Parte 88

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Mi addormentai senza neanche accorgermene.

Avevo lasciato il mondo reale per tornare in quello virtuale.

All' aprirsi dei miei occhi, un leggero sentimento di piacere nell'essere tornato, mi invase. Come quando si ritorna a casa dopo le vacanze che saranno anche state belle, ma quella leggera gioia nel ritrovare le nostre cose e le nostre

abitudini è un'emozione frequente.

Nel rivedere quei paesaggi persi, per qualche momento, il motivo del perché fossi tornato.

Nonostante fosse passato del tempo dalla mia ultima visita, ricordavo abbastanza bene i luoghi e i sentieri.

Mi recai nel punto in cui avevo lasciato la tribù della fratellanza. Nel luogo dove volevano costruire il nuovo villaggio.

Anche se il tempo nel mondo digitale è relativo, era una cosa che non avevo. Così, corsi con la volontà di arrivare il prima possibile.

Schivando un albero e l'altro, superando un torrente e, incrociando qualche animale di piccole dimensioni, raggiunsi la mia meta.

Grande sorpresa: non c'era niente!

Questo mi rattristò molto perché non avevo altra idea di dove fossero tutti.

Le dimensioni del Gabbio erano tali che avrei impiegato molto tempo per girarlo tutto.

Poi, il classico colpo di scena, sentii delle voci provenire da poco lontano. Venivano da dietro una piccola collina, una barriera naturale che oscurava alla vista qualsiasi traccia di una qualche forma di abitazione.

In maniera discreta, mi avvicinai.

Appena superai l'ostacolo, vidi chiaramente l'ingresso di un villaggio.

Dall' esterno non potevo sapere di quale tribù si trattasse, ma il fatto che era vicino a dove avevo lasciato Demo e il maestro, mi faceva protendere a pensare fosse il loro.

A poca distanza dal portone, due guardie, preposte alla sorveglianza, mi ordinarono di fermarmi.

- Alto là! Chi sei? -

- Mi chiamo Prometeo, sono un amico del maestro e di Demo. Ho bisogno di parlare con loro. -

Farfugliarono qualcosa fra di loro, poi uno entrò nel villaggio, mentre l'altro

mi tenne sottocchio fino al suo ritorno.

Non mossi un passo, era meglio evitare possibili problemi. Se fosse stata la tribù della fratellanza sarei stato accolto molto bene. Il fatto che ai nomi di Demo e del maestro non mi cacciarono o, peggio, mi lasciava ben sperare. Poco dopo si spalancò il portone.

Uscii un gruppo di guerrieri che si schierarono in ordine davanti a me.

Poi, finalmente arrivarono Demo e il maestro che immediatamente mi riconobbero.

- Prometeo! Sei veramente tu? - esclamò il maestro incredulo nel vedermi.

- Che piacere rivederti. - gli fece eco Demo.

- Non ho molto tempo, se sono tornato è perché voglio spiegarvi molte cose e chiedere il vostro aiuto. -

Mi fissarono un secondo perplessi.

- Andiamo nella mia casa, lì ci spiegherai tutto. - propose Demo. Senza perdere ulteriore tempo facemmo così.

In quella abitazione che rispecchiava il proprietario spartana, ma accogliente, raccontai per filo e per segno tutto quello che mi era capitato da quanto avevo lasciato il mondo digitale fino a quel momento.

Raccontai della resistenza, del generale, di Alexis e, perfino di Beatrice.

Finito il mio racconto potevo cogliere nei loro occhi stupore e incredulità.

In fondo, era stata la mia stessa reazione. Pertanto, capivo che erano scettici.

- Capisci che non è facile credere alla tua storia? - disse con tono molto pacato e sincero il maestro.

- Io gli credo! - esclamò con forza Demo. Tutti gli occhi vennero rivolti verso di lui.

- Sappiamo che questa è una prigione, quindi, fuori da qui, ci deve essere qualcos'altro! In più, non ritengo Prometeo un bugiardo. -

In quell' istante, il maestro lasciò la casa. Feci in tempo a raggiungerlo poco lontano.

- Perché è tanto difficile da credere che questo è solo virtuale? - domandai quasi sottovoce.

- Non è difficile da credere, al contrario. -

- Allora non capisco, dov' è il problema? -

- Per quanto inospitale e pericoloso, questo posto, ormai rappresenta una casa. Un porto sicuro, se lo lasciassi, non so come mi troverei all' aldilà del mare. -

Ecco la verità, non è che non mi credeva, aveva paura del cambiamento e di ciò che non conosceva.

Paure che sono fisse nel DNA umano.

- Non posso prometterti che il mondo, là fuori, sarà migliore. Ma posso prometterti che faremo di tutto perché sia migliore. - Mi sorrise e annui con la testa.

- Mi hai convinto, se non si lotta per mondo migliore che senso ha la vita? Adesso torniamo dagli altri, dovranno prepararsi a un doloroso viaggio. –


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