Parte 31

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Kyros ci spiegò che il villaggio era come una famiglia. Tutti avevano un compito, tutti svolgevano un lavoro. Nessuno era migliore di altri. Ci disse, inoltre, che Alexander era la persona che abitava da più tempo nel villaggio e che per questo era considerato maestro.

In sua compagnia visitammo la struttura.

Era divisa per regioni, ognuna portava il nome di un colore e, ognuna si occupava di un settore lavorativo diverso.

La regione verde si occupava di agricoltura. Gli alimenti più coltivati erano il grano e il riso. Inoltre, avevano il compito di ricavare le farine.

Queste' ultime erano lavorate nella regione bianca, che produceva il pane, la

pasta e la pizza.

La regione rossa, invece, si occupava dell'allevamento, che, però, non era

sufficiente, così si ricorreva alla caccia nel bosco.

A completare, c'era la regione nera, qui trovavano posto tutti gli artigiani. C'era chi produceva vestiti, chi scarpe, ma anche utensile e armi. Insomma, qualsiasi oggetto che si trovava nel villaggio, era prodotto qui.

Infine, risiedevano i soldati dell'esercito che principalmente svolgevano il lavoro di sentinella. In più era loro il compito di aggiustare la tubatura che portava l'acqua nell'unica fontana, situata in mezzo alla piazza.

Si occupavano, inoltre, di aggiustare il cancello e la muraglia. Sempre loro dovevano anche, quando serviva, andare a caccia.

Ogni prodotto ottenuto lo portavano in un magazzino. In seguito, era distribuito in razioni uguali a tutti i membri della tribù.

La disposizione del villaggio era a forma di cerchio, con la piazza al centro e con le regioni tutte in torno.

Alexander aveva un'abitazione che affacciava sulla piazza, durante il giorno,

girava per le regioni a controllare il lavoro del suo popolo. A forza di parlare, era ora di cena.

Durante i giorni di festa, mangiavano tutti insieme in piazza.

I soldati mangiavano a turno, dandosi il cambio, uno con l'altro, per non

lasciare il villaggio senza guardia.

Quella sera, una lunga tavolata era stata allestita in piazza. Ovviamente, Alexander era capotavola e ci volle al suo fianco.

A lui toccò il brindisi di benvenuto e che dava inizio, sia alla cena, sia alla festa.

- Fratelli, oggi è un giorno di festa! Oggi due nuovi membri si aggiungono alla nostra famiglia. A voi, dunque, do il benvenuto di tutto il villaggio!

Che la festa abbia inizio!

Un'ultima cosa, vorrei che i nostri nuovi fratelli, si alzassero in piedi e ci

ricordassero il loro nome. –

Senza esitare mi alzai in piedi.

- Mi chiamo Prometeo, non ricordo altro. È un onore essere qui con voi. –

Dopo di me, toccò al mio amico.

- Io, invece, mi chiamo Sebastian, anch'io non mi ricordo altro. Il maestro si rialzò in piedi.

- Fratelli, ora può, davvero, iniziare la nostra festa! -

Portarono al tavolo dei vassoi, ognuno con una pietanza diversa. Ricordo che il cibo era molto buono, ma mangiai solo tre piatti.

Come antipasto, presi della verdura, fatta bollire e condita con olio e una salsa rossa piccante. Come primo: una pasta dalla forma allungata. Era insaporita con una salsa alle erbe. Come secondo, un pezzo di un animale, cotto alla griglia. Essendo stato cacciato lo stesso giorno, la freschezza della carne, non era in discussione.

A chiudere il pasto, mi fu offerta una bevanda da un sapore dolciastro. La serata non era terminata qua, dopo cena aprirono le danze.

Alcuni suonavano dei tamburi, gli altri ballavano, con uno stile che ricordava un combattimento.

Rimasi per un po' a guardarli, seduto al fianco di Sebastian.

- Ehi tu, il maestro ti vorrebbe parlare. –

- Va bene, dimmi, dove devo andare? –

Mi condusse alla tenda di Alexander.

- Benvenuto a casa mia. –

- Grazie, di che cosa vuoi parlarmi? –

- Ti avevo promesso delle spiegazioni. –

- Pensavo che me le avesse già date Kyros. –

- Ti ha solo dato una spolverata su come funziona il nostro villaggio. Invece io, ti voglio raccontare il mondo fuori dal villaggio. –

Lo guardai incuriosito e anche spaventato.

- Innanzitutto, prepariamo una buona tisana. –

Prese dell'acqua che teneva in una brocca, e la mise a scaldare con delle erbe.

- Allora non mi racconti niente? –

- Aspettiamo la tisana. –

Guardai, allora la tenda, aveva una base di tronchi legno, intrecciati per creare lo scheletro della stessa. A ricoprire usavano delle pellicce, cucite insieme, in modo da formare un pezzo unico.

Controllò la tisana. Era pronta.

La dispose in due eleganti tazze, decorate con disegni geometri blu.

- Ecco a te, spero ti piaccia. –

- Grazie, ora spiegami perché sono qui e perché non ricordo niente. –

- D'accordo, ma non m'interrompere, se hai domante, aspetta la fine. –

Iniziò il racconto.


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