Parte 55

2 2 0
                                    

- Per cominciare, il mio vero nome è Alexis Massena e, per la maggior parte della mia vita, sono stato un soldato.

Molti mi vedono come un eroe nazionale, ma sono solo un uomo che, per arrivare al suo scopo, ha utilizzato qualsiasi mezzo.

Anche il più cruento e crudele.

Per le mie tattiche ero chiamato: Il nuovo Machiavelli.

All'inizio ero orgoglioso di quel soprannome, adesso provo vergogna perché

mi ricorda che cosa ho fatto. –

Quasi scoppiava in lacrime.

- Che cosa hai fatto di così tremendo? – chiesi, ma avendo una mezza idea per i fatti che mi aveva raccontato Beatrice.

- Per comprenderlo, dovresti sapere la storia del Regno... - rispose, immaginando che non ricordarsi niente.

- Allora puoi raccontarmelo senza problemi. Perché conosco bene la storia del Regno di Apollonia. –

Mi guardò un attimo perplesso, forse immaginava che non ricordassi nulla. Questo mi ricollegò al pensiero che fossi tornato nel Gabbio.

- D'accordo, devi sapere che io, insieme al mio popolo, vivevo in un quartiere inospitale. La voglia di cambiare le cose era tanta, ma le nostre armi erano poche e scarse.

La svolta avvenne quando uno scienziato si schierò con noi e mi offri il suo intelletto per la mia battaglia.

Aveva progettato un'arma batteriologica pericolosissima ed era disposto a utilizzarla per la nostra causa.

Ebbi lunghi momenti di riflessione sul da farsi.

Vincere, annientando l'avversario si può considerare un successo?

Il peso di quella scelta lo sento ogni attimo della mia vita perché scelsi di prevalere ad ogni costo, anche a quello della mia stessa anima.

Purtroppo, non ero il solo disposto a tutto in nome della supremazia.

La cancelliera della città agii prontamente e fece distruggere ogni vita e cosa del quartiere.

La mia minaccia non aveva più significato perché non avevo più nessuno per cui lottare, della mia vita non m'importava più nulla.

Pertanto, feci allertare ogni abitante di non usare l'acqua cittadina perché inquinata dalla mia stessa arma.

Non ci furono vittime, ma il sapere fin dove fossi capace ad arrivare per vincere, mi lacerò comunque.

Non fui il solo a provare rimorso per le proprie azioni, anche la cancelliera ebbe modo di scontrarsi con i propri scheletri nell'armadio.

Diede le dimissioni e venne instaurata la democrazia.

Non avendo più un posto in cui sentirmi a casa, feci costruire questo mondo digitale in cui vivere in completa solitudine.

Venne basato su un vecchio progetto che mi aveva insegnato tanto.

Da quel giorno vivo qui in completa solitudine, ripensando al passato e conoscendomi meglio.

Dopo qualche anno, seppi dell'arrivo di nuovi prigionieri, la cui unica colpa era di non condividere le idee del nuovo regime.

La mia città era caduta di nuovo nell'oscurità della dittatura.

Gli uomini, quando sono spaventati, si fidano di chi sa loro offrire ordine e disciplina, non importa se dovranno rinunciare ad ogni libertà.

Speravo che la razza umana avesse superato tutto questo, ma evidentemente mi sbagliavo. -

Dopo queste parole, ci fu un momento di riposo, ricordare la sua storia doveva essere stato molto doloroso.

Fui io a riaprire bocca.

- Scusa, Alexander mi aveva detto che erano stati lui e Demo ad arrivare per primi qui? Non mi ha parlato mai di te. - ricordando uno dei miei primi momenti nel Gabbio.

- Questo perché loro non mi hanno mai visto qui. Non ricordano niente e pensano di essere qui per aver commesso un reato o un delitto.

Preferii restarmene in disparte in questo luogo, ben nascosto. -

- Un' altra cosa, come fai ad essere ancora vivo? Quanto tempo è passato da quando sei qui? - chiesi, perché la fondazione del Regno di Apollonia è datato molto tempo addietro.

- Il tempo è un qualcosa di astratto, il suo trascorrere non è sempre uguale, qui rallenta in confronto al Regno. –

Per ora, ne avevo abbastanza e penso anche lui. Passammo i successi minuti in un religioso silenzio.


Il silenzio della libertàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora