P.O.V.
MeganCompatibili.
Ne ero già cosciente da sola non appena mi sono proposta al dottore in carica affinché svolgesse i dovuti esami.
Io e Caleb ci eguagliamo persino nel sangue.
Ci assomigliamo secondo le regole di quel rapporto sviscerale che per anni ci ha tenuti uniti.
Siamo la stessa cosa. La stessa persona. Lo stesso corpo.Quanto si può arrivare a provocare dolore, al tuo stesso corpo?
Direi incredibilmente tanto, inverosimilmente molto, masochisticamente, spietatamente, troppo. Troppo. Da non essere sopportabile.
Così mi sento, annientata. Mentre vedo il sangue scorrere dal mio braccio fino a lui, in un sistema di piccoli tubi, affatto in grado di svegliarlo da quest'anestesia e portarlo fino a me.
Non azzardarti Caleb. Non provarci nemmeno ad andartene.
Ti prego torna. Non mi lasciare, ti prego.<Signorina si sente bene?>, chiede una delle infermiere in piedi, sul fondo della sala, con il solo scopo di badare a me, preoccupata avendo scorto le mie lacrime.
Sono una sorpresa? Da che sono dentro quest'ospedale non riesco a smettere di piangere.
Non dovrebbe farmi una domanda del genere.
È inopportuna.
Sconveniente.<Si ... si sto bene, grazie>
<Infermiera mi passi l'aspiratore>
<Certo dottore>
Seduta su una sedia a fianco di Caleb quello che riesco a vedere è solo il suo viso, una piccola e bassa tenda ci separa dal sipario dell'operazione, impedendo a me e a lui di vedere cosa accade al suo corpo.
Di scorgere le mani dei dottori chiuse nel lattice e macchiate di sangue avventurarsi dentro un taglio procurato dallo stesso bisturi che riesco a scorgere, abbandonato su quel piccolo ripiano in ferro proprio accanto a noi, esanime.
<La pressione cala>
<Iniziate il massaggio cardiaco>
<Subito dottore>
Non ho paura poiché vivo in un limbo.
La mia mano libera gli sta sfiorando i capelli neri, vivendo in quella sola carezza.
Le sue palpebre chiuse danno modo alle ciglia di provocare l'ombra sulle sue guance ed è così bello l'uomo che amo, così forte, amante mio e della vita, non deve andare da nessuna parte.
Non può andare da nessuna parte.Inconsciamente canticchio il motivo di una nostra canzone. È la colonna sonora del nostro film preferito, una specie di storia romantica con i ritmi dell'azione.
Lui non lo aveva ammesso mai ma adorava vederlo. Protestava solo all'inizio, facendo valere il suo accento spedito e forte di maschio ma poi cedeva, a me e ad ogni mia richiesta.
Io adoravo quel film. E la stessa passione l'avevo trasmessa a lui, tanto che in un momento di pura allegria era arrivato a recitarmene una battuta.Momenti felici, che ora la mia mente richiama, mentre la voce, ferma abbastanza da far temere per la mia situazione psicologica, continua a cantare, in modo da riportare il mio amato fino a casa.
<È stabile>, ci avverte il medico, mentre il suono della macchina simula i battiti del suo cuore e la mia canzone termina, senza arrestare però la mia carezza sulla sua cute.
Vi prego, dottori. Vi prego salvatelo. Non ho che lui.
È l'amore della mia vita, vi prego ... vi prego ... salvateci.
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Ali di farfalla
Romance[COMPLETO] *Tutti i diritti riservati* (Certificazione Patamu) Tre amici, fin dall'infanzia. Megan, Caleb, ed Ian. Tre amici, si, ma totalmente differenti di carattere, di cuore, con una vita vissuta in comune sulle strade sporche di povertà dell'o...