49- La vittoria

461 28 135
                                    

P.O.V.
Megan

Osservo con tranquilla impazienza fin dove quelle peccaminose labbra possono arrivare a colpire.

Trovandole sempre più audaci rompo l'idillio di una mia possibile vittoria.

<Adesso basta>, sibilo, tanto da destare comunque l'attenzione di Kartal.

<A che ti riferisci?>

Lo ignoro, abbandonandolo di tronco e ricavandomi il giusto spazio tra la folla.

Vuole un bacio? Bene lo avrà.
Ma non significa proprio niente solo ... che non posso vederlo tra le braccia di quella.

Notando la mia ritirata Caleb chiude gli occhi, tentando di mascherarmi l'arricciatura assunta dalla sua arcata superiore, ma nonostante la confusione riesco a vederla e a permetterle di infiammarmi, facendomi continuare ad avanzare, fino loro.

Persino quella cretina di Deborah ha chiuso gli occhi e sporto le labbra, in attesa di un suo bacio, per cui neanche si accorge di me quando la spingo di lato, poso la mano sulla nuca di Caleb e faccio mie le sue labbra.

Mi gusto il sapore. Godo di questo magnifico contatto, mentre Bambi al nostro fianco passa dalla sorpresa alla rabbia, urlando parole che la musica copre.

Approfondisco l'avventura della mia lingua.
Mi spingo ancora più vicino al suo corpo facendo passare le dita tra i suoi capelli, con desiderio e disperazione, vedendolo poi, una volta allontanatami, sorridere apertamente con gli occhi ancora chiusi.

<Mmh, era il nostro primo bacio Debora, non ti facevo tanto audace>, mi beffeggia, perché so per certo che non sia stato in grado di confondere il sapore, proprio come io non potrei mai arrivare a fare con il suo.

Lo ignoro e continuo con l'audacia, incurante di ciò che veramente sta accadendo.
Ci stiamo baciando in una stanza rinchiusi con gli altri, e non me ne interessa proprio niente.

Mordo un suo labbro, gesto che gli fa socchiudere gli occhi e arrivare a fissarmi, certo di trovare proprio me, stretta su di lui.

<Dove l'hai mandata?>

<Abbastanza lontano da non poterti più toccare>

<E Kartal?>

<Ti interessa?>

<Non doveva nemmeno provare a toccarti>

<Eri divertito>

<Per il tuo disagio, non per il suo carattere>

<E non avevi nemmeno un po' paura di quello che stava succedendo?>

<Non più come una volta, Megan, tu ora sei mia, non appartieni ad altri, e lo sai persino tu per questo eri in difficoltà>

Nascondo il viso sul suo collo, per potervi lasciare un bacio.

<Sei molto sicuro di te>

<Persino io sono tuo. Come puoi non rendertene conto?>

<Non voglio che Deborah ti tocchi, solo io posso>

<Allora non smettere di farlo>

Prendo alla lettera questo dettato comando, ed eseguo quanto richiesto.
Con la coda dell'occhio gli vedo socchiudere le palpebre, mentre le mie dita scorrono voraci dal collo in giù, dietro la sua schiena. Una perdendosi sulle sue spalle, l'altra cercando la via al fianco delle sue costole per averlo vicino e passare verso il centro della schiena.
Lo sento tremare mentre mi accosto, ma non è ancora niente perché questo contatto mi era mancato. Poggio le labbra sulla pelle rimasta scoperta, accarezzandolo prima di punirlo con i denti.
Caleb sorride e trema. Le sue mani immobili prendono d'un tratto posizione: si fermano su un mio fianco e al centro della mia schiena attirandomi a se, e capisco che, metaforicamente, stiamo ancora ballando, il gioco non è terminato essendosi solo momentaneamente sospeso. Ho ancora il mio mazzo di carte, per cui posso continuare a controbattere, per quanto significhi danneggiarmi nel provarlo.

Ali di farfallaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora