Parte 90

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Dopo qualche ora, Albert tornò con il frutto del suo lavoro.

Aveva preparato il veleno che aveva un colore violastro.

Alla vista era poco invitante.

- Come pensi che berranno una simile schifezza! - tuonai.

- Abbi pazienza che è la virtù dei forti. -

Da una scrivania vicina, prese una piccola boccetta, contente un liquido giallo e molto profumato.

Aggiunse il preparato al veleno. Subito cambiò colore in un marroncino molto delicato. Anche l'odore migliorò variando dall'uva fresca fino ai frutti di bosco.

- Come ti sembra, adesso? -

- Hai vinto! - sussurrai.

Ora, dovevamo solo imbottigliarlo in monoporzioni.

- Abbiamo un'occasione imperdibile! -

- Quale? - chiesi prontamente.

- Fra qualche minuto è l'ora del rilascio delle scorte al Gabbio. -

- Perfetto, aggiungeremo il veleno al resto. -

- C' è solo un problema. Non abbiamo il tempo di dividerlo. -

- Non importa, i guardiani sottolineeranno che dovrà essere bevuto da tutta la tribù. -

- Credi che obbediranno? -

- Certo, hanno paura dei guardiani. A proposito, dove sono gli scienziati? -

- Di loro non ti devi preoccupare, non sapendo quanto tempo ci sarebbe servito, ho detto che me ne sarei occupato io. -

- Bene, vado a prepararmi. Sarò un guardiano! - esclamai con forza.

- Aspetta! É meglio, se vado io. - intervenne Beatrice.

- Hai ragione. - aggiunse Albert.

- Su di lei, possiamo usare il classico trasferimento. Invece, su di te non

l'abbiamo mai provato, non sappiamo come il tuo corpo risponderebbe. -

- Avete vinto. -

- Vado subito a prendere la tuta da guardiano. - Rimanemmo un momento da soli io e Beatrice.

Dolcemente gli presi le mani.

- Mi raccomando, fai attenzione. –

- Non stare in pensiero per me. -

Le vennero leggermente le guance rosse. Inoltre, non mi guardava negli occhi.

Incredibile, come una ragazza tanto determinata, possa sentirsi così

imbarazzata per un sentimento tanto bello: l'amore.

A rovinare quel momento, arrivò Albert.

- Ho interrotto qualcosa? - domandò, conoscendo la risposta.

- No, gli stavo solo augurando buona fortuna. -

- Bene, perché sono pronto! -

Vestita come un guardiano Beatrice tornò nel mondo digitale.

Il suo compito sulla carta era piuttosto semplice. Doveva convincere la tribù di Hermanos a bere il preparato. Travestita da guardiano, ogni sua parola era legge.

Questa volta potevamo comunicare con lei, tramite una funzione speciale della tuta. Almeno in teoria, visto che provammo svariate svolte a metterci in contatto, ma ottenemmo solo un fastidioso ronzio.

Visti gli scarsi risultati, mi misi a guardare l'orologio. Contavo ogni singolo

battito di lancetta.

Arrivai a numeri stratosferici fino a perdere il conto.

Ma ancora non avevamo notizie e non riuscivamo a far funzionare la tuta a dovere.

Sempre più spazientito, arrivai a prendere una decisione.

- Basta! Sono stufo di aspettare, mandami al Gabbio! - ordinai ad Albert. Mi guardò come se si aspettasse una cosa simile.

- Sarebbe inutile. Cosa puoi fare in più di Beatrice? -

- Forse niente, ma voglio almeno aiutarla! -

- Se davvero vuoi aiutarla, rimani calmo e prega che tutto vada bene. - Imbronciato, camminai avanti e indietro per il laboratorio.

A interrompere la mia passeggiata, fu il ronzio. O meglio, il suono, proveniente dalla tuta che sembrò stabilizzarsi.

- Ragazzi, mi sentite? - chiese, direttamente dal mondo digitale. Corremmo subito verso il computer per dialogare.

- Bea... Bea... Bea... - chiamammo in coro.

- Missione compiuta! - rispose.

- Bravissima! -

- Corro a preparare i corpi per il risveglio. - sentenziò Albert.

- C'è un'altra cosa. – continuò.

- Visto che sono qua, provo a convincere anche la tribù di Demo e del maestro. -

- Ma si aspettano me. - ribattei.

- Se vado io guadagneremo del tempo e, inoltre, potranno sempre sentire la tua voce dalla mia tuta. -

- Come vuoi, ma fa attenzione! -

- Stai tranquillo e poi, se dovessi essere uccisa, tornerei al laboratorio... - scherzò giustamente.

- Tu, fai attenzione lo stesso. -

Con questo chiudemmo la conversazione. Rimanemmo che ci saremmo aggiornati, appena fosse arrivata alla tribù della fratellanza.


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