Capitolo 66
Quando il taxi mi lascia davanti al bar sento ogni osso del mio corpo sciogliersi lentamente come se non avessi la minima forza per alzarmi e andare ad affrontare uno dei miei tanti demoni, ma devo farlo. Devo farlo per Harry, per la mia vita, per la nostra relazione, ma soprattutto devo farlo per me.
Miliardi di ricordi mi invadono appena varco la soglia della porta e il campanello suona segnalando a tutti la mia entrata. Noto che è leggermente cambiato: le sedie sono in pelle nera, stesso colore dei tavoli. È diventato tutto più moderno e lineare, prima era molto più rustico. So che ha cambiato gestore, il Signor Mouse è morto lo scorso inverno se non mi sbaglio e una coppia abbastanza giovane ha deciso di acquistare il locale. Mi piaceva di più la vecchia versione.
Cerco con lo sguardo Mattew e quando mi sono quasi arresa al fatto di essere arrivata prima io di lui, lo vedo seduto a uno degli ultimi tavoli vicino alla finestra dalla quale si può intravedere la pioggia che cade violentemente sull'asfalto. Mi avvicino a piccoli passi verso di lui che non si è ancora reso conto della mia presenza. Tiene fra le mani il telefono che sembra spento, lo usa solo come anti-stress.
"Ehy" gli dico prendendo posto davanti a lui. La sua testa si alza velocemente e mi sorride leggermente imbarazzato mentre si passa una mano sui capelli. Per una piccola frazione di secondi quel gesto mi ricorda Harry, ma pensandoci bene, lui lo fa in modo diverso. Harry sposta i capelli da un lato e spesso accompagna il movimento della mano con quello della testa: è tremendamente bello mentre lo fa. Mattew rimane solo Mattew.
"Ho già oridnato per entrambi"mi sorride ancora senza soffermarsi troppo sui saluti; forse è meglio così.
"Grazie" gli sorrido. Appoggio la borsa accanto a me e l'unica cosa che prendo è il mio cellulare, lo sistemo sul tavolo così da poter sentire se qualcuno mi chiamasse. Sono sicura che Alice mi manderà almeno mille messaggi così come Louis. In questo piccolo momento che penso a loro mi viene una gran voglia di correre a Londra solo per rivedere i miei amici e stare un po' con loro. Con la mia banda di grezzi, rudi, poco educati, aggressivi, attacca brighe, tatuati e assolutamente meravigliosi amici. O fratelli.
"Come stai?" Gli chiedo cercando di aprire il discorso che voglio avere con lui. Ora che siamo uno di fronte a l'altro e i nostri sguardi si incrociano tutto ciò che riesco a sentire sono i ricordi che pizzicano leggermente il mio cuore, niente di più. Ricordi che comunque sia, rimarranno li, esattamente dove voglio che restino. Mi piace riuscire a ricordare quasi tutto.
"Io sto bene" annuisce mentre un cameriere porta al nostro tavolo due toast speciali e due succhi tropicali. Figo, è moltissimo che non mangio questa roba.
"Tu piuttosto, sicura di stare bene? Non mi aspettavo questa chiamata e nemmeno che andassi via così presto ieri"
"Si, credo di stare bene. Cioè, no, non sto bene ma sto cercando di intraprendere la via per essere felice o almeno più serena, e vorrei il tuo aiuto" gli spiego e lui mi guarda con una gran confusione in viso
"Vorrei chiarezza, parlare un po' con te di tutto. Come sono andate le cose in tutto questo tempo..perché hai dato a tua figlia il mio nome?"
"Possiamo parlare di ciò che vuoi, lo sai. Sono state difficli, lo dovresti immaginare"
"Si, lo immaginavo"
"Sono stato in comunità qualche mese e mi sono definitivamente allontanato da tutta la merda in cui ero immerso" mi dice. Già, lui stava messo piuttosto male. Non tanto con la droga, quella deve essere venuta dopo il nostro distaccamento, piuttosto con gli affari loschi, il gioco e tutte quelle grandi merdate li. Io cero dentro quanto lui se non di più.

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Gray
Fanfikce"L'amavo,non per il modo in cui ha ballato con i miei angeli,ma per il modo in cui il suono del suo nome potrebbe mettere a tacere i miei demoni"