Capitolo 73

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Capitolo 73

Sono le sette quando finalmente il sole si decide a crescere nel cielo nuvoloso di Londra. Sento gli occhi stanchi e la gola secca e sono sicura di avere un'aspetto terribile.

La mia schiena è intorpidita dopo aver dormito un'oretta su una stupida panchina di ferro di un parco in uno dei peggiori quartieri del posto. La testa sembra volermi scoppiare e ho una gran fame visto che il minestrone è stato rimesso qualche ora fa dopo l'ennesimo drink. Non posso credere di essermi ridotta in queste condizioni ancora una volta. Era l'ultima cosa che mi sarei mai aspettata da me stessa.

Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo a quando vagavo per le strade di Manchester con una bottiglia di Vodka fra le mani per tutta la notte.

Dovrei essere a scuola adesso, non qua. Dovrei essere ad ascoltare l'insegnante che parla mentre discuto con le mie care amiche sul da farsi una volta uscite da scuola, ma ovviamente per me le cose non possono essere sempre facili. Anzi, non lo sono mai.

Le madri che tengono i loro figli per la mano mi guardano male e sono sicura che stiano dicendo ai propri bambini di non avvicinarsi mai a persone come me. Di non darmi retta.

Io sarei una buona madre?

Nel mio futuro, lo voglio un bambino?

Ho paura che per quanto io possa migliorare, non sarei mai in grado di essere una buona madre. Eppure, per la prima volta nella mia vita, una sorta di istinto materno si accende dentro di me mentre guardo la donna bionda avvolta in una pelliccia ecologica con in braccio una bambina dalle bionde trecce che sorride alla madre.

Londra è grande, enorme, e solo adesso mi rendo conto di non sapere nemmeno dove sto camminando. Non riconosco nessun luogo, bar, negozio. Niente mi è familiare e l'allarme del panico scatta dentro di me facendo lampeggiare le sirene quando mi ricordo di essere addiritura senza telefono.

Grandioso.

Non ho nemmeno una borsa con me, solo sigarette, accendino e portafoglio. Cazzo, si. Si si si si si. Portafoglio.

Mi affretto per le strade in cui mi ritrovo ed entro nel primo negozio di elettronica che trovo per il mio cammino.

La donna che indossa una maglia rossa della rispettiva compagnia telefonica mi fulmina con lo sguardo appena entro analizzandomi attentamente. Sono sicura di avere dei grandi cerchi neri sotto gli occhi e i capelli arruffati. Ho bisogno di mettere qualcosa sotto i denti e se questa donna non la smette di fissarmi potrei anche ucciderla.

"Cosa le serve signorina?" Mi chiede nascondendo il disgusto che prova nei miei confronti in questo momento.

"Un cellulare"

"Che tipo?" Mi chiede ancora mentre con la mano mi mostra alcuni modelli chiusi dentro ad una vetrina. Sono tutti cellulari piuttosto economici e la cosa mi fa sottintendere che mi sta prendendo pure per una poveraccia. Che sfigata. Si blocca in questo modo davanti ad una persona solo per il mio aspetto.

"Un iphone, 5s, per favore" le dico sorridendo nel modo più perfido possibile mentre dal mio volto traspare un grandissimo divertimento nel vederla così stupita. Ora penserà che ho derubato qualche negozio oppure che spaccio droga. La cosa si rende poco a poco più divertente.

"Ohw, okay" mi porge centinaia di fogli da firmare, compilare ed è chiaramente intimorita da me mentre facciamo tutte le procedure per ottenere un nuovo numero telefonico. Tutta questa cosa sta durando fin troppo tempo e la mia pazienza è quasi al limite.

Avere un padre ricco alcune volte però, può tornare davvero bene. Penso sarà la prima persona che chiamerò con questo cellulare.

"Beh, molte grazie" le dico

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