Il silenzio della libertà

Parte 70

Avevo convinto i ragazzi sul da farsi, ma ora bisogna preparare un piano. Bisognava farlo anche in fretta, perché la ribellione non sarebbe durata tanto. In cerchio, tutti uno di fronte all' altro, si buttavano giù idee.

Quasi tutti, eravamo d'accordo d'agire la notte.

Ma come entrare?

Io non avevo mai visto la prigione, non sapevo neanche che forma avesse.

Lo stesso valeva per Alexis.

In questo, ci venne in soccorso Amil. Srotolò sul tavolo, una mappa molto dettaglia del carcere.

- Ma come l'hai avuta? -

- È opera del mio amico che fa le pulizie all' interno della prigione. -

- Costui sarebbe disposto a farci entrare come inservienti? - all' improvviso, trovai questo colpo di genio, se la risposta fosse stata positiva: era fatta.

- Se lo paghiamo, sicuramente sì. -

- Di che cifre stiamo parlando, perché al momento non navighiamo nell' oro. - Pensai che qui si sarebbe arenato il mio piano.

- Non importa, i soldi non sono un problema. - rispose Amil.

Dopo quella risposta, mi accorsi che non avevo chiesto il lavoro che svolgeva.

Tutto sommato aveva una bella' abitazione, molto accogliente.

- Scusa, ma che lavoro fai per non preoccuparti dei soldi? -

- Sposta quel tappeto. -

Coperta, dall' arazzo, si poteva vedere una piccola porta nel pavimento.

- Apri pure. -

Appena dischiusi l'uscio, si mostrò un piccolissimo laboratorio con macchina per stampare.

Mi voltai in direzione di Amil, pensando che stampasse banconote false.

- Produci soldi falsi? -

- Anche, ma sono specializzato in documenti falsi. -

Durante i giorni che ero rimasto chiuso in casa sua, avevo visto qualche persona venire e andare via subito, ma certo non pensavo che si stesse procurando documenti falsi. In più, non avevo visto Amil stamparli, quindi ero all' oscuro di tutto.

- Dove hai imparato? - domandai, volendo approfondire.

- Ti sembrerà incredibile, ma il primo contatto con questo mondo, l'ho avuto

con te. -

- Con me? -

- Sì, ti ricordi? Ti ho raccontato che a me e ai miei compagni, ci procurasti dei documenti falsi? -

- Sì, quindi? -

- Eri uno molto diffidente e, pertanto, li stampasti tu stesso. Io, ti ho aiutato, e, una volta al sicuro, ho aperto il mio "negozio". All'inizio non venivano molto bene, si vedevano che erano contraffatti, ma poi, col tempo, sono diventato il migliore nel giro. -

- Prometeo, eri un uomo dalle mille sfaccettature. - scherzò Alexis.

- Torniamo al piano. Pagando l'inserviente, riusciamo ad entrare, ma in quale

posizione si trovano i prigionieri? -

Amil, guardò un secondo la mappa, poi punto il dito nel quadrante nord- ovest.

- Come fai a saperlo? -

-È il posto più sicuro della prigione, se costoro sono veramente importanti, è lì che li tengono. -

Avevamo un piano per entrare, ma se fossimo riusciti a farli evadere dalle celle, si sarebbero accessi gli allarmi e avremmo avuto tutte le guardie addosso. Come fare, allora, ad essere invisibili agli occhi delle telecamere? Anche stavolta avevo la risposta giusta, ma molto difficile da realizzare.

- Ci serve qualcuno che manometta le videocamere. Ci serve uno abile con i computer, ci serve un hacker. -

- Ti sei guardato intorno? Non siamo nella capitale, qui la tecnologia quasi non esiste. Dove troviamo uno bravo col computer, se qui non ci sono neanche? - giusta sottolineatura di Alexis.

- Forse, vi posso aiutare io. - Timoteo, intervenne nel discorso.

- Conosco una ragazza che aveva studiato informatica nella capitale. -

- Sarebbe in grado di manomettere il sistema della prigione? -

- Penso proprio di sì, fu espulsa dall' università perché aveva violato il sito del ministero della Difesa. -

- Dove possiamo trovarla? -

- Questo è più difficile, non la sento da tempo. Però conosco l'indirizzo della nonna, una volta abitava con lei. Era molto legata, probabilmente torna a farle visita e chissà, magari le ha anche detto dove abita adesso. –

- Vale la pena fare un tentativo. - sancii.

Timoteo uscii immediatamente dall' appartamento per raggiungere l'abitazione dell'anziana.

Ci affidavamo a lui, perché le nostre competenze informatiche non erano in grado di svolgere il compito.