I nostri nemici stavano attaccando, prima che i guardiani se ne fossero andati. Furono attimi di grande terrore e non capivo la tranquillità di Demo e perché non avesse ancora ordinato di contrattaccare.
Poco dopo tutto, mi fu tutto più chiaro.
I guardiani impugnarono le loro armi e in pochi secondi fecero una strage.
I loro fucili emanavano raggi di colore bianco che non lasciavano scampo. Molti uomini della tribù di Fobo furono uccisi.
I pochi superstiti buttarono per terra le loro armi e misero le mani in alto in segno di resa.
Pian piano, un uomo si avvicinò. Era Hermanos, con cautela e tenendo sempre in mostra le mani, arrivò di fronte a noi.
Uno dei guardiani, tenendo sempre sotto tiro il capo della tribù di Fobo, gli urlò con soddisfazione queste parole.
- Hai visto che cosa succede a mettersi contro di noi? Ricordati che qua comandiamo noi! –
Hermanos rassegnato e molto arrabbiato.
- Abbiamo visto che avete dato le scorte a Demo, tagliandoci fuori. Abbiamo solo cercato di pareggiare il torto che ci avete fatto. Non era mai successo che faceste favoritismi. –
- Noi facciamo quello che vogliamo e, come hai visto, non puoi impedircelo! Comunque, poiché siamo buoni e che avete perso molti uomini, vi daremo metà delle scorte. Ma che non succeda mai più che osate sfidarci! –
Detto questo, fece andare a prendere i sacchi contenete le scorte di cibo. Poi, come un moderno Salomone, diede cinque sacchi a ciascun capo tribù. Senza aggiungere altro, si diresse, insieme alla sua scorta, alla navicella. Così com'è arrivato, sparì nel cielo, non senza prima di aver fatto alzare un vortice d'aria.
Ancora una volta era impossibile tenere aperti gli occhi per la polvere. Appena si ebbe la possibilità di aprire gli occhi ci fu un silenzio tombale. Demo e Hermanos si guardavano dritti negli occhi. Dal loro sguardo, partivano fulmini e saette. Sembrava che se ne stessero promettendo per il futuro.
A spaccare il silenzio fu Hermanos.
- Ho visto che sei diventato il cocco dei guardiani. Vergognati! Ci siamo
sempre combattuti, ma anche sempre rispettati. Non vali più niente, fratello caro. – Immediatamente pensai. Fratello? Demo e Hermanos erano fratelli? Non potei rifletterci altro tempo che subito ci fu la risposta di Demo.
- Mi hanno offerto un accordo molto vantaggioso, ed io devo pensare al bene della mia tribù.
In più, sei un grande ipocrita perché tu avresti fatto lo stesso. –
- Probabilmente avrei accettato anch'io, ma ti avrei avvertito prima. Noi siamo arrivati per combattere per le scorte e scopriamo che i guardiani le danno a te? Che cosa dovevamo pensare? Ci siamo fatti guidare dalla rabbia e non abbiamo riflettuto. Guarda davanti a te, siamo stati dimezzati. Le prossime scorte saranno tutte tue, non possiamo più competere con voi. –
Demo, guardò il campo di battaglia e fu preso da un senso di colpa, o qualcosa che gli somigliasse molto.
- No, le prossime scorte, così come queste, le divideremo in parti uguali. –
Si sentì un leggero brusio, provenire dalle retrovie delle truppe.
Non erano d'accordo, ma nessuno osò pronunciare una parola "chiara" di disapprovazione.
Demo aveva una tale ascendenza su di loro che la sua parola era sacra. Le parole pronunciate da Demo erano piaciute molto a Hermanos.
Dopo qualche attimo, provocato dal brusio.
- Ti fa onore, certo ai miei occhi rimani ancora un codardo e un venduto, ma non eri obbligato a farlo. Ci vediamo la prossima volta. –
Con queste parole si allontanò, seguito dai suoi soldati sopravvissuti, in direzione opposta alla nostra.
Lo sguardo del nostro capo tribù fu sempre in direzione del suo pari. Anche quando non si vedeva altro che alberi, i suoi occhi erano ancora incollati lì.
Intanto il leggero brusio cominciava ad alzare il volume. Le truppe sempre più incapaci di comprendere cosa stesse succedendo cominciavano a lamentarsi sempre più.
Le voci fecero riprendere Demo che sembrava essere stato in mondo a parte.
Nel frattempo, riassunsi che cosa era successo e lo strano comportamento del mio capo. Se erano in guerra perché tanti rimpianti? E poi, erano davvero fratelli?
Ci avrei pensato più tardi e chiesto risposte. Con voce orgogliosa.
- Demo! Riprenditi! Dobbiamo muovere le truppe e tornare a casa! –
Scosse leggermente la testa, come se si fosse appena svegliato, subito dopo, si voltò verso le truppe.
- Compagni, siete liberi di non essere d'accordo con me, ma vi chiedo di rispettare la mia scelta. Se qualcuno a problemi sono pronto a sfidarlo. Ma fino ad allora comando io. Chiaro? –
Dopo queste parole, non si sentì più volare una mosca.
- Perfetto, ora torniamo a casa! – Aveva colpito nel segno, nessuno aveva avuto il coraggio di contraddirlo.
I suoi soldati o, meglio, i suoi compagni, avevano avuto qualche dubbio sulla sua leadership, non abbastanza da sfiduciarlo.
Durante tutto il viaggio di ritorno, un silenzio tombale aveva avvolto il nostro reggimento.
In ogni caso davanti a tutti, c'era lui, Demo, orgoglioso e fiero, come sempre.
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Il silenzio della libertà
Aventure"Il silenzio della libertà" è un romanzo avvincente che esplora i temi della libertà, del destino e della moralità attraverso la storia di Alexis, un giovane uomo che si trova a sfidare le avversità in un mondo ostile. Ambientato in un villaggio rem...