Capitolo 17:
HARRY'S POV:
""Harry" sorride inconsciamente appena mi vede rimettendo il telefono con cui era molto impegnata nella tasca dei suoi jeans. Posso dire che qualcosa la turba da come il suo viso non sa bene che espressione assumere e continua a torturarsi il labbro inferiore ma non ne voglio parlare, non ora.
Sono venuto a prenderla perché voglio davvero passare del tempo con lei anche se non so cosa fare, dove portarla o cose del genere. Non voglio andare in un ristorante, ce l'ho già portata una volta ed è stato strano. Lei non è una da portare al ristorante, c'è si che lo è però nello stesso tempo non lo è. Oh merda quanti fottuttissimi problemi.
""Come stai?" Le chiedo mentre mi sposto sui miei piedi.
""Bene, te?" Sembra contenta di vedermi, lo spero. Io sono davvero contento di vedere lei.
Annuisco come per dire che per me va tutto okay. Insomma, sto bene. Mi sorride e ricambio, le prendo la mano per portarla fino alla mia macchina, sale senza dire niente e in quel momento mi sento come se avessi conquistato gran parte del mondo. Lei che per una volta non fa domande e non mi dice di no, miracolo. Ridacchio e lei se ne accorge e mi lancia un'occhiata assassina ma non dice nulla. Strano. È carina la Heisel che ribatte sempre. Magari la cosa che la turba la fa essere così. Non so.
""Dove vuoi andare?" Le chiedo quando siamo entrambi in macchina. Si gira e mi guarda mentre metto in moto, di solito non mi piace quando le persone mi guardano. Ricordo bene che una volta lei lo stava facendo e io le domandai irritato cosa aveva da guardare, che stupido. Adesso non mi dispiace il fatto che stia studiando la mia figura, anzi.
"Io non saprei" mi dice lei per poi continuare "non ad un ristorante, ti prego" .
Io ho sempre ragione, non vuole andare ad un ristorante. Menomale. In questo momento le sono grato per avermi detto così, non ne avrei avuta davvero voglia, però penso che se me l'avesse chiesto ce l'avrei portata, strano.
"Okay" ridacchio. Percorro una strada a caso mentre penso a dove andare per poi optare per la cosa più semplice, casa mia. Cucinerò qualcosa o comunque qualche merdata del genere. Fuori fa freddo e se non vuole andare al ristorante, cosa che nemmeno io voglio, questa sembra essere l'unica opzione.
Alza un sopracciglio quando siamo davanti a casa mia ed io ridacchio. C'è già stata quindi sa perfettamente dove siamo. Durante il viaggio in macchina c'è stato uno strano silenzio, non saprei definirlo.
"Casa tua?" Mi chiede quando entriamo nell'appartamento. Finalmente parla. Odio quando non lo fa, a parte se è perché mi sta dando ragione. Annuisco e lei sorride.
Vado in cucina e lei mi segue a ruota.
""Sai cucinare?" Mi chiede in tono ironico mentre ridacchia. È carina. Davvero carina. Il maglione rosso che ha oggi le sta benissimo, anche gli ugg col pelo. Sembra tenera o qualcosa di simile.
Da quando dico che le ragazze sono tenere? Oh, cielo.
"Certo" mi vanto mentre lei ride.
"Ti posso aiutare se vuoi" si propone mentre guarda attentamente la cucina.
""Penso che potresti" le dico e lei sorride.
""Però facciamo qualcosa di semplice, pasta?" Propongo e lei ride leggermente mentre annuisce in accordo.
Prendo del sugo confezionato dalla dispensa e un pacco di pasta. Mi piace il fatto che non abbia grandi pretese e che sia disposta a mangiare questa merda. Sta attenta ai miei movimenti e la vedo pensierosa, non so se chiederle cosa c'è che non va, penso che prima è meglio pranzare. Prendo una pentola, la riempio d'acqua e la metto a bollire.
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Gray
Fanfiction"L'amavo,non per il modo in cui ha ballato con i miei angeli,ma per il modo in cui il suono del suo nome potrebbe mettere a tacere i miei demoni"