Parte 86

3 2 0
                                    

Tornando a casa dalla visita reale, pensai come fosse stato possibile che il re perdesse tutto il suo potere.

Se la resistenza avesse vinto e, pertanto, rovesciato il governo, la sua posizione sarebbe crollata del tutto.

Il pensiero comune era che poteva e doveva fare di più per arginare il potere del generale.

Adesso sarebbe impensabile, ma all'inizio della ascesa del generale il Capo dello Stato avrebbe dovuto mettere un freno alla voglia di potere del soldato.

Un vero sovrano avrebbe rischiato anche la vita per il bene dei suoi sudditi. Certamente avrà subito minacce ai suoi cari.

Ma la vita dell'intero popolo vale quella di qualche famigliare?

Sicuramente no, ma da non interessato è facile giudicare.

Quando minacciano i nostri cari, facciamo di tutto per proteggerli anche se questo implica sacrificare altre vite.

Il pensiero del re deve esser stato, più o meno, questo: i miei cari sono persone a me vicine, mentre i coloni non gli ho neanche mai visti. Sono, a me lontane, quasi delle entità.

Sbagliato? A mente lucida e distaccata dal contesto sì, ma se fosse capitato a uno di voi cose avreste fatto?

Avreste lasciato morire i vostri cari per salvare la dignità dei coloni? Penso di no, avreste scelto la stessa cosa del sovrano.

Io avrei fatto lo stesso. Egoista? Sì, in fondo l'uomo non è egoista per

natura?

Tutto questo per dire cosa?

Semplicemente che non potevamo contare su un eventuale aiuto del re nello scalzare il generale dal comando. Questo perché aveva troppa paura per i motivi che ho spiegato sopra.

Il motivo per cui avevo voluto conoscerlo era proprio questo. Mi aspettavo un uomo con più spessore morale, invece, di uno che preferisce il proprio benessere a quello dei propri sudditi.

Ma, come ho già ampiamente detto, non lo condanno. Al mio ritorno a palazzo, incrociai il generale ne corridoio.

- Come è andata la tua visita dal re? -

- Bene, ho avuto le conferme che volevo. -

- Posso saperne di più? - aspettandosi che il suo braccio destro dicesse la verità.

- Certo, ho voluto constare sei il re avrebbe potuto creare dei problemi. -

- Il risultato della tua visita, qual' è? -

- Ha troppa paura per creare problemi, farà qualunque cosa gli ordinerai. -

- Bene. Ovviamente sapevo che il re è sotto il mio controllo, ma il fatto che ti sei interessato a questo argomento, mi fa piacere. Continua così e sarai ricompensato. -

- Grazie, generale. -

Con questa bella scusa, avevo illuso il generale di fare i suoi interessi.

Mi recai al mio ufficio, perso in quella grande stanza, pensai alla resistenza e al fatto che non avessi più sue notizie.

In quel momento esatto, entrò di corsa e, con un gran fiatone, una donna.

L'ha squadrai dalla punta dei piedi fino all' ultima ciocca di capelli.

Bionda con occhi verdi e il viso sofferente per la fatica.

- Chi sei? Cosa ci fai qui? - domandai.

- Non abbiamo molto tempo. É arrivato il tuo momento. -

- Sei della resistenza? -

- Certo. Domani mattina recati ai laboratori che gestiscono il mondo digitale. Lì troverai Beatrice e Albert che ti diranno cosa fare.

Sappi che iniziata la battaglia finale o si vince, o si muore. La giovane, come un fulmine, sparì nei corridoi del palazzo. Potevo fidarmi? Era veramente della resistenza?

C'era anche la possibilità che fosse tutto un piano del generale per verificare

la mia lealtà.

Quindi, cosa fare? Dovevo rischiare! Per troppo tempo ho aspettato notizie dalla resistenza e ora che era successo, mi facevo prendere dalle paranoie? Inoltre, avevo una grande voglia di rivedere sia Beatrice, sia il laboratorio del Gabbio.

Le due cose non sono si possono assolutamente mettere allo stesso piano. Perché un luogo, per quanto possa trasmettere emozioni e ricordi, non può raggiungere lo shock emotivo che provoca una persona a noi cara.

In più, avrei rivisto Albert che, fino a qualche settimana prima, consideravo un traditore o qualcosa del genere, ma, che dopo le rivelazioni di Beatrice lo vedevo alla strenua di una pedina nel grande gioco escogitato da Alexis.

Non che di me, avessi una maggiore opinione. Anche io, non ero altro che un

Pedone nella grande partita a scacchi fra i due più grandi generali che la storia ricordi.

Ognuno con i propri punti forti e punti deboli.

Ma entrambi dotati di grande carisma, dote che non si compra e non si vende.

Se è vero che nessuno nasce imparato e pur vero che il saper essere un faro per il popolo, non lo si impara. Si migliora nel tempo a forza di scelte smagliate, ma devi nascere con quel qualcosa in più che ti permettere di rialzarti sempre.


Il silenzio della libertàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora