Parte 76

3 2 0
                                    

Con difficoltà, aprii gli occhi.

Avevo ancora molto dolore in varie parti del corpo.

Al mio capezzale, trovai Beatrice.

Con molta cura e qualche senso di colpa, mi curava le ferite.

- Finalmente ti sei svegliato, avevo paura di perderti. -

- Non mi perderai, ho intenzione di vivere ancora a lungo. -

Sorrise, lasciando che le sue guance presero una tonalità di rosso molto delicato.

- Certo che ci sono andati giù pesanti. -

- Sono ancora vivo e, fuori da quel posto, mi sento molto meglio. -

In questo momento, da una stanza vicino, arrivarono nell' ordine: Alexis, Amil

e Timoteo.

Avevano sentito la mia leggera e, gracchiata dal dolore, voce.

- Bentornato! Pensavo di non rivederti più. - commentò, per primo, il vecchio comandante.

-È bello rivederti. - continuò Timoteo.

Amil, non disse nulla. Sembrava pensieroso e preoccupato.

- Per favore, lasciateci soli. - intimò ad un certo punto.

Furono tutti sorpresi, ma obbedirono. Cosa voleva dirmi che non doveva essere sentito dagli altri?

- Sappi che sono contento che sei sano e salvo. Ma ti devo chiedere, se non

c'è dell'altro, riguardo la tua liberazione. -

- Dell' altro? Cosa intendi? Spiegati meglio. -

- Voglio sapere e per favore sii onesto, se il generale non ti ha liberato per far di te una spia al suo servizio. -

- Come ti viene in mente una cosa del genere? -

- Perché, se fossi nei suoi panni, io l'avrei fatto. Perciò, dimmi che non sei al suo servizio. -

- Ascolta, se fosse come dici tu, non mi avrebbero conciato così, rischiando di ammazzarmi. Inoltre, sono vivo perché ho fatto pena ad una giovane guardia che aveva il compito di massacrarmi. -

- D'accordo, voglio crederti. -

- Se non ricordo male, una volta avevi molta fiducia nei miei confronti, ora, cosa è cambiato? –

- Scusa, ma dobbiamo dubitare di tutto e tutti. Non possiamo commettere errori. -

- Perché parli al plurale, a chi ti riferisci, usando il noi? -

Colsi l'occasione per indagare sulla resistenza, senza, almeno speravo, dare nell' occhio.

- Adesso riposati, te lo racconterò più avanti. -

I dolori erano ancora presenti e forti, quindi accettai volentieri il consiglio ricevuto.

Pertanto, chiusi di nuovi gli occhi, questa volta per mia scelta.

Quel riposino fu un tocca sana.

Svegliato dal rumore di alcune voci, mi sentivo meglio. Avevo ancora dolori, spari per il corpo, ma erano sopportabili.

Non riconoscendo la voce che stava urlando, allungai il collo per cercare di capirci meglio.

Niente. No, non conoscevo quella persona. Ma cosa ci faceva in casa di Amil? E ancora, perché urlava, per quale motivo era così alterato.

Cessarono le urla e si potevano sentire i passi venire nella mia direzione.

In fretta e furia, mi girai sul lato opposto e feci finta di dormire.

Potei cogliere l'attimo esatto in cui l'uomo sconosciuto mi passò a fianco. Non si fermò e tirò dritto verso l'uscita.

Sbatte la porta e, come conseguenza, mi "svegliai".

- Chi era che ha sbattuto la porta così? - domandai.

- Nessuno di importante, ti senti meglio? -

- Sì, il riposo mi ha fatto bene. -

- Non solo il riposo. -

- Cosa vuoi dire? -

- Beatrice ti ha somministrato una medicina molta rara, proveniente direttamente dalla capitale, che guarisce la maggior parte dei dolori e sistema anche le piccole fratture. -

- Fantastico! Presto, allora, starò bene. -

- Sì, nel giro di tre giorni, sarai quasi come nuovo. -

La mia gioia per la notizia faceva da contrasto con lo sguardo di Amil. Come in precedenza, continuava ad essere pensieroso e preoccupato.

Diventai serio e lo guardai dritto negli occhi. Le sue pupille marroni erano severe nei miei confronti.

- È per me che hai quello sguardo? Ancora non mi credi? -

- Io ti credo, ma il problema è proprio questo. –

- Non capisco. -

- Ti racconterò tutto, ma è giusto che anche gli altri sabbiano. –

Li richiamò e si diresse in cucina per preparare una bevanda calda. Nel frattempo, mi alzai e percossi qualche passò per sgranchirmi le gambe. Più passava il tempo, più faceva effetto il medicinale. Mi sembrava di rinascere, era davvero un rimedio miracoloso.

Sarà stato vero che Beatrice l'avesse comprato nella capitale, oppure, come immaginavo io, gli era stato consegnato dall' esercito?

Non ebbi il tempo di chiederglielo che Amil, si presentò con un tè e dei biscotti.

Ci fece sedere in maniera che tutti potessimo sentirlo bene.


Il silenzio della libertàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora