Passò del tempo, senza movimenti o intimidazioni del generale. Voleva che vedessimo tutto il suo potenziale bellico.
Una mossa per spaventarci perché, a con tutto quello, non potevamo assolutamente competere.
- Ascoltatemi bene, lo dirò una volta sola. Liberate tutti i collaboratori della prigione! In cambio, vi prometto che avrete tutti un giusto processo. Avete cinque minuti per decidere! - esclamò, attraverso un forte megafono, il generale.
Potevo sentire i malumori dentro le nostre file, molti sembravano intenzionati ad accettare.
Sentii il bisogno di intervenire per placare le voci. Saltai su una scrivania e chiesi che fosse possibile sentirmi in ogni zona della struttura.
Venni accontentato e, attraverso gli sperar, potevo raggiungere ogni nostro compagno.
- Sono Prometeo, vi voglio pregare di non credere alle parole di quell'essere. Secondo voi, come può promettere un giusto processo, se vi ha mandato in gatta buia, senza pensarci un attimo. Alcuni di voi erano prigionieri qui per motivi politici. Perché erano contrari a questo regime di sofferenze e oppressione. Voi, non dovete essere convinti a lottare per la libertà, perché lo avete già fatto in passato. Mi rivolgo soprattutto a quelli come me, prigionieri al Gabbio, buttati in un mondo falso, architettato per non avere ricordi.
A voi, chiedo, di sperare in un mondo migliore. Sicuramente non perfetto, ma libero. A voi, dunque, chiedo di combattere contro un nemico comune, un oppositore della democrazia.
Ma non vi voglio mentire, la strada che ci porterà alla libertà, è ricca di ostacoli e sofferenze. Durante il tragitto, perderemo molti amici, ma il loro ricordo resterà a guidarci per la via.
Vi prego di credere alle mie parole, vi prego di credere che un futuro migliore è possibile. -
Guardai verso Alexis, come a volere una sua approvazione per il discorso, appena fatto.
- Hai convinto tutti. -
- Come fai ad esserne così sicuro? -
- Perché hai convinto me. –
Dopo poco, un coro, partito, chissà da quale zona del carcere, si protrae fino a me.
- Libertà! Libertà! Libertà! - scandito a tutta voce.
Li avevo veramente convinti, avevo motivato le mie truppe.
Ho sempre considerato il fattore psicologico più importante dei numeri.
La giusta motivazione, ci fa fare cose straordinarie.
I fatidici cinque minuti passarono veloci.
Non vedendo, da parte nostra, nessun segnale, il generale si preparava a sferrare il suo attacco.
Il nostro piano era piuttosto semplice: una moderna difesa del castello.
Non dovevamo contrattaccare o buttarci in azioni eroiche, dovevamo solo difendere le nostre posizioni.
Lungo le mura della prigione, avevamo disposto i migliori cecchini che avevamo.
Parlare di cecchini, fa sorridere, perché nessuno aveva un addestramento in specifico in quel campo.
Eravamo mossi sola dalla forza di volontà.
Negli attimi che precedettero lo scontro, ognuno cercava il conforto in qualcosa o qualcuno. Chi si affidava a un dio, chi al destino o chi, come me, sperava solamente di non morire invano.
- Soldati, all' attacco! - fu il grido che diede inizio a tutto.
Imperterriti, avanzavamo verso di noi.
Per scavalcare le alte mura della prigione, si affidarono a delle scale in metallo.
Il generale aveva lasciato gli aerei da guerra nella capitale.
Inoltre, aveva portato solo qualche unità del suo esercito.
Secondo lui, per domare qualche ribelle, sarebbe bastato qualche soldato ben addestrato.
I primi tentativi di scalata andarono in fumo.
Riuscimmo a respingerli, senza grosse perdite.
Dato che i tentativi dall' alto, non avevano dato esito positivo, si concentrarono nell' aprire il portone.
Le loro speranze ricaddero su un grosso ariete perché distruggere il portone era molto difficile. Non va dimenticato che venne costruito per resistere e senza badare a spese.
Era più facile forzare la porta e aprirla che farla saltare in aria.
Era una sfida di forza, loro spingevano da un lato, noi controbilanciavamo
dall' altro.
Alcuni dei nostri, lasciarono il loro posto sulle mura per aiutare dietro il portone.
L' esito dell'assedio rimaneva incerto.
Avevamo risposto bene ai primi colpi sferrati dal generale, ma più passava il tempo, più avevo la sensazione che la bilancia si stava spostando a favore loro.
Avevano tutto più di noi: armi, soldati, perfino cibo e acqua.
Se eravamo ancora in piedi e, con una speranza, era solo per l'ego smisurato
del generale che ci aveva sottovalutato.
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Il silenzio della libertà
Aventure"Il silenzio della libertà" è un romanzo avvincente che esplora i temi della libertà, del destino e della moralità attraverso la storia di Alexis, un giovane uomo che si trova a sfidare le avversità in un mondo ostile. Ambientato in un villaggio rem...