(13) Illudersi di essere speciale

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Tornata a casa, mia madre mi ferma sulla porta.
"Dobbiamo parlare" mi ripete.
"Sono appena tornata a casa"
"Dobbiamo parlare, è importante"
"Va bene, vi ascolto".
Lancio lo zaino per terra e mi siedo in cucina, dove c'è anche mio padre.
Mamma inizia la frase "la psicologa ha detto.." e io la fermo subito "cosa ha detto?" Pensando che abbia detto tutto quello che non dovrebbe dire e alla faccia del segreto professionale, già la insultavo.
"Ha detto che forse sarebbe il caso che tu.."
"Devo prendere delle gocce? Degli antidepressivi? Dei sonniferi? Devo trasferirmi in una clinica psichiatrica o come si chiama?" domando preoccupata.
"Fammi finire"
"Falla breve"
"Ha detto che ti sarebbe d'aiuto iniziare un corso terapeutico con dei tuoi coetanei"
"Cioè?"
"Una psicologa seguirà te e altri ragazzi su le vostre esperienze, emozioni, paure eccetera, una volta a settimana, mi ha spiegato"
Mi metto a ridere.
Si proprio, letteralmente.
"Cosa è sta cazzata? Tipo alcolisti anonimi?"
"Secondo me e tuo padre può esserti d'aiuto"
"Perché non ci andate voi? Vi farebbe proprio bene"
Papà non spiccicava mezza parola, pareva essere altrove e quindi mi era difficile credere che anche lui volesse che andassi a questo corso.
"Sei te che vai male a scuola" disse solo lui.
Si, certo.
Per mio padre l'unico problema era la scuola.
Per mia madre l'unico problema era mio padre.
E poi il mio problema, ora, era che pensavo di essere pazza, perché Gaia è esattamente l'amica che ho sempre desiderato e credo che me la sono pure inventata oppure questo pensa la psicologa, visto che mo se ne esce con questa stronzata. Ottimo direi.
"Comunque ci vai lo stesso, ho detto di si" rompe il silenzio, mia madre.
"Ora posso andare?"
"Si, puoi"
Mi alzo e vado verso la porta della mia camera.
"Il corso inizia domani"
Chiudo la porta.
Ci mancava solo questo, accidenti.
Io sono un pò come una delle mille sfumature del cielo.
Un giorno sono tramonto.
Un altro tempesta.
Penso troppo e scrivo tanto.
E fidati se leggi solo una parte non puoi dire di capirmi appieno.
Te non mi conosci, ma in fondo non mi vuoi conoscere.
E nessuno vuole farlo davvero.
Dai, non piace a nessuno il diverso.
Il diverso piace a chi è diverso.
Ma un giorno i diversi si incontrano.
Si affrontano.
È una lotta furibonda.
E alla fine chi vince?
Il più forte naturalmente.
E cosa fa il perdente in questo mondo?
Scrive.
Legge.
Cancella.
Riscrive.
Come ogni nuova storia.
Persone diverse.
Tutte uguali.
Qualcuno si illude perfino di essere speciale.
Illusi appunto.
E poi ci sono io.
Che non mi sento speciale e non mi illudo.
Io aspetto solo la fine di tutto questo, per ricominciare tutto da capo.
Mi sta bene.
Un giorno mi sono vista da fuori e non è stato uno bello spettacolo.
Ma sono sopravvissuta.
Sono sopravvissuta a tutto questo.
Sono sopravvissuta alla notte.
Al buio.
Ai brutti pensieri.
E sono orgogliosa di me.
Sono stata una brava guerriera.
Ma la guerra non finisce mai.
È tutto un ripetersi di eventi già successi.
Voglio qualcosa che cambi tutto.
Qualcosa di straordinario.
Come rimango incantata nella notte stellata di Van Gogh.
Come mi ci perdo in quella libera pittura, vorrei perdermi nei suoi occhi.
Che bello sarebbe perdersi con qualcuno.
Sarà quel qualcuno la mia occasione di cambiare?
Me lo chiedo sempre.
Ma tanto sembra non abbia proprio voglia di arrivare.
Non arriva mai e non sembra che voglia salvarmi da questo corso che sono obbligata a fare e che non ho nessuna voglia di fare.
Non sarà la fine del mondo, si.
Solo non voglio condividere con altri le mie paure.
Sopratutto con dei sconosciuti, quali sono.
Ho sempre scelto io, anche sbagliando, chi mi fidavo, quindi non mi pare proprio il caso ora di buttarmi tra questi e urlare 'we raga, ora vi porto nel buio, siete pronti?'.
Proprio no.

Addio fottuti pensieriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora