Capitolo 37:
Se ne è andato, lo sapevo. Le persone si spaventano quando si rendono conto che non siamo tutti perfetti. Che dietro ogni persona c'è molto di più. Ognuno di noi ha i propri mostri, io ne ho molti. Finché stanno dentro di me e feriscono solo me stessa, va tutto bene, quando decidono, per qualche strano motivo, di saltare fuori, le cose precipitano sempre.
Come se un aereo che ha sempre volato alla perfezione un giorno cade nell'oceano.
Continuo a piangere in modo disperato mentre mi porto le ginocchia al petto e mi stringo su me stessa. Piangere non servirà a nulla ma almeno mi sfogo.
Mi alzo da terra quando sento di avere abbastanza forze per farlo e inizio a pulire il casino che ha fatto Harry. Sento i polsi bruciare e posso già dire che fra qualche ora si formerà un livido.
Ho dei piccoli tagli dovuti ai vetri sulle cosce, bruciano davvero tanto ma adesso sono l'ultimo dei miei problemi.
È notte fonda ma io non riesco a dormire nè tantomeno a stare ferma. Sono agitatissima e continuo a piangere. Non importa se in modo silenzioso o facendo rumore: le lacrime trovano sempre il modo per uscire dai miei occhi.
Ho abbandonato l'idea di bere, mi sono limitata a prendere qualche altro calmante.
L'appartamento adesso è in ordine e l'odore di fumo non è più presente. Penso che io debba ancora elaborare l'idea che da domani, avrò di nuovo il niente. Harry non sarà più con me.
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Perché è andato via così facilmente? Merda. Non gliene fregava assolutamente niente. Non poteva semplicemente restare con me anche se sono tutta questa merda? No, nessuno l'avrebbe fatto.
Non ha nemmeno provato a restare calmo o qualche cosa del genere. Però conoscendo Harry, è stato sommerso da tutte le emozioni e i problemi del momento. Non se lo aspettava e lui non è favorevole alle cose fuori programma, non sempre. In un angolo remoto della mia mente so che lui tornerà.
Esco velocemente dall'appartamento, sono circa le 9.00 di mattina. Non intendo andare a scuola, non m'importa.
Quasi mi tremano le mani mentre sono dentro al supermercato e afferro i cerotti, un pacchetto di sigarette e quelle merdate.Ho lo stomaco chiuso e non ho la minima voglia di mangiare qualcosa. In più ho un aspetto orribile.
Torno a casa in modo svelto, non vorrei incontrare qualche ragazzo o ragazza che vive nel quartiere e dovermi fermare a parlare o qualche cosa del genere. Non ho voglia di parlare con nessuno.
Speravo di aver ammazzato un po il tempo andando al supermercato ma il tempo sembra non passare mai e io in questo appartamento sto impazzendo. Guardo costantemente la porta dell'appartamento e il cellulare nel disperato tentativo di ricevere qualche segnale da Harry. Ogni secondo che passa la speranza che la sua fosse solo una scenata per via delle troppe emozioni svanisce lentamente. Mi ha davvero lasciato così.
Sento ogni millimetro di testa andarmi in fumo, mi sento terribilmente calda e stanca. Forse dovrei dormire un po'. Oppure dovrei semplicemente scappare lontana da tutto questo schifo. L'unica soluzione che ho per fuggire da ciò che sto vivendo, è scrivere. Ma per la prima volta nella mia vita, quando prendo carta e penna fra le mani, l'unica cosa che riesco a scrivere è la data. Forse è questa la verità su questo giorno. Il bianco. Il vuoto. Cosa c'è? Non c'è nulla. Non mi è rimasto niente, esattamente come sul foglio bianco davanti a me. Sospiro sconfitta mentre mi massaggio le tempie e sento gli occhi affaticarsi, mi metto il più comoda possibile sulla poltrona che c'è nella mia stanza e il sonno, quasi per miracolo, si impossessa del mio corpo.
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Non si può dormire per un giorno intero, eppure beh, io l'ho fatto. Niente incubi, solo alcuni, ma piccoli. Forse mi ha fatto bene dormire. Il caos che avevo nella testa sembra essersi leggermente calmato, ma non è sparito. Non sparisce mai. Mi vesto velocemente mentre raggiungo il portone dell'ingresso.
Andrò a scuola oggi, per forza. Non posso saltare tutte le lezioni e in più, se sto in casa penso che la cosa peggiori e basta. Ho cercato di darmi un aspetto migliore possibile, e sono più o meno due giorno che non mangio. Ho lo stomaco completamente chiuso in una morsa dolorosa. Dov'è Harry? Avrei voluto che chiamasse, oppure che tornasse. Che mi filmasse e che si scusasse. Non è successo e non succederà. Ma non voglio che vada a finire così, non può. Avevo appena iniziato a darli tutta me stessa.
È adesso che mi rendo conto che Harry ci è riuscito: mi è entrato dentro le vene, fin sotto la pelle. Nella mente, nel cuore.
"Heisel" mi sorride Alice scendendo le scale. Le è passata la febbre e andrò con lei a scuola.
Ovviamente non sa nulla, forse le dovrei dire qualcosa, insomma, lei c'era quando io sono stata parecchio male e sapeva benissimo di cosa mi succedeva, ma non voglio farla preoccupare.
Fingo un sorriso mentre la saluto con il capo. Ecco il mio amato muro di ghiaccio che mi difende a spada tratta come farebbe il più nobile dei guerrieri. Sospiro prima di salire in macchina.
La scuola è affollata, come sempre. Vedo i ragazzi che ci salutano e Alice li raggiunge dato che Liam è in mezzo a loro. Io no, non vorrei trattarli male per colpe non loro. Meglio se ne resto fuori.
Vedo Mike che prova ad avvicinarsi a me ma lo sorpasso velocemente, stessa cosa con Conor. L'ultima cosa che mi ci vuole è parlare con loro. Non ne ho assolutamente voglia. Se non avessi avuto tutti questi dannatissimi problemi adesso Harry sarebbe ancora con me.
Sento gli occhi stanchi mentre fingo un sorriso camminando per i corridoi. Tutti mi salutano, come d'abitudine, o comunque, quasi tutti.
Non voglio davvero entrare in classe, ma devo.
Oh, prefetto. Ora buco, in più, religione.
Vedo Louis e Zayn all'ultimo banco e li sto per raggiungere quando le cose non vanno secondo i piani.
"Ehy Heisel" mi saluta Taylor. Ci mancava solo lei. Ha un sorrisetto fin troppo finto in volto, la detesto.
"Ehy" le dico.
"Come stai?" Squittisce e io annuisco come per dire che per me va tutto bene.
Nella classe regna il caos dato che non c'è nessun professore a mantenere l'ordine. La testa potrebbe scoppiarmi da un momento all'altro e dentro di me perdo sangue e lacrime amare riprensando a tutto ciò che è successo. Sono troppo orgogliosa per chiamare Harry, eppure, mi manca terribilmente. A ricordare il modo in cui mi ha trattato quasi mi viene da piangere in modo disperato. Era così arrabbiato, e poi le parole che ha usato.
"Distruggerti" è esattamente ciò che faccio. Mi distruggo. E questa volta, lui ha contribuito nel farmelo fare.
"Non te la fai più con Harry, eh?" La voce stridula di Taylor mi riporta alla realtà.
Deve starne fottutamente fuori, e in più, come fa lei a saperlo?
Fanculo a tutto questo schifo.
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Gray
Fanfiction"L'amavo,non per il modo in cui ha ballato con i miei angeli,ma per il modo in cui il suono del suo nome potrebbe mettere a tacere i miei demoni"