Parte 35

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Ci fu qualche istante di silenzio assoluto. Non sapevo che cosa dire, avrei voluto pronunciare tutto il mio disprezzo nei suoi confronti, ma, dall'altra parte, mi ricordavo bene, dove mi trovavo. La mia vita era appesa a un filo, ogni mio gesto, avrebbe potuto portarmi alla morte.

A rompere il ghiaccio, ci pensò Demo.

- Prometeo, ascoltami bene! Tu sei importante. Ma se mi procuri problemi, non esiterò a ucciderti. Chiaro? –

Annui con la testa, non avevo la forza di rispondergli.

- Bene, allora, adesso ti dirò, come agiremo. Avrai tutta la giornata di oggi libera. Puoi fare quello che vuoi. Il mio consiglio è di visitare il villaggio, ma se preferisci riposarti, va bene lo stesso, non m'interessa. Domani inizierai a prendere lezioni per diventare un guerriero. In un primo momento,

t'insegnerà Sebastian, in seguito, quando sarai all'altezza, sarò io, il tuo

insegnate. Ci siamo capiti? –

Annui ancora una volta.

- Ora, devo andare. –

Si girò e uscì dalla stanza.

Calò di nuovo un silenzio tombale, entrambi non riuscivamo a trovare le parole per iniziare un discorso.

Fu lui a spaccare quel muro di silenzio che circondava la stanza.

- Sappi che non mi sono divertito. Ma avevo l'ordine di portati qua. –

- Allora perché non mi hai portato subito qua, invece hai aspettato che Alexander ci aiutasse. –

- Vedi il piano originale, consisteva nel passare del tempo insieme, in modo che ti fidassi di me, in seguito, avrei fatto finta di recuperare la memoria e ti avrei condotto qua. Poi è capitato che Alexander ci abbia aiutato. Ho preso due piccioni con una fava. Era molto tempo che cercavamo la posizione

precisa del villaggio. Era l'occasione perfetta. La notte, appena ti sei

addormentato, sono venuto qua a riferire tutto. Siamo venuti con l'esercito, in modo che tu fossi costretto a seguirci. Ti devo confessare, inoltre, che presto attaccheremo il villaggio.

- Perché non l'avete fatto prima? –

- Demo ha pensato che saresti stato più collaborativo se avessi avuto qualcosa da perdere. Gli ho detto che ti avevo visto a tuo agio con la tribù

della fratellanza. Finché sarai collaborativo, non attaccheremo. Anche se, non

so, quando durerà quest'accordo. –

Lo guardai dritto negli occhi e, dopo un momento di riflessione, gli dissi.

– Sarò collaborativo, portami a fare un giro. –

Speravo che la fratellanza avrebbe attuato il proprio piano. Avrebbero lasciato il villaggio per costruirne un altro o per andare alla città del Sole. Dovevo solo essere collaborativo per dare tempo alla tribù di trasferirsi.

Uscimmo e mi portò a visitare il villaggio.

Si presentava molto più spartano, rispetto a quello della fratellanza. L'occupazione principale era la costruzione di armi, inoltre, tutti erano addestrati al combattimento, sia con armi, sia a mani nude.

Una piccola parte della popolazione era dedita all'agricoltura. Vi erano anche dei cacciatori che procuravano carne.

Il vero punto di sostentamento della tribù era, però, la conquista della scorta di cibo che erano lasciate nella pianura.

Proprio su questo punto che mi raccontò Alexander volli saperne di più per questo chiesi a Sebastian di spiegarmelo meglio.

- Dunque, ogni due settimane, sono rilasciate scorte di cibo nella pianura. A contendercele siamo noi e la tribù di Fobo, in più, qualche volta, sono rilasciati anche dei nuovi prigionieri.

Se sei tanto interessato, domani sono rilasciate le scorte, puoi venire a combattere con noi. Non so, però, se Demo ti lascerà venire perché molto pericoloso. –

- Allora, dovrò convincerlo. Portami da lui. –

- Adesso non c'è, lo vedrai stasera. –

Nel frattempo, visitando il villaggio, mi feci un'idea, piuttosto precisa di come fosse organizzato. La sua struttura sembrava quella di un campo militare permanente.

D'altronde, come vi ho già detto, il principale sostentamento erano le scorte, rilasciate nella pianura e, per averle, bisognava combattere una guerra ogni volta.

Camminando, arrivò la sera. Era ora di cena, un grosso falò, venne accesso, vicino al cancello d'ingresso. Tre ragazzi si occupavano della cottura della carne. Come in una mensa eravamo in fila indiana, aspettando il nostro turno. Ovviamente, il primo era Demo. Arrivò il mio turno, mi spettò due pezzi di carne come tutti.

Non c'era un ordine o una tavola per cenare. Ognuno mangiava dove voleva.

Io preferii un angolo di prato, abbastanza isolato. Scelsi quel punto perché volevo stare solo e non mi sentivo per niente parte integrante della tribù.

Dopo qualche minuto e, dopo qualche morso alla carne, mi si avvicinò Demo.

- Ho saputo che mi volevi parlare. –

- Sì. So che domani saranno rilasciate le scorte, voglio combattere anch'io. –

- Davvero? Sei coraggioso, ma non posso lasciartelo fare.

Sei troppo importante per noi. I guardiani mi hanno promesso che se ti avessi fatto diventato il mio secondo, mi avrebbero ricompensato con delle scorte extra. Perciò, capisci che devi rimanere al sicuro perché le scorte sono indispensabili.

- Ho capito, posso chiederti chi sono i guardiani? –

- Alexander, non te l'ha spiegato? Questo è un carcere e i guardiani sono i nostri controllori.

È molto difficile incontrarli perché si limitano a lasciare le scorte e poi spariscono fino alla prossima volta.

Adesso mangia poi riposati. –

Si allontanò qualche metro poi si bloccò di colpo. Girò lo sguardo verso di me.

- Ehi, domani verrai con noi, ma rimarrai nelle retrovie. –


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