Parte 27

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Tramite l'ormai noto acquedotto arrivarono fino alle prigioni del palazzo.

In una delle sue celle il dottore riconobbe un vecchio amico.

- Oceano!? –

L'ex ministro, incatenato, non ebbe la forza di rispondere.

- Dobbiamo aiutarlo! –

- No, perderemmo troppo tempo. – rispose autoritariamente Alexis.

- Ci ha aiutato. –

- In che modo? –

- Mi avvertì che Margaret stava progettando qualcosa di grosso contro il ghetto. –

- Beh, non è servito a molto.

Ora, muoviamoci! –

- Voi andate pure, io rimango qua. –

- Come vuoi, ma evita di farti scoprire. -

La determinazione di Alexis era tale da non guardare in faccia nessuno e andare dritto per la sua strada.

Non gli importava se, durante il cammino, avrebbe perso alleati; aveva un obbiettivo e lo avrebbe raggiunto a qualunque costo.

Risalendo si accorsero che il palazzo era semideserto.

- Dove sono tutte le guardie? – domandò Momo.

- Probabilmente sono in qualche pub a ubriacarsi. Dopo quello che hanno fatto staranno cercando un modo per ripulirsi la coscienza. – rispose Gioacchino.

- Meglio per noi, avremo strada spianata! – sottolineò Alexis.

La visione fu corretta perché non incontrarono ostacoli fin su, verso la stanza del potere.

Erano arrivati davanti alla porta dello studio della cancelliera ed erano sicuri di trovarla lì perché, dopo una giornata come quella, difficile trovare il sonno.

- Pronti? – domandò il comandante.

Entrambi i suoi compagni annuirono.

Sfondarono la porta ed erano nel centro nefralgico del potere.

Con la testa bassa sulla scrivania, trovarono Margaret.

- La porta era aperta, vi stavo aspettando. – esordii lei.

- Cosa significa? È una trappola? –

- No, semplicemente voglio affrontare tutti i miei crimini.

Solo appena è arrivato il messaggio della riuscita della missione ho capito che cosa significasse veramente, ma ormai era troppo tardi. –

- Vediamo se ho capito bene, vuoi dirci che ti sei pentita del tuo genocidio? –

- È così, ma mi rendo conto che ora non conta più nulla. –

- Già, subirai lo stesso l'ira della mia spada. –

- Sono pronta, ma prima vorrei togliermi un altro peso.

Vorrei darti l'identità dell'assassino di tuo padre. –

Alexis ebbe un leggero mancamento e un attimo d'incredulità.

- Parla! Voglio sapere. –

- In realtà non dovresti chiedere a me, ma al tuo vecchio amico Gioacchino. –

Si voltò verso di lui per un qualsiasi segno in una direzione o in un'altra.

- È stato lui? –

- Non essere sciocco era troppo piccolo per compiere un omicidio. –

Il silenzio della libertàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora