Questo capitolo è dedicato a MaryanneRoses16 la prima sostenitrice di questa storia, spero di non aver tradito le tue aspettative. A tutti voi buona lettura
Un'ora dopo sono sola, a passeggiare per le strade del nostro quartiere, diretta al punto di ritrovo.
Finita la cena Caleb è dovuto tornare al suo appartamento, non me ne ha detto il motivo ma ormai conosco la sua famiglia come se fosse la mia, sono certa riguardasse la madre.
Ad ogni modo, non mi ha offerto il tempo di preoccuparmene, si è alzato dalla tavola, dopo lunghi minuti durante i quali nessuno dei due voleva muoversi, e mi si è avvicinato. La sua mano si è mossa con lentezza, sfiorandomi il viso, lasciandomi una carezza.
"Ci vediamo al giardino", ha sussurrato, prima di voltarsi e rendere inaccessibili, per pochi istanti, i suoi occhi verde smeraldo. Li ho ritrovati sul ciglio della porta, intenti in un sorriso.
Così mi sono mossa anch'io, lasciando alla mamma il resto della cena conservata apposta per lei nel forno, in modo da mantenerla calda in un ambiente chiuso, mi sono cambiata necessitando di un paio di pantaloni lunghi visto dove stavo andando, e sono uscita.
Ed ora mi trovo qui, su queste strade impolverate, in una passeggiata lenta a preservare il momento migliore della giornata: il ritrovo, la vicinanza a tutti gli amici rimasti, distanti, adulti, di fronte allo splendere del sole, servi di diversi lavori, ma bambini, chiassosi e divertenti, al calare della notte.
Questo è ciò che amo, questo mi fa sentire viva.
<Nicole, dannazione ci stai mettendo una vita!>
<Non mettermi fretta Joseph altrimenti giuro che una di queste sbarre la uso come picca e la faccio arrivare dritta alla tua gola>
<Neanche sapevi cosa fosse una picca, prima che te lo spiegassi>
<Per la verità è stata Meg a dirmelo, tu non centri proprio niente> Mi tappo la bocca per non ridere, e farmi scoprire troppo presto.
<Si certo come no>, non si da per vinto, <e comunque è possibile che tu non sappia ancora scendere da lì? Persino da bambina avevi bisogno di me>
<Ti sembra che ti stia chiedendo aiuto?>
Non so con che battuta entrare visto il loro battibecco, pieno di punti a cui prendere ispirazione: potrei semplicemente raccontare di come un giorno, alla biblioteca dopo la lettura ai bambini, Joseph mi avesse chiesto quasi in ginocchio di spiegargli cosa fosse una picca, dopo averlo sentito da Nicole, che a sua volta l'aveva percepito in un discorso privo di senso e pieno di alcol da me. Quasi mi ci era voluta una vita per far cadere Nicole nell'affascinante periodo medievale, introducendola alle armi da lancio e all'artiglieria storica, e non credevo di riuscire a provare uno sforzo più grande nello spiegare, ma Joseph mi aveva fatto ricredere. Era testardo, duro, e come molti di noi, privo di educazione elementare. Tutto quello che so io lo devo ai libri, a nessun altro, non a mia madre, che a mala pena aveva fatto le medie, né tanto meno a mio padre, che al solo vedermi in culla aveva deciso di non restare più con noi. Sarebbe un bel modo di rimettere entrambi i miei due amici saccenti al loro posto ma c'è ben altro che mi sconvolge, e ancora una volta riguarda la loro testardaggine.
<Ragazzi ... ma come è possibile che tutte le volte vogliate sempre passare di qui? C'è un'altra apertura, dalla parte opposta e non si trova a un metro e mezzo da terra>
<Meg! Sei arrivata!>
Apro le mani quasi volessi rendere improvvisamente visibile a entrambi la mia incontestabile presenza e Joseph ride.
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Ali di farfalla
Romance[COMPLETO] *Tutti i diritti riservati* (Certificazione Patamu) Tre amici, fin dall'infanzia. Megan, Caleb, ed Ian. Tre amici, si, ma totalmente differenti di carattere, di cuore, con una vita vissuta in comune sulle strade sporche di povertà dell'o...