Parte 18

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Erano passati cinque anni dalla terribile guerra, una nuova città era sorta e, con lei, una nuova civiltà.

In ogni suo angolo c'erano occhi e orecchie che controllavano l'ingrato popolo.

Formato dai sopravvissuti di entrambi gli schieramenti, ogni fazione aveva i suoi motivi per odiare il governo.

I vecchi paesani provavano ancora risentimento per la distruzione per le loro case, mentre i vecchi abitanti del sottosuolo provavano ribrezzo per i loro compagni uccisi dalle loro stesse armi.

Questo malessere collettivo era conosciuto nel palazzo del potere e l'unico modo per tenerlo a bada era il più stretto controllo di tutto.

Alexis, Kaiser e Gioacchino, i personaggi che nel bene e nel male, avevano contribuito a formare il mondo nuovo, erano stato reclutati nell'esercito.

Agli occhi ciechi della gente veniva raccontato che avessero il ruolo di ufficiali e che rappresentassero l'unione dei popoli.

In realtà vivevano in una cella nei sotterranei della caserma d'addestramento dell'esercito, dovendo lavare e stirare le uniformi degli altri soldati.

Il loro morale era come loro: sottoterra.

- Sai Alexis, quando ti mandai nell'impenetrabile palude, non pensavo che saresti diventato un così bravo lavandaio! – disse Kaiser, cercando di riderci su.

- La lavatrice e il ferro da stiro non hanno segreti per me. – rispose, facendo trapelare una risata.

- Ma come fate? Siamo chiusi qui dentro a lavorare, senza neanche vedere la luce del sole e voi trovate il tempo di sorridere? –

- Se tu non avessi voluto distruggere il villaggio, tutto questo non sarebbe successo! –

- Ti sbagli. Margaret o qualche altro presidente avrebbero fatto lo stesso. Erano anni che si parlava dell'invasione. –

Vennero interrotti dal fracasso proveniente dal cortile, era iniziata un'esercitazione militare che attirò subito la loro attenzione.

- Guardate come ballano quei burattini. –

- Non posso credere che ci sia gente tanto fedele alla cancelliera. –

- Come darli torto, sono gli uomini più ricchi della città. La fedeltà si può facilmente comprare. –

- Già, pagandoli molto e offrendoli molti privilegi, Margaret è sicura di averli dalla sua parte. –

- Purtroppo, chi ci rimette è la povera gente, costretta a subire le angherie del governo e degli stessi soldati. –

Vennero interrotti da due voci provenienti da oltre la porta della prigione.

- Ehi ragazzi! –

I tre si voltarono e, dal piccolo spioncino, videro chiaramente Carlo ed Elisa.

- Vi avevo detto di non tornare più, è troppo pericoloso. Se le guardie vi vedessero vi farebbero giustiziare! – disse Alexis.

- Cos'è la vita senza qualche rischio? –

- Visto che siete qua, perché non ci aggiornate sulle novità della città? – incalzò Kaiser.

- Qualche giorno fa c'è stata la festa per il nuovo nome della città. –

- Sentiamo, com'è stata battezzata? –

- Margarentopoli. –

- Che schifo! Suona proprio male. –

- Non importa come suoni, ma ciò che rappresenta. È il simbolo della sete di potere della cancelliera. –

- Ormai non conosce limite. –

Il silenzio della libertàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora