48- La sfida

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P.O.V.
Nicole

Mai prima d'ora siamo stati così pochi attorno a questo tavolo, per cui mi domando cosa possa essere successo al resto degli altri.

La pendolare presenza di Celine a questa serata mi getta nello sconforto, le sue sorridenti passeggiate da una parte all'altra mentre si prende cura del giardino in modo da smorzare l'attesa, si occupa della pulizia dell'unica stanza della casetta radunando vetri rotti o  cenere di sigarette dai posaceneri, tutto quanto è una stilettata dritta al cuore che non mi consente di respirare poiché mi lascia sola dianzi agli occhi di Joseph. Alla sua furia, affatto stemperata.

<Celine si può sapere che stai facendo? Vieni qui a sederti con noi, probabilmente gli altri tarderanno>, la prego di raggiungerci ma traditrice la sua voce mi augura tutt'altro.

<Non posso, devo finire di pulire! Tra poco ci raggiungeranno, ne sono sicura>

Si e a quale scopo? Nicolas a quanto detto da lei se ne era andato a metà della giornata, sospendendo il lavoro probabilmente per correre dietro alle farfalle, che so io, mentre per quanto riguarda Megan e Caleb scommetterei sulla loro poca propensione nel volerci raggiungere.

Certo è che se il desiderio della mia amica risiede nel mantenere il segreto della loro storia dovrebbe ragionare sull'evidente assenza che queste loro due sedie esaltano, accentuando stormi di dubbi.
Dovrebbe giusto, ecco, imparare a non chiudersi a chiave in camera con "Caleb-maestro-del-sesso", e venire a salvare me, una buona volta.

<Cosa c'è, sei agitata per colpa mia? Perché abbiamo litigato?>, ha persino il coraggio di chiedere trascinando le parole questo maledetto quanto arrabbiato diavolo.

<Non sono agitata>

<Dove è il tuo ragazzo?>

<Non è il mio ragazzo>

<Scusami, mi sbaglio. Dove è il tuo svago?>

M'incendio. Solo nel corpo però, perché la voce non ha ancora ottenuto la giusta grinta. Riesco a fulminarlo con lo sguardo, ricevendo però la sua sola e immorale aria divertita.
Non dovrebbe compiere azioni simili.
Principalmente perché sono in grado di farmi arrabbiare ancora di più.
Secondariamente perché, in maniera del tutto involontaria, mi portano a struggermi come un panetto di burro al sole.

<Ed il tuo invece?>

<Intendi la mia ragazza? L'ho accompagnata a casa, era stanca>

<Devi averla sfinita>

<Puoi girarci>

Tremo all'imprevedibile piega di questa assurda conversazione, tentando in tutti i modi di non immaginarmelo a letto con lei, a comandare le loro capriole ma lo faccio, inevitabilmente, portando a ferirmi ancora più nel profondo con domande in cerca di una immediata risposta.
Che tipo di uomo è Joseph a letto?
Romantico e appassionato? O tutto il contrario?
Come sarebbe con me?
Arriverò mai a saperlo?

No, se questa rabbia non si dirada come nebbia su di un colle.

Quanto ancora devo arrivare ad odiarlo?

<Io e lui non stiamo insieme>

<Pochi giorni fa mi hai detto il contrario>

<Non stiamo insieme, non siamo nemmeno usciti>, confesso e mi sento incredibilmente debole nel farlo, mentre lui marcia spietato, proseguendo.

<Vi siete toccati tutto il tempo quella sera, lo ricordo, non la smettevate di guardarvi>

<Eravamo d'accordo. L'ho fatto per farti ingelosire, sono stata sciocca>

Ali di farfallaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora