70- Calore di casa

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P.O.V.
Ian

Quattordici anni prima

La scuola risulta chiusa a causa di alcune votazioni.

Io e Caleb siamo fermi uno di fronte all'altro tentando di escogitare che cosa poter fare.

Insieme, pochi minuti prima, siamo andati contro Leonard, uno dei molti ragazzi innamorati di Megan, e questo ci ha unito ancora di più.

Caleb sembra essere della mia stessa idea dopo averla conosciuta, non vuole che nessuno le si avvicini troppo.
Propone di andare insieme a casa sua.
Accetto di buon grado, non avendo un'altrettanta opzione da poter analizzare.

Non ho ancora voglia di tornare da mio padre, e poi sono curioso di conoscere la famiglia di Caleb.

Insieme scopriamo che il suo appartamento si trova alla distanza di una rampa rispetto a quello di Megan. Sono sorpreso che non l'abbia conosciuta prima, anche se infondo la nostra amica passa parecchio tempo in biblioteca in attesa del rientro della madre, e forse deve aver fatto lo stesso anche in questo pomeriggio di svago che vede me e lui a fianco, di fronte al suo portone di casa.

Caleb afferra le chiavi, e una volta spalancata l'entrata mi invita a entrare all'interno, e un l'incredibile sorta di calore mi abbraccia.

Superata la soglia dell'ingresso una musica lenta ci raggiunge infatti da un sottofondo lontano, affacciandosi nelle stanze illuminate di una luce giallognola, soffusa, fino a condurci in cucina dove se ne intuisce la provenienza.

Quello che sembra essere a tutti gli effetti l'ultimo modello di una radio in mercato, nero e grigio metallizzato da una forma alquanto atipica vista la modernità, rilascia la dolcezza di questo poetico suono, ma a stregarmi è la presenza delle due figure che vi volteggiano sopra.

Un'uomo e una donna, probabilmente i genitori di Caleb.
Abbracciati stanno danzando insieme eseguendo passi di un ballo che non conosco ma che mi attrae per la sua eleganza, ed è tutto così spontaneo.

Noi. Loro. Questa danza. Il modo con cui si fissano mentre eseguono queste specifiche mosse. In cui si sorridono. Complici. Felici.

Era una vita che non vedevo niente di simile.
Che non riscontravo dichiarazioni d'amore scritte a chiare lettere sotto i miei occhi. Che non percepivo il perfetto e accogliente clima di casa.

In qualche modo questa famiglia mi ha abbracciato, accogliendomi in un suo giorno di normale routine, ed io sono il visitatore grato di una simile esperienza, certo di essere dinanzi a un magnifico prodigio, inspiegabile.

Osservo attentamente l'uomo, non registrando tanto bene i suoi tratti quanto i bizzarri baffi, gli abiti leggermente scoloriti e i piedi veloci, precisi, perfetti.

Voglio imparare anche io a danzare.

A guardare con un'amore simile perché è questo che suo padre sembra gridare: che la ama immensamente tanto, nella sua quotidiana e giornaliera vita di cui potrebbe non stancarsi mai.

La musica termina assieme ad una mossa perfettamente calcolata che vede la schiena della madre inclinarsi all'indietro, sorretta dalla mano di lui, ed il silenzio che ne segue evidenza la perfezione dell'attimo.

Non posso trattenermi, e inizio ad applaudire.

Il suono prodotto dalle mie mani li desta dallo scalpore e li coinvolge in un sorriso imbarazzato non appena si accorgono della nostra presenza qui.

Ali di farfallaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora