Parte 71

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Come una squadra perfetta che deve sapere lavorare insieme, così noi decidemmo di andati tutti a palare con la nonna della amica di Timoteo.

Di questa ragazza non sapevamo molto, neanche il nome. L' unico di noi, a

conoscerla, era piuttosto restio a divulgare informazioni sul suo conto.

Ancora non avevo inquadrato bene quel giovane ragazzo.

Se era diffidente a parlare di questa sua amica, figuratevi di sé stesso.

L' abitazione dell'anziana si trovava in uno dei quartieri più benestanti della città. Eravamo lontani dai comfort della capitale, ma era il meglio che la città avesse da offrire.

Disponeva di un piccolo giardino, molto ben curato, che conduceva alla porta

d' ingresso.

Bussammo parecchie volte, pensando che la vecchia donna non sentisse, ma poi udimmo una voce, provenire dalle nostre spalle.

- Che cosa ci fate a casa mia? -

Gli si avvicinò Timoteo con molta calma per evitare di spaventarla.

- Mi riconosce? Sono Timoteo. Sono un vecchio amico di sua nipote. - Frasi brevi e semplici, di facile comprensione. In realtà, l'anziana non mi sembrava sorda ed era in grado di capire che cosa stesse succedendo.

Capita spesso di pensare che le persone avanti con l'età abbiano problemi di udito e che facciano fatica ad apprendere il discorso.

Invece, nella maggior parte dei casi, siamo solo prevenuti nei loro confronti, da pregiudizi, più o meno diffusi.

Questo problema non si limita a chi ha qualche anno in più, ma anche a tanti temi che vengono influenzati da cattivi pensieri, precedentemente assorbiti dalla cattiva società.

Per nostra fortuna, Timoteo venne riconosciuto e venimmo fatti accomodare.

- Siete fortunati, mia nipote dovrebbe venire a trovarmi a momenti. Che cosa volete da lei? -

Questa volta, risposi io.

- Ci serve il suo aiuto. -

- Immagino che non sia niente di buono, ma sarà una sua scelta, se aiutarvi o

meno. -

- Grazie. -

- Non deve ringraziarmi, credo veramente nella libertà di scelta, il più grosso regalo che Dio ci ha fatto. -

Fino a quel momento, pensavo che le persone a noi vicine, cercassero di evitarci strade sbagliate, in tutti i modi possibili.

La vita di ognuno di noi appartiene solo a noi, chi ci ama davvero ci consiglia, ma ci lascia la libertà di sbagliare.

Accomodati nel salotto, eravamo silenziosi e leggermente imbarazzati.

Ci trovavamo a casa di una donna che neanche conoscevamo e che se ci avesse riconosciuto, probabilmente ci avrebbe denunciato alle autorità.

Infatti, nel percorrere il pezzo di strada che ci condusse da lei, avevo visto almeno dieci volantini con la mia faccia sopra.

Per nostra fortuna, non ci sembrava una donna che avesse bisogno di denaro. Abitava in un quartiere più che decoroso, inoltre, da quel poco, che avevo potuto vedere mi sembrò che ci tenesse ad avere una vita più tranquilla possibile.

- Mia nipote arriverà a momenti. -

Sembrava un modo per tranquillizzarci. Oltre al filo d' imbarazzo, io più degli altri, avevo paura di essere arrestato. Ero l'obbiettivo per eccellenza della

polizia e dell'esercito.

Passò qualche minuto, poi, il campanello suonò.

- Penso che sia lei. - esclamò, l'anziana donna, andando ad aprire.

Dalla porta, si presentò la giovane. Era Beatrice!

Io e Alexis rimanemmo a bocca aperta. Anche lei, rivedendoci, rimase di sasso. Tutti e tre sembravamo colpiti da Medusa perché non muovevamo un muscolo.

Fu Timoteo che, capendo la situazione, intervenne.

- Vi conoscete? -

- Un po'. - risposi.

L' ultima volta che ci eravamo visti, mi trovavamo nella sua abitazione. Quando venimmo rinchiusi in cella nella fabbrica, lei non era presente. Questo, ai miei occhi, la rendeva "innocente".

- Io esco, una vecchia non dovrebbe ascoltare i discorsi di un gruppo di giovani. - così dicendo, andò via.

Il "mio" gruppo era schierato da una parte del tavolo, mentre dalla parte opposta si trovava Beatrice.

- Cosa volete da me? -

- Ci serve il tuo aiuto per liberare gli abitanti del Gabbio. - il nostro "portavoce" fu Timoteo.

Sia io, sia Alexis, per quanto non ritenevamo Beatrice responsabile per quello che ci era capitato, non volemmo parlare.

Timoteo gli spiegò il nostro piano e il suo ruolo in esso.

Le sue abilità informatiche, di cui non ne ero a conoscenza, ma che a detta del suo vecchio amico erano straordinarie, ci servivano come il pane.

Compreso la complessità del progetto e tutto ciò che, una volta attuato, avrebbe comportato, ci chiese una notte di riflessione.

Avere dei dubbi è più che lecito e riflettere sule scelte future anche, ma da parte sua pensavo avrebbe accettato all' istante.

Non fu così.

Ovviamente gli concedemmo il tempo che voleva con la promessa con fosse troppo, perché i soldati di Ottaviano, sarebbero tornati da un giorno all' altro. Ci congedammo con freddezza reciproca.

Ora Beatrice aveva la sua lunga notte per riflettere.


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