Parte 39

3 2 0
                                    

Come all'inizio del racconto, ancora una volta, la mia casa era il bosco.

Questa volta il mio compagno di viaggio era il grande Demo.

A essere onesti del grande uomo che incuteva timore nei racconti di Alexander, non era rimasto molto.

Cacciati dal villaggio, camminammo per circa un'ora, senza che nessuno dei due disse qualcosa o solo alzasse lo sguardo. Si potrebbe pensare che stessimo cercando monete, in realtà non alzavamo lo sguardo perché essere cacciati dalla tribù, era stata una mazzata psicologica. Fu un colpo duro anche per me, non ne capivo il motivo. Perché, se per Demo aveva un senso, essere abbattuto sia per la perdita del villaggio e sia per il suo ruolo di capo tribù, perché anche per me era stato dura accettarlo? In fondo ero arrivato lì, per l'accordo che lo stesso Demo aveva stretto con i guardiani, fosse stato per me, sarei rimasto volentieri nella tribù della fratellanza.

Riflettendoci bene, immagino che il motivo perché fu doloroso essere cacciato dalla tribù di Ares sia che cominciavo a considerare il villaggio casa mia.

Dacché avevo memoria avevo cambiato posto continuamente.

Il non avere radici mi pesava non poco.

Poi, come un fulmine a ciel sereno.

- Facciamo una pausa. Sono stanco di camminare, riposiamoci un po'. –

Non risposi, ma ero contento che finalmente avesse detto qualcosa.

Ci sedemmo uno di fronte all'altro, a pochi metri di distanza.

- Hai visto quanto mi sei costato? – lo disse sorridendo.

- Quando hai accettato l'accordo, non ti saresti mai immaginato che sarebbe finita così. – risposi serio e anche amareggiato.

- La verità è che l'accordo è stato solo un pretesto, Damiano era mio vice e

nutriva ambizioni di comando e, quando ha avuto un'occasione di assumere il comando, non se l'ha fatta sfuggire. Quello che non pensavo succedesse è che tutti i miei compagni lo seguissero senza obbiettare. –

- Adesso cosa pensi di fare? – chiesi incuriosito perché il suo destino incrociava il mio.

- Onestamente, non ne ho idea. – sembrava la confessione rassegnata di un uomo distrutto.

- Allora te lo dico io che cosa faremo. Andremo da quella parte, lì la tribù

della fratellanza cerca la città del Sole. –

- La città del Sole? Né ho sentito parlare, ma è un mito. –

- Forse, ma se non l'avessero trovata, avevano in mente di costruire un nuovo villaggio. Perciò dico di andare da loro. –

- Pensi che mi accetterebbero dopo tutto quello che gli ho fatto? –

-No, ma non dimenticare che i guardiani ti hanno promesso altre scorte. Potremmo scambiarle con la tua permanenza nel villaggio. –

Non rispose, ma si capiva che l'idea non gli piaceva per niente, ma era la

soluzione migliore possibile.

- D'accordo, facciamo così. Muoviamoci, ci siamo riposati abbastanza. –

Così, con un leggero entusiasmo, dovuto al fatto di sapere che cosa fare, ci dirigemmo verso la città del Sole.

Il cammino fu molto lungo e faticoso, ma riuscimmo anche a fare pranzo.

Una volta addentrati in una parte più fitta di vegetazione, Demo si offrì di cacciare.

Mentre, immaginavo già l'odore del cinghiale, fui riportato con i piedi per

terra.

Mi fece notare che non avrebbe avuto senso cacciare un animale di quelle dimensioni. Preferì optare per due piccoli animaletti, simili a degli scoiattoli, di cui non conosco il nome.

Devo ammettere che il sapore non mi dispiaceva, anche se eravamo molto lontani dal gusto del cinghiale.

Appena finito il pranzo, riprendemmo subito il tragitto.

Passarono le ore, macinammo altri chilometri e, come una visione di un'oasi nel deserto, vedemmo l'ingresso del villaggio.

Subito corsi verso il portone, ma fui placato da Demo.

- Perché l'hai fatto? - chiesi, indolenzito per il colpo.

- Rifletti, sono passati pochi giorni da quando la tribù della fratellanza ha lasciato il vecchio villaggio per costruire quello nuovo. –

- E quindi? – non capendo dove volesse andare a parare.

- Guarda il villaggio davanti a noi, non può essere il lavoro di qualche giorno. Questo è il villaggio di Fobo. –

Il discorso aveva senso, avevo trovato il villaggio di Hermanos. Ma allora anche la tribù della fratellanza era passata di qui? Oppure avevamo sbagliato strada?

Cercai di ricordare le parole di Alexander e, più ci pensavo, più ero convinto

che la direzione fosse quella giusta.

- Quando hai finito di stare con la testa fra le nuvole, proseguiamo! –

- Che cosa proponi? –

- Gli passiamo a fianco, facendo attenzione. –

Per essere più sicuri di non essere visti, aspettammo che calasse la notte.

Col buio, non fu difficile passare inosservati, come due ladri circumnavigammo le mura del villaggio.

Appena lo superammo, ci sentimmo entrambi più sollevati.

Ci allontanammo a distanza di sicurezza e ci accampammo per la notte.


Il silenzio della libertàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora