Fatto "riaccomodare" in cella, mi venne dato del tempo per decidere sull'
offerta del generale.
Più che tempo per decidere, avevo bisogno di tempo per metabolizzare il futuro che mi attendeva.
Di scelta non si poteva parlare, ma, piuttosto, di un'illusione.
La finzione della libertà di scelta rappresenta la tattica migliore per i dittatori, di tenere sotto controllo il proprio popolo.
Nel mio caso specifico, mi era stato detto di scegliere, se aiutare o meno, ma quando in ballo ci sono vite altrui, esiste solo una strada.
Se mi avessero chiesto di scegliere tra la mia vita o tradire i miei amici, si sarebbe potuto chiamare scelta.
Perché la mia decisione avrebbe avuto ripercussioni solo su di me. Con questo non dico che avrei accettato, ma sarei stato combattuto.
Ma penso che questo mio ragionamento, era stato ampiamente previsto dal generale.
Nella storia, di martiri morti per le proprie idee, ce ne sono fin troppi.
In quelle fredde mura, spazio per pensare a qualcosa di gioioso non c'era.
A rompere i miei tormenti interiori, arrivò ancora una volta Beatrice.
Mi fissò intensamente e sembrava triste nel vedermi chiuso lì dentro.
- Allora come stai? - abbassando gli occhi.
- Visto dove mi trovo, direi bene. -
- Credimi, se ti dico che mi dispiace. -
- Mi viene un po' difficile. -
Dopo questa risposta, sembro ancora più triste e, dentro di me, si fece strada un piccolo senso di colpa. Pensandoci, come avevano ricattato me, avrebbero potuto aver ricattato anche lei.
- Comunque mi fa piacere che sei venuta a trovarmi. -
Alzò gli occhi verso di me, lasciando intravedere un pallido sorriso.
- Cosa hai deciso, accetterai l'offerta del generale? -
- Non penso di avere scelta. -
- Ora, devo andare. Ero passata solo a vedere se stavi bene. -
- Ci vedremo ancora? -
- Certo, adesso siamo dalla stessa parte. - così dicendo, si allontanò.
Non passò molto tempo che ebbi un'altra visita.
Infatti, poco dopo, il generale, accompagnato da Ottaviano, venne da me.
- È arrivato il momento di sapere la tua risposta. -esordì, colui che deteneva nelle sue mani il destino di chiunque.
Con passi lenti, ma decisi, mi avvicinai alle sbarre della cella.
- Mi unirò a voi. Sarò la vostra spia nella resistenza. In cambio, voglio la tua parola che non farai del male a nessun prigioniero del mondo digitale. -
- Molto bene, hai la mia parola che, fino a quando collaborerai, ai prigionieri non verrà toccato neanche un capello.
Inoltre, se riusciremo a distruggere, una volta per tutte, la resistenza sarei
reintegrato nell' esercito. -
Guardai per un secondo il volto di Ottaviano che sembrava ovviamente contrario a quanto detto dal generale.
- Liberatelo! - ordinò e, subito, la porta della mia cella si aprii.
Ora, ero faccia a faccia con il generale, senza limitazioni di alcun tipo.
Mi venne in mente, qualche malsano pensiero. Avrei voluto colpirlo con tutta la forza che avessi in corpo, ma poi cosa sarebbe successo?
Sarebbe guarito nel giro di qualche giorno. Mentre io e tutti i prigionieri
morti all' istante.
La soddisfazione di atterrare un tiranno simile, non avrebbe paragone, ma come già detto prima, non era solo in gioco la mia vita, ma quella di tanti, più o meno, amici.
Mi vennero offerti dei vestiti puliti e il generale ci tenne a cenare in mia compagnia, prima di lasciarmi andare.
I minuti che precedettero l'incontro, provai a tranquillizzarmi e a cercare di
non sentirmi un traditore.
Volente o dolente lo ero. Certo, non per mia volontà, ma il risultato non cambia.
Questa cena, secondo me, aveva l'obbiettivo di convincermi che stavo
facendo la cosa giusta.
Nel grande ufficio, venne apparecchiata un lungo tavolo rettangolare e venni fatto accomodare capotavola.
Qualche istante dopo, il generale prese posto di fronte a me.
Anche se ci divideva, almeno un metro e mezzo di legno di altissima qualità, potevo cogliere ogni smorfia sul suo volto.
Mangiai pochissimo, quasi non toccai cibo. Non certo perché non avessi appetito.
- Non ti piace la cucina? - esordii, dicendo le prime parole, dopo il consueto buon appetito.
- Non è questo, anzi è buonissima. - replicai, dicendo la verità, era veramente buona. Non so, se perché fosse per il generale, ma ogni pietanza preparata era davvero squisita.
- Stai pensando a ciò che dovrai fare? -
Non risposi e non feci nulla, ma penso che la risposta fosse interpretabile facilmente.
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Il silenzio della libertà
Adventure"Il silenzio della libertà" è un romanzo avvincente che esplora i temi della libertà, del destino e della moralità attraverso la storia di Alexis, un giovane uomo che si trova a sfidare le avversità in un mondo ostile. Ambientato in un villaggio rem...