Parte 68

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Ero ufficialmente un fuggiasco, non che prima non lo fossi, ma solo ora ne avevo preso coscienza.

In più penso che ero il primo nella lista dei ricercati.

Guardandomi indietro, dovevo essere grado ad Albert per avermi fatto scappare dal Gabbio. Non deve esser stato facile, inoltre, deve aver corso un rischio non indifferente. Ma allora perché mi aveva rinchiuso in una cella, solo perché Alexis si era rifiutato di dirgli dove si trovava la stanza di comando dei missili? Uno che rischia così tanto per una persona, non avrebbe dovuto cercare un punto di mediazione?

Domande e domande, ma va anche detto, per dovere di cronaca, che non era stata una sua decisione. Era rimasto immobile e silente, mentre i ribelli che lui ci aveva presentato, ci chiudevano in gattabuia.

Ma questo era il passato, ora bisognava pensare al presente.

Fino a quando saremmo rimasti nell' appartamento di Amil, eravamo al sicuro.

Eravamo topi in trappola, non potevamo uscire.

Senza contare che presto avrebbero cominciato a perquisire le abitazioni.

Per fortuna, la città era abbastanza grande e questo ci dava un vantaggio.

Passata questa notte movimenta e insonne, recuperai qualche ora di sonno al mattino. Anche Alexis fece lo stesso.

Freschi e riposati si ragiona meglio, le decisioni importanti non andrebbero mai prese di impulso. Valutare con calma e pazienza, pesare su una bilancia immaginaria, i pro e i contro che una decisione è in grado di scatenare nella vita è la via maestra.

Confesso che poco prima di addormentarmi, avevo preso in seria considerazione l'idea di consegnarmi ai soldati del generale.

Avevo fantasticato su una possibile amnistia nei miei confronti.

Con la mente, non più annebbiata dalla stanchezza, capisco quanto fosse assurdo quel pensiero.

La speranza è l'emozione più importante provata dall' uomo.

Immaginare un futuro migliore è il dono più grande che abbiamo ricevuto dalla nostra nascita.

Quando guardando oltre il presente, si vede solo buio e tristezza vuol

dire che si è diventati vecchi d'animo.

L' età è veramente solo una questione anagrafica, conta molto di più la capacità di non farsi abbattere dagli ostacoli della vita.

Ci sono persone che anche sulla sedia a rotelle hanno la forza di credere che il domani sarà diverso.

Questo il punto cruciale, se uno si inizia a porre la domanda: perché domani

dovrebbe essere diverso? É l'inizio dell'invecchiamento dello spirito.

La maggior parte di noi, prima o poi, si arrende all' amarezza del' età.

Ogni tanto si sente di anziani che credono in un futuro migliore per i loro figli e nipoti, la loro mente non ha subito gli acciacchi, riservati, invece, al corpo.

Purtroppo, questi esempi non sono molti perché la maggior parte di noi arrivati sul ciglio della vita, si fa abbattere e cominciano con frasi del tipo: io ormai sono arrivato alla fine, ma mi dispiace per voi per il futuro che vi attende.

Forse hanno ragione loro. Anzi no, io voglio credere in un futuro migliore, perché altrimenti si vive trascinati dalla vita. Si diventa schiavi degli eventi. Nella situazione in cui mi trovavo, se mi fossi fatto trascinare dagli eventi, sarei rimasto fermo, aspettando solo che venissero a prendermi.

Dovevamo reagire e preparare un piano.

L' idea di liberare gli abitanti del mondo digitale, rinchiusi nella prigione di Feltria, era diventata una chimera.

L' arrivo di un grosso contingente di soldati, guidati da Ottaviano, rendeva tutto quasi impossibile.

Di fatti, sapendo che fossi lì, non era difficile immaginare che avrei cercato di liberare quelli che per certi versi erano stati una famiglia.

Il nostro miglior alleato veniva meno: l'effetto sorpresa.

Conoscendo il nostro obbiettivo, avrebbero aumento sensibilmente le difese. In ogni caso, avevamo un po' di tempo per meditare e non sbagliare la prossima mossa.

- Adesso, come agiremo? - domandai a entrambi i miei compagni.

- Continuiamo con il nostro piano originale. Chiamerò i miei amici che presto si uniranno a noi. Solo ad allora, studieremo dei cambiamenti da apportare al nostro progetto. - rispose Amil che trovò l'approvazione unanime.

- Non perdiamo altro, vado subito a mandare i messaggi. - aggiunse.

Così dicendo, si allontanò dall' abitazione.

Per i successivi tre giorni, rimanemmo chiusi in casa.

Era troppo rischioso camminare per la città.

Il principale ricercato ero io, ma anche Alexis, non poteva dormire sogni tranquilli. Era un evaso del Gabbio, pertanto era un ricercato.

Però a differenza mia, non aveva tradito il generale. Questo gli dava il "privilegio" di essere un qualsiasi ricercato.

Uno dei tanti che aveva commesso un reato.

Il vero obbiettivo ero e rimanevo io.


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