Capitolo 67

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Capitolo 67

La chiamata si interrompe e sento dei lievi rumori nell'appartamento di Harry. La porta si apre lentamente e un Harry in pigiama mi si presenta davanti, il suo viso è sveglio e per niente segnato dalla stanchezza, probabilmente non dormiva. Sono felice, comunque, ti trovarlo qui in pigiama e non ubriaco o in qualche pub o merdate simili. Un passo alla volta, ce la possiamo fare.

Entro senza dire una parola dato il suo sguardo accusatorio su di me, lascio il borsone nell'ingresso e mi levo il giubbotto appoggiandolo sul mobiletto in legno chiaro. Amo l'appartamento di Harry e passare del tempo qua con lui. È bellissimo quando passiamo intere giornate a letto senza fare niente solo amarci e baciarci e parlare. Parlare tanto, di tutto quello che vogliamo, fare sogni, costruirci castelli, prenderci in giro a vicenda e scoprire l'uno le meraviglie dell'altro.

Sono i momenti che custodisco gelosamente per me, che non racconto, forse di quei momenti nemmeno scrivo, sono nella mia mente e nel mio cuore. Se chiudo gli occhi posso sentirli anche sulla pelle. Momenti nostri.

"Scusa, ma ero in aereo e stavo vendendo da te" gli dico avvicinandomi piano al suo corpo. Gli sistemo i capelli scompigliati e lui preme il suo viso contro la mia mano. Accarezzo con il pollice il suo zigomo e sorrido alla sensazione famigliare della sua pelle sulla mia.

"Non credevo che stessi venendo qua, ero preoccupato, sennò non sarei espoloso in quel modo" si giustifica mentre fa un passo verso di me e appoggia le mani sui miei fianchi.

"Tranquillo" lo rassicuro "ti volevo parlare ma non volevo farlo per telefono, ti devo dire troppe cose" mi allontano poco da lui interrompendo il nostro contatto fisico. Si acciglia e la sua mascella si tende mentre annuisce leggermente. Sospiro cercando di prepare ciò che ho da dirgli.

"Hai pensato come ti avevo chiesto?" Mi chiede

"Si"

"Anche io, però inizia tu, ti ascolto"

"Avevo mal di testa questa mattina ma dopo un po' ho deciso che dovevo davvero pensare, insomma, a quello che siamo, avevo bisogno di risposte anche per me stessa, non solo per noi due. Dovevo fare almeno un po' di chiarezza, così mi sono messa a scrivere, sai che è il modo migliore che ho per pensare"

"Hai scritto ciò che pensi di noi, di quello che siamo?"

"Si, ma non mi bastava, così.."

"Così?"

"Giurami che non ti arrabbierai" gli chiedo come una bambina. Assottiglia gli occhi e mi guarda dubbioso per poi scuotere la testa.

"Non posso giurartelo"

"Okay" mi arrendo "Ma prima di urlarmi contro ascolta tutto ciò che ho da dire"

"Okay"

"Mi sono vista con Mattew" i suoi occhi si allargano e la sua bocca si apre nello stesso momento in cui la sua mano colpisce violentemente il muro accanto a noi, eccoci.

"Tu cosa? Qual'è il tuo fottutissimo problema?" Urla

"Smettila, Harry, smettila! Lasciami finire"

"No, non la smetto. Ti rendi conto? Sei andata da Mattew, cazzo" si agita venendo verso di me ma indietreggio cercando di fargli capire che si deve calmare. So che se si avvicina potrebbe fare o dire cose di cui poi si pentirà e per cui poi avremmo da discutere. Si blocca nei suoi passi e serra la mascella mentre cerca di recuperare il respiro.

"Ti prego, Harry, non fare così. Ne possiamo parlare? Basta che mi dai qualche minuto e ti posso spiegare tutto" praticamente lo imploro e sembro quasi patetica.

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