(12) Posto sicuro

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Mentre pensavo tutto quello che volevo dirle per aiutarla, la ragazza si alzò ed uscì dall'aula magna.
In tutto questo mi tornò in mente, un libro che avevo letto questa estate.
Eppure cadiamo felici si chiamava.
Mi aveva colpito subito la fissa della protagonista per le parole intraducibili. Ad esempio, 'Abbacinare' è la luce che fa male. È meglio farsi ingannare dalla luce che dal buio. Farsi ingannare da tutto quello che vedi. Ma ogni luce ha un cuore buio e il buio mi sovrastava troppo spesso. Troppe volte ciò che vedevo non era nulla, in confronto a quello che gli occhi non raggiungono. E forse quella ragazza gli altri non lo vedevano cosa aveva dentro, gli occhi li tenevano chiusi.
La lezione sul bullismo continuava, ma dopo un po', mi sono staccata anche io come gli altri. Ho spento il cervello, senza ascoltare più il prof che parlava interrotamente e pensavo a stamattina quando correvo, anche li seguivo la luce, ma perché lei era la luce in quel momento.
E non intendo che era diventata improvvisamente un lampione, intendo che lei era riuscita a spegnere i brutti pensieri e quindi avevo un valido motivo per correrle dietro. Abbiamo corso fino al parco giochi del quartiere e ci siamo sedute su una panchina. Io continuavo a guardare i giochi, mi pareva di vedermi da piccola arrampicarmi e correre dappertutto. E, improvvisamente, non riuscivo più a stare ferma su quella panchina, mi ero alzata ed ero salita su quella casetta con lo scivolo e in cima, guardando giù, avevo notato quanto in realtà fosse basso. Era una sensazione stranissima perché io l'avevo sempre visto dagli occhi di una bambina. E i bambini si sa, vedono tutto gigante.
Guardare la stessa cosa da due prospettive diverse, a volte è davvero utile. Come quando su un argomento tutti dicono la propria e te ti rendi flessibile ad ascoltare anche gli altri e solo così trovi la soluzione, mentre la tua convizione ti accecava e non ti faceva vedere le cose chiare. Non è sempre facile esternarsi da un problema, far finta che non esista, ma bisogna provarci o almeno provare a chiedere un opinione a qualcuno. E non c'è nulla di male nel chiedere aiuto. E io ho chiesto aiuto a Gaia. Le ho detto proprio chiaro e tondo 'aiutami ad uscire da questo problema', ma non glielo chiesto a parole, le ho semplicemente corso dietro. Insomma, ho fatto intendere 'io mi fido di te, ovunque mi porterai' e lei mi ha portato in un posto sicuro.
Finita l'assemblea, tutti presi a correre fuori dall'aula magna, forse con la paura di essere fermati da quel professore e stare ad ascoltarlo ancora. L'ho ammetto, anche se parlava di un argomento importante, era davvero insopportabile pure per me.
Mentre la folla di alunni si sparpagliava nell'intervallo, notai la ragazza di prima, in lacrime, parlare con un professore in un angolo.
La guardai un attimo, per ricordarmi chi era se mai l'avessi avuta davanti. Togliendo però le lacrime che ora rigavano il suo volto. La sua tristezza addosso in quel momento, non me la volevo ricordare. Se l'avessi vista ancora, avrei tanto voluto vederla sorridere per davvero. Mi girai e poi ritornai in classe con le cuffie nell'orecchie a spegnere il mondo fuori e i pensieri dentro.
In quel momento volevo essere di nuovo su quello scivolo con, ancora addosso, quello stato di incertezza se, nel corso degli anni, avessero abbassato lo scivolo perché i bambini si facevano sempre male o ero io che ero, semplicemente, cresciuta e quindi vedevo, davvero, da un'altra prospettiva.
Forse anche io ero stata così triste, ma ora che sono forte, non me lo ricordo. E per questo vedere qualcuno che è tanto triste, mi fa stare male.

Addio fottuti pensieriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora