Parte 81

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Venni svegliato dall' arrivo della cameriera. Portava un vassoio con la colazione.

L' appoggiò sulla scrivania e rinchiuse la porta.

Caffè, spremuta d' arancia, biscotti, fette biscottate, confettura e altro ancora.

Non mancava davvero niente. Venivo trattato come un re.

Mentre sorseggiavo un buon caffè, entrò il sarto.

- Buongiorno! Il generale vuole che le prenda le misure per cucirle l'uniforme

da soldato. -

- Come mi devo posizionare? -

- Basta che si alzi in piedi. -

Puntò una specie di laser verso di me, quando il congegno aveva finito di farmi una scansione 3d, emise un suono.

- Fatto, la lascio alla colazione -

Feci giusto in tempo, a terminare di mangiare, che entrò un altro individuo.

- Salve, sono uno dei contabili del governo, sono qui per informala su tutti i privilegi che le spettano, in quando ufficiale dell'esercito. -

- Si accomodi. - invitandolo verso un piccolo tavolino.

- Dunque, avrà uno stipendio ad ogni primo del mese. I soldi saranno versati su un conto a suo nome, aperto nella banca statale. -

Mi porse una carta di credito rossa e una gialla.

- Queste sono le carte, collegate al conto, che le permetteranno di fare acquisti qui e in tutte le colonie. Basta che le passi sul bancone del negoziante e sarà avvenuta la transazione. -

- Bene, c'è altro? -

- Sì. -

Questa volta, mi porse un tesserino metallico.

- Questo dimostra che è un ufficiale dell'esercito. Le darà accesso gratuito a tutti i luoghi pubblici. Cinema, musei e ogni luogo che riporti questo simbolo. -

Il fatidico simbolo non era altro che una rappresentazione stilizzata del palazzo presidenziale.

- Altro? -

- Ancora una cosa, più tardi le consegneranno camicie e pantaloni, scelti dai nostri stilisti. Se la taglia fosse sbagliata o non le piacessero, basta che ce la

faccia sapere.

Con questo, ho concluso. -

Andandosene, mi riferì una ultimissima cosa.

- Quasi mi dimenticavo, il generale, come premio per i servizi resi, gli ha fatto recapitare sul suo conto su premio in denaro, molto cospicuo. -

- Di quanto stiamo parlando? -

- Non lo so, ma ho sentito dire che il funzionario addetto al bonifico ha detto che ci avrebbe messo dieci anni per racimolare quella cifra. –

- Grazie. -

- Adesso è davvero tutto. -

Si voltò e se ne andò.

Ero diventato ricco e potente. Certo, ma a che prezzo?

La capitale sembrava sfarzosa e felice, ma il loro benessere si edificava sulla sofferenza altrui.

Volevo parlare con il generale, avevamo un discorso da finire. Chiesi dove incontrarlo ad uno della servitù.

- L' accompagno. Prego, mi segua. -

Mi condusse ad una porta chiusa nell' ala destra del palazzo.

- Questo è il suo ufficio. Bussi e aspetti che le dia il permesso di entrare. - Così dicendo, si congedò.

Bussai una volta, due volte, tre volte. Finalmente una voce dall'interno.

- Avanti! -

Aperta la porta, trovai il generale che stava discutendo con un altro ufficiale.

- Se disturbo, posso tornare dopo. - esclami.

- Non sarà necessario, abbiamo finito. -

Neanche il tempo di finire la frase che l'uomo si apprestò a lasciare la stanza.

- Siediti. -

Fummo uno fronte all' altro.

- Cosa volevi, Prometeo? -

- Vorrei finire il discorso, lasciato a metà, sull' elicottero. -

- Ti riferisci, alla mia salita al potere? -

- Sì, mi hai detto che il mondo non sarebbe migliore senza di te. -

- Lo penso sinceramente, forse questo mondo non sarà perfetto, ma ho portato stabilità e sicurezza.

Prima di me, politici corrotti, delinquenza ovunque, tasse elevate. Pensa che molta gente, soprattutto della periferia, moriva di fame.

Il mio primo mandato lo vinsi onestamente e con una percentuale di preferenze mai raggiunte prima. -

- Oggi, invece, muore tanta gente nelle colonie, cosa è cambiato? -

- Probabilmente è così, ma sono loro che scelsero di unirsi a noi, non obbligammo nessuno. La mia principale preoccupazione è il benessere della capitale. -

Capii che era meglio non insistere, così, cambiai argomento.


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