Parte 61

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Appena entrati, una leggera luce suffusa, dovuta a qualche finestra rotta, ci illuminò il cammino.

Da quel poco che si vedeva, intuivo che si trattasse di una vecchia fabbrica di armi.

Avvicinandomi ai suoi alti muri, potevo notare vari manifesti che

incoraggiavano all'arruolamento nell' esercito.

La nostra combriccola si era sparsa.

Mentre io guardavo i poster, Alexis era più interessato alle macchine, ancora presenti, ma non più funzionati.

Il terzo ed ultimo membro, Albert, lo avevo perso di vista, ma la cosa non mi spaventava perché ormai mi fidavo di lui.

Tutto ad un tratto tutta la fabbrica tornò in moto, compresa l'illuminazione, che ora mostrava una vista pressoché perfetta di quella vecchia costruzione industriale.

Da un soppalco si poteva scorgere Albert che aveva accesso tutto.

- Raggiungetemi qui! – ordinò, appena fummo di nuovo riuniti.

- Riconosci questo posto? - rivolgendosi verso Alexis.

- Certo, questa era la mia base operativa. Dopo la guerra la trasformammo in una fabbrica. - rispose il vecchio generale.

- Bene mi fa piacere che rimembri, allora mi puoi aiutare. Sabbiamo che facesti costruire dei missili difensivi e che la stanza di comando si trova qui.

Ti dispiacerebbe dirmi dove si trova? -

Ci fu un gelo totale, si sentiva soltanto il rumore del vento che passava dalle fessure degli infissi.

- Prima voglio sapere come userete i missili. -

- Abbiamo intenzione di colpire le basi principali dell'esercito e il palazzo del governo. Dopo si scatenerà il panico, solo ad allora, interverremo noi.

Il tiranno verrà portato nella stanza di sicurezza nei sotterranei del palazzo. Spero che a quel punto sia disposto a trattare la sua resa. -

- E quanti civili verranno uccisi? -

- Molti, ma è il prezzo della libertà. -

- È un prezzo che io non sono disposto a pagare. Non ti dirò dove si trova la

stanza di comando dei missili. -

Dopo questa sentenza, si diresse verso l'uscita.

Fu in quel momento che un gruppo di volontari fece il proprio ingresso.

Con aria minacciosa, si misero a ostruire la porta.

Io e Albert raggiungemmo subito il gruppo, prima che le cose potessero degenerare.

Un uomo dei volontari che sembrava essere il leader, prese la parola.

- Abbiamo sentito che ti rifiuti di rivelarci la posizione della stanza di comando dei missili. Questo è il tuo ringraziamento per averti fatto uscire dal Gabbio? Inoltre, dopo tutto il male che hai già provocato, non ti sembra che sia arrivato il momento di redimerti? -

Alexis, ferito nell' orgoglio, immediatamente rispose.

- È proprio perché ho già fatto tanto male che non vi darò il comando dei missili. Non permetterò che muoiono civili! -

- Allora abbiamo un problema. Ma non importa, tanto ci aiuterai che tu lo voglia oppure no. -

- È una minaccia? -

- Vedila come vuoi, immagino che tu sappia che cosa si nasconde al di sotto di noi, vero? -

- Ovviamente sì, in tempo di guerra, feci costruire delle prigioni. -

- Non sembra un bel posto per passare i prossimi giorni. -

- Ti stupiresti quanto riuscirei a resistere. -

Non capivo più chi fossero i buoni e chi i cattivi. D' altro canto in guerra la sottile striscia che separa gli uni dagli altri, viene oltrepassata più e più volte.

Il segreto per essere i buoni è non perdere la propria umanità, ma su un campo di battaglia è fin troppo facile smarrirla. Quando si combatte un conflitto non esistono i buoni, esistono solo persone che cercano di sopravvivere.

In ogni caso, intervenni.

- Calmiamoci tutti, siamo partiti col piede sbagliato! -

- E tu chi saresti? -

- Mi chiamo Prometeo. -

Al suono del mio nome, si sentii un brusio provenire dai volontari. Mi era anche parsa la sensazione che quasi mi ammirassero. Ma perché? Forse, centrava quel mio passato da soldato che ancora mi restava ignoto?

Ancora e sempre, domande.

Il loro leader prese la situazione e in pugno.

- Ti rispetto per quello che hai fatto, ma la stanza di comando dei missili ci serve. Pertanto, dì al tuo amico di dirci dove si trova altrimenti passerà brutti giorni. -

Cercai gli occhi di Alexis con lo sguardo, avevo già letto tutto.

Non avrebbe mai ceduto.

- Non vi dirà niente! -

- Peggio per lui. Ragazzi avanti prendetelo! -

- Fermi se prendete lui, dovrete prendere anche me! - Dopo qualche attimo.

- Come vuoi tu, non si fanno sconti. Prendeteli e conduceteli nelle prigioni. - Fummo presi e con il rispetto che si mostra ai condannati, trasportati in una cella che si trovava al piano sotterraneo.

In tutto questo Albert, rimase in disparte e in silenzio. Pensavo che contasse molto di più, ma evidentemente non era così.

In gattabuia Alexis sembrava aver ripreso quel fare quieto e ragionato, tipico delle personae che riflettono prima di agire.

Questo fece tranquillizzare anche me.

- Hai fatto la scelta giusta, non mi sembrano in grado di gestire armi di quella portata. -

- Quello che mi spaventa, è che non si fanno scrupoli a sacrificare le vite di cittadini innocenti. -

Sentimmo poi le voci dei compagni che urlanti e festanti, sembravano

allontanarsi verso l'uscita.

Ci avevano abbandonato, erano convinti che avrebbero piegato la fortissima forza di volontà di Alexis. Io non ero convinto che sarebbe bastato qualche notte in cella per averla vinta contro il vecchio generale.


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