90- L'angelo dalle ali di ferro e l'uomo della polvere

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P.O.V.
Megan

Le mie labbra risentono ancora della morbidezza di quel bacio donato da un puro sentimento offerto. Sanno di ricordo, di perfetta armonia, e non posso considerarle uno sbaglio.
Ian ha pronunciato delle parole, la scorsa notte, mentre il fuoco al nostro fianco ardeva nel suo calderone di metallo, ed erano state tanto giuste da far nascere un profondo legame tra i nostri due cuori.

Non ho mai sentito in sua presenza una connessione simile, e trovarla mi ha tolto il fiato.
Mi è impossibile smettere di pensare a quanto questo soffio di vita sia tornato all'interno del mio corpo, pompando nelle arterie, e tutto il merito va a Ian. Sarei persa adesso, seppure mi sarei trovata meno confusa.

E' attrazione quella che sento? Sono ... innamorata di Ian? E da quanto tempo? Quando è capitato?
Eppure qualcosa deve essere successo perché sento come se non fossero più le regole di una profonda amicizia a dettare legge nel nostro rapporto.
Quel bacio ha cambiato tutto, ha rimesso in moto il mio cuore, in tutti i sensi, e nonostante la sua assenza in questo momento in cui mi trovo, ancora una volta, da sola dentro la sua stanza, avverto come la sua vicinanza, senza riuscire ad intrappolarla.

Percepisco la mia testa annullarsi in se stessa per concentrarsi su di lui, solo su di lui, su quello che prova, la lucentezza dei suoi occhi, l'arcuatura delle sue sopracciglia.
Da sempre l'ho considerato bello eppure, adesso, il suo viso sembra circondato da una perfetta magia che affina e leviga ancora di più i suoi tratti, resettandone la perfezione, e credo di averne scoperto il motivo.

Ian non ha mai vacillato, è rimasto la persona che io ho sempre desiderato essere, ed il mio cuore ha subito il colpo di una simile presa di coscienza.
Credo che l'ammirazione abbia molto a che fare con l'amore.
Vedere la perfezione che indossa mi rende patetica, dentro i miei abiti, ma piena di ammirazione.

Temo di essere attratta da lui, ma per dirlo devo indagare a fondo il motivo così da non arrivare mai a ferirlo.

L'attimo in cui Ian ha più brillato è stato lo stesso in cui Caleb è caduto nel più profondo abisso.
Temo che, nella mia incasinata e ferita testa, i due eventi si contagino. Non voglio che lo facciano perché nessuno dei tre si merita una simile svolta, eppure in parte può essere stato tutto contaminato da questo ed io devo far ordine, cercando di non impazzire mentre ricordo la morbidezza della bocca di Ian.

Sono pronta a scoprire fino in fondo la verità che il mio dolore ha lasciato marcire all'interno del mio corpo, avendola messa da parte in questo periodo di eterno lutto dal quale ancora non sono riemersa, quando a un tratto dei piccoli colpi raggiungono la porta.

Attratta da quel richiamo mi arresto, rimanendo con il viso rivolto ad essa.
Non ripete il proprio suono e mi costringe ad avanzare per andargli incontro, così da raggiungerlo, e rimango priva di fiato trovando Caleb sul ciglio.

Il mio cuore subisce un sobbalzo ma regge il confronto per riuscire a non impazzire.

<Dobbiamo parlare>, mi dice.

Probabilmente è così, ma avremmo dovuto farlo molto tempo prima, subito dopo esserci lasciati.
Ora la nostra conversazione può non essere altro che un cimitero di parole morte.

<No, non dobbiamo>

<Invece si, Megan, ci ho ripensato>, la sua mano si allunga per bloccare l'ingresso che tento di chiudere e poi la sua voce torna, a mettere ordine al disguido che sembra aver generato e che mi ha fatto spalancare gli occhi, presa dall'orrore. <Voglio dire che ho pensato a fondo a quello che ci siamo detti, e mi sono accorto di avere sbagliato. Io ti amo, Megan e nostro figlio ... io non voglio che cresca senza un padre>

Ali di farfallaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora