prima cosa, siete degli evasi di prigione. Ma questo è il meno. Il vero motivo per cui vi sono alle calcagna, è Prometeo. -

- Perché proprio lui? - ribatte.

- Non ricordi che cosa ti ho raccontato qualche ora fa?

Pensi che un traditore dello Stato venga lasciato libero di girare senza problemi? -

- Ma come mi hanno trovato? - intervenni nel discorso.

- Penso che li abbia condotti il tuo caro capitano Gaius. -

- Mi fidavo di quel' uomo. -

- Beh, hai fatto male. É un mercante, l'unico aspetto che gli interessa è il

guadagno. Su di te giace una taglia che per lui è oro colato. -

Eh già, avevo fatto male, alla mia presentazione sulla nave, ad essere onesto e dire che ero scappato dal Gabbio.

- Non è tutto. L' uomo a fianco a Gaius si chiama Ottaviano. É il braccio destro del generale. Si può dire che abbia preso il tuo posto e per questo ti vuole vedere morto più di ogni altro, per dimostrare di meritare il posto che ricopre. Adesso, che sa che sei in città, non ti lascerà scappare. –


Il silenzio della libertàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora