Il silenzio della libertà

Parte 92

Al Gabbio non vi era rimasto più nessuno. Eppure, se gli scienziati all'

indomani avessero controllato, avrebbero trovato tutto in ordine.

Merito ancora una volta di Albert che aveva registrato qualche giornata degli abitanti e, attraverso un programma da lui creato, riproporre all' infinito le immagini registrate.

Se ne sarebbero accorti, solamente al rilascio delle scorte, quando, sul posto, non avrebbero trovato nessuno.

Dal momento che il giorno delle scorte era appena passato, avremmo avuto qualche giorno di vantaggio.

Per quel momento la guerra sarebbe già iniziata.

Ma, ora sorgeva un nuovo problema, come far uscire e far passare inosservate migliaia di persone?

La risposta mi venne dalla strada che si poteva vedere dalla finestra.

I miei occhi colsero un gruppo di turisti che tranquilli scattavano foto e gironzolavano per la città. Perché non potevano fare lo stesso?

Così, dividemmo il plotone in tanti gruppetti. Tutti aventi un'unica direzione:

il porto.

La seconda risposta che trovai fu di far arrivare una grossa nave.

Ero ancora il braccio destro del generale, pertanto, potevo permettermi questo e altro.

Scelsi un'imbarcazione da crociera, in questo modo potevo continuare a

utilizzare la scusa dei turisti.

A bordo erano presenti solo equipaggio e il capitano della nave. A lui raccontai che i miei ospiti erano dei facoltosi turisti, provenienti dalle famiglie più illustri della capitale.

Ho aggiunto che volevano visitare le colonie e che la prima sarebbe stata Feltria.

Alexis ci aveva fatto recapitare un messaggio in cui ci pregava di portare il

"carico" nella sua colonia preferita.

Nel corso della spedizione, passai molto tempo a guardare il sole e a sentire il rumore dolce delle onde marine.

Mi davano un senso di pace: una tranquillità che nell' immediato futuro

sarebbe stato difficile ritrovare.

Mi sarebbe piaciuto che quel viaggio fosse infinito, oppure, che il tempo si fermasse.

Tutti abbiamo quel momento della nostra vita mortale che ci piacerebbe rivivere. Un ricordo dolce a cui facciamo affidamento nei momenti difficili.

Il mio era quello, anche perché non ero solo.

La persona che il destino mi aveva gentilmente offerto era lì con me.

Le vacanze da soli, posso insegnare a essere indipendenti, ma le vacanze con la propria metà, diventano un lascito nel tempo.

Nascosti nel cassetto, aspettano anche per anni, di essere rispolverati nel momento del bisogno.

Litigare, disperarsi, anche odiarsi sono emozioni che spesso prevalgono sulle reali emozioni.

Dopo una pesante giornata di lavoro, capita che ce la prendiamo con la

persona sbagliata.

Magari da un cattivo sguardo, nascono delle incomprensioni.

Dopo un alterco, arriva la parte più delicata e complessa di noi essere mortali, il saper chiedere scusa. Ammettere i propri sbagli, non è facile. C'è chi ci arriva in ritardo o chi, non ammetterà mai di aver commesso un errore.

Il potere che una parola può scatenare viene ampiamente sottovalutato.

Una ferita guarisce, al massimo lascia una cicatrice. Di contro, una pesante parola incide l'anima.

Ma la frase giusta, quella che stavamo aspettando, può essere come una colla che rimette a posto i pezzi del nostro cuore infranto.

Non sempre è possibile ottenere il perdono, perché, se il cuore è frantumato in troppi pezzi, non esiste colla capace di aggiustarlo.

Ognuno è responsabile delle proprie azioni e dei suoi comportamenti.

Se sbagliare è umano, perdonare è divino. Perché non c'è niente di più sacro

del perdono.

Una seconda possibilità va offerta, saperla sfruttare è un altro paio di maniche.

Se si è stati felici, perché non lo si può essere di nuovo?

Un errore può cancellare i ricordi felici? No, per quanto possa sembrare così, rimangono lì, a ricordarci del bel passato e del possibile futuro roseo.

Per dimostrare quello che sostengo, mi avvalgo dell'aiuto di madre natura.

Nella girandola delle stagioni, durante l'inverno tutto sembra perso e defunto, ma basta aspettare per vedere le meraviglie che ci regala la primavera.