La sola cosa che rammentavo della mattina dopo quella serata, fino adesso, era stata la sua apprensione, ma ora che i ricordi sono tornati a galla non c'è spazio per nient'altro che per la rievocazione della sua delusione, non appena gli avevo confidato di non aver memoria di come fossi tornata a casa, o tanto meno del perché fossimo insieme.
E lo odio per non avermi aiutato a farlo.
Lo odio per averci tolto una delle poche possibilità che ci siamo offerti.
Ma non lo odio e basta.
C'è dell'altro, da sempre, ed è sufficiente a farmi fuggire dal suo sguardo e dal centro esatto di questa pista.
Vorrei dire di non essermene mai resa conto prima d'ora, ma già dal funerale di suo fratello quel sentimento sconosciuto aveva messo le sue radici, e in quell'occasione avevamo undici anni.
Ora ne abbiamo venti. Quanto possiamo essere testardi? Oppure pieni di paure?Era servito dell'alcol per togliere freni e dubbi in modo da aprire i nostri cuori, e una volta fatto cosa succede? Io dimentico, e lui non riprova, perché? Non crede possa essere possibile? Crede che abbia detto quello che ho detto solo perché spinta da una voglia momentanea, desiderosa di essere soddisfatta? Dopo tutto quello che abbiamo passato? Pensa questo?
E come potrebbe non farlo, io non ho certezze in lui tanto quanto lui non ne ha in me. Non ci siamo donati altro che dolore, dell'altro abbiamo colpito i punti deboli solo per dimostrare di esserne capaci, mentre il resto lo abbiamo dimenticato ... non abbiamo mai confessato il modo con cui amiamo, almeno non apertamente quanto mostrato per l'odio, tramite i nostri litigi, e forse così ci siamo fatti più male di quanto pensiamo.
Ma è il caso di continuare a soffrire?
Per cosa?
Completamente assorta nei pensieri mi sono fatta vicina allo stanzino dedicato ai musicisti del locale, e solo ora mi rendo conto della serie di passi che ha seguito la mia ritirata.
Per questo, per loro, decido di aprire quello stanzino ed entrare.
La stanza si dimostra già illuminata, la luce gialla e fatiscente dell'unica lampada appesa mostra il divanetto e il tavolo, rispettivamente riempiti di strumenti e fogli dove su quest'ultimo è scritto il testo della canzone che oltre queste pareti ci accompagna in un pallido sottofondo.
La porta si chiude.Mi volto verso Caleb ed ecco che finalmente vedo quell'accenno di dolore nato dai fogli di Celine, nonostante lui si ostini tanto a volerlo celare c'è, è lì e soffre, almeno quanto ho sofferto io, di questo distacco.
La sua bocca è obbligata in una linea dura, il corpo appare rilassato eppure è nervoso. Deve esserlo, lo sono anche io.
Il petto gli si gonfia appena alla ricerca d'aria, sta per parlare ...
Ma non è quello che voglio.
Quello che voglio ... è prendere la mia felicità.
Faccio un passo avanti arrivando fino a lui, e un secondo dopo le mie labbra e le sue sono attaccate.
Sono morbide, e lisce come avevo immaginato.
Avverto la sua sorpresa prendere le sembianze dell'immobilità, così mi decido ad alzare le mani, in modo da far passare le dita tra i suoi capelli ... ed è così che il bacio si fa più profondo.
Dopo qualche istante di esitazione Caleb ricambia, le sue labbra si muovono sulle mie con sapienza e le sue braccia mi stringono forte contro il suo petto ... una fortuna, altrimenti a quest'ora sarei già stesa a terra priva di sensi.
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Ali di farfalla
Romance[COMPLETO] *Tutti i diritti riservati* (Certificazione Patamu) Tre amici, fin dall'infanzia. Megan, Caleb, ed Ian. Tre amici, si, ma totalmente differenti di carattere, di cuore, con una vita vissuta in comune sulle strade sporche di povertà dell'o...