Parte 75

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Finita la cena che per la verità, fu molto silenziosa, il generale fece ordinare una riunione con tutti i più alti ufficiali dell'esercito.

Non passo molto tempo che mi ritrovai seduto ad un tavolo rotondo con a fianco le persone più importanti del Regno.

Venne illustrato il piano per sgominare la resistenza e il mio ruolo nella sua attuazione.

Arrivò il momento in cui il generale chiese il parere dei suoi ufficiali.

Molti, per non dire tutti, erano contrari in quanto non si fidavano di me.

Ma il potere di decidere spettava ad una sola persona, il generale stesso che rassicurò il tavolo, dicendo che avevo troppo da perdere se avessi di nuovo tradito il Regno.

Non entrò nei dettagli, ma tanto bastò a tranquillizzare tutti.

Con questo terminò la riunione e tutti lasciarono l'ufficio.

Come gli altri, mi diressi all' uscita, ma venni fermato dal generale che voleva ancora dirmi due parole.

- Tu resta ancora un attimo. -

Mi avvicinai alla sua scrivania e mi fece segno di sedermi in una delle poltrone di fronte.

- Secondo te perché ti ho fatto assistere alla riunione? –

- Perché faccio parte del piano? -

- Non solo, ti ho fatto assistere alla riunione per dimostrarti la fiducia che ti sto dando. Tutti i miei ufficiali erano contrari. -

- Non mi sembra che tu avessi molta scelta. Senza di me come distruggeresti la resistenza? -

- Non credere di essere così importante, troverei un altro modo senza troppi problemi. Se ho scelto di darti questa possibilità è perché ti rivoglio al mio fianco. Porta a termine la missione e sarai, di nuovo, il mio braccio destro. -

- E Ottaviano? -

- Gli troverò un altro posto. -

Così dicendo, mi accompagnò alla porta, dove venne a prelevarmi una guardia.

- Vai a riposare, domani sarà una lunga giornata. - Venni riaccompagnato nella mia cella.

Non so perché, ma quella sera presi subito sonno.

Quando, il sole non era ancora sorto e la notte non aveva ancora abbandonato le strade, mi fu gettato un secchio di acqua gelata addosso. Saltai in piedi con la pelle d'oca dal freddo.

Dopo le parole della sera prima, mi sarei aspettato un trattamento migliore. Pura illusione!

Mi portarono in una cella d' isolamento e mi gettarono ai piedi di Ottaviano.

- Dov'è il generale? - domandai.

- Non voleva assistere alla scena. -

- Perché? Che cosa mi farete? -

- Non lo immagini, pensi che uno possa uscire da qui senza un graffio?

Ti lasceremo qualche ricordo della tua esperienza qui.

Forza, al lavoro! -

Un gruppo di guardie incominciò a colpirmi selvaggiamente.

Ogni colpo inflitto, provocava danni sia fisicamente e sia mentalmente.

Dopo qualche minuto e, qualche frattura, Ottaviano diede l'ordine di fermarsi.

- Ti sei divertito a guadarmi soffrire? - con una voce flebile e straziata dal dolore.

- Non posso negartelo.

Prendetelo e conducetelo all' uscita! -

Facevo fatica a camminare, ma venni comunque portato fuori. Proprio poco prima del cancello, uno scienziato si avvicinò.

Si capiva che era un uomo di scienza, perché portava un vistoso camice bianco.

Mi porse due oggetti molto piccoli.

- Questo serve per comunicare con noi. - sembrava un minerale piccolo e nero.

- Questo, invece, serve per sapere dove ti trovi. - stessa forma, ma colore diverso: bianco.

Le nascosi uno nella tasca di sinistra, l'altra nella destra.

Si aprii il grosso cancello ed ero fuori da quel brutto posto. Vagai per un po' fino ad arrivare nel quartiere in cui abitava Amil.

Con qualche granello di fortuna, avrei potuto incontrarlo per strada.

Non volevo andare a suonare il campanello, presentarmi così a casa sua, mi sembrava uno scherzo di poco gusto.

Certo, che tradire la sua fiducia non sarebbe stato da meno.

Ma tant'è, come un pilota di formula uno, girai intorno.

La mia personale clessidra del tempo, scorse parecchio prima incontrare un viso famigliare.

In lontananza, verso il fondo della strada, potevo chiaramente riconoscere Timoteo che faceva compere in uno dei piccoli negozi del quartiere.

Con le ossa scricchiolanti per le botte subite e, con qualche goccia di sangue persa qua e là, feci uno scatto per raggiungerlo.

- Timoteo. -

Questi si voltò verso di me. Sbatte le palpebre per la sorpresa di vedermi.

Ero certo che mi avesse visto, dopo questo persi i sensi.

Il mio corpo aveva retto fino al compimento dell'obbiettivo, dopo aveva

alzato bandiera bianca.


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