Parte 42

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Il mattino seguente, mi ritrovai da solo.

Dove erano finiti tutti?

Nel frattempo, passò un ragazzo.

- Buongiorno, hai dormito bene? –

- Sì, ma dove sono tutti? – chiesi preoccupato che potesse essere successo qualcosa.

- Sono poco fuori il villaggio, Demo gli sta insegnando a combattere. Ha pensato che fosse meglio avere più spazio. –

- Tu perché non sei con loro? –

- Io continuo a costruire il villaggio. –

- Perché nessuno ti sta aiutando, non doveva fare metà l'addestramento e metà costruire il villaggio? –

- Sì, ma erano tutti galvanizzati dall'addestramento che sono rimasto solo. –

- Vorrà dire che ti aiuterò io. – in fondo, a me non interessava

l'addestramento, mi ritenevo bravo a combattere, anche se non avevo mai imparato a farlo.

Così passai la mattinata nella costruzione del villaggio.

Principalmente ci occupammo delle mura e del cancello d'ingresso.

Mi stupii il fatto che, cercarono il più possibile di creare il nuovo villaggio, sulla base del vecchio. Volevano che gli assomigliasse il più possibile.

Chiesi il motivo di tale scelta, mi fu risposto che volevano che fosse un ambiente famigliare, un modo per sentirsi di nuovo a casa.

Mi ritrovavo in quella scelta. In ogni caso, arrivò ora di pranzo.

Gli aspiranti soldati fecero ritorno, all'interno delle mura del villaggio.

Tornò anche Demo.

- Speravo di vederti, così t'insegnavo a combattere. – mi disse, appena mi incontrò.

- Magari un'altra volta. – risposi, per nulla affascinato dalla sua proposta.

- È quando? Ti ricordo che fra un po' ci lasci per andare a trovare i guardiani.

I guardiani? Mi era passato del tutto dalla mente, avevo dimenticato che il mio tempo era limitato, ma soprattutto ero molto spaventato da che cosa mi sarebbe successo una volta che sarebbero venuti a prendermi.

Avevo visto distruggere quasi tutto l'esercito della tribù di Fobo!

Passai l'intero pomeriggio seduto sull'erba con lo sguardo perso nel vuoto.

Immaginavo mille scenari.

Poiché, ci trovavamo in una prigione, pensai che le opzioni più probabili fossero essenzialmente due. La prima, la più positiva, era finito il mio tempo di detenzione e sarei potevo tornare libero. La seconda, la più negativa, mi sarebbe potuto succedere lo stesso che successe all'esercito di Fobo.

Decisi di parlare del mio tormento con l'uomo più saggio che abitava in quel

posto. La mia scelta non poteva che non ricadere sul Maestro.

Non so bene come, mi ritrovai davanti alla sua tenda. Rimasi lì impalato per qualche momento, fino a quando.

- Volevi parlarmi? – una voce che proveniva dalle mie spalle.

- È da un po' che ti sto osservando. Sembri perso nei tuoi pensieri. –

- Maestro, hai voglia di ascoltare le mie paure del futuro. – risposi come se fossi un bambino impaurito.

- Ma certo, entriamo nella mia tenda. Saremmo più tranquilli. –

Ancora una volta, mi ritrovai seduto a un tavolo con Alexander che mi stava preparando una buona tisana.

Gli raccontai che cosa mi spaventava. Rimase in silenzio, ascoltando con attenzione quello che avevo da raccontare.

Appena finì di parlare, lo guardai negli occhi. Aspettavo delle parole di conforto.

- Allora, che cosa ne pensi? –

- Quello che posso dirti è che non hai altro che la paura di tutte le persone:

l'incertezza del futuro. Alla gente ciò che non conosce, spaventata. –

- Come posso smettere di aver paura? –

- Non puoi, ma lascia che ti dia un consiglio. Non fasciarti la testa, prima di rompertela. In altre parole, goditi i giorni che ti restano con noi, poi quando arriveranno i guardiani, ci penserai. Goditi il presente, per il futuro, c'è tempo.

- Grazie, farò così. –

- Permetti un altro consiglio? -

- Ma certo. -

- Frequenta l'addestramento di Demo, saper combattere può tornarti utile. Inoltre, lo faresti contento. Sei riuscito a tirare fuori il meglio da quell'uomo che, fino a poco tempo fa, pensavo fosse la reincarnazione del male. –

- Frequenterò l'addestramento. –

Mi alzai e mi diressi all'uscita. Sul ciglio dell'ingresso, mi voltai.

- Demo non è cattivo, avrà fatto scelte sbagliate, ma le ha compiute per il bene del suo popolo. –

- Anche quando mi cacciò? - rispose con rancore. Quella vicenda non l'aveva

ancora digerita.

- Rispondi onestamente, tu mi hai detto che comandavi, insieme ha delle persone scelte da te, giusto? –

- Sì, e allora? –

- Come pensi, si sia sentito per essere stato messo da parte. Avreste dovuto guidare insieme la tribù. Si è solo ripreso quello che tu gli avevi tolto. – Senza aggiungere altro me ne andai.

Con la coda dell'occhio, vidi la faccia di Alexander. Era rimasto stupito dalle mie parole e, sembrava, riflettere e comprendere la questione dalla parte di Demo.


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