P.O.V.
MeganSento come se il cuore mi fosse stato strappato via dal centro del petto.
Non la smetto di camminare, su e giù, nel corridoio di questo patetico ospedale, con i vestiti, le mani, sporchi del suo sangue.
Le lacrime non smettono di scendere. Tento di respirare facendole con una mano andare via, mentre la scena del suo arrivo in barella si ripete come un loop infinito all'interno della mia testa.
<Ferito d'arma da fuoco, presto! Portatelo subito in sala 15>
<Dottore la prego, mi dica come sta la supplico>
Quasi mi piego dal dolore nel domandarlo, e nel venire allontanata da una delle infermiere dalla mano dell'uomo che amo, e che non avevo smesso di stringere da quando lo avevo visto.
<Non possiamo dirlo con certezza, sa il suo gruppo sanguigno? Ne abbiamo bisogno per la trasfusione>
<No, ma suo fratello donava mensilmente il sangue proprio in questo ospedale. Si chiamava Francis Dowson>
<La ringrazio, le faremo sapere il prima possibile. Attenda qui>
Indica con la mano la poltrona della sala d'attesa in una premura che possono insegnare solo ai medici, in situazioni del genere, per calmare anche i pazienti che non sono sotto i ferri ma io scorgo comunque la sua fretta di correre in sala, e non posso sentirmi sollevata, in alcun modo.
Le mani, sulle gambe, tremano.
Vorrei trovare un modo di frenarle.
Al pari delle lacrime.
Ma quando sollevo lo sguardo e vedo lui quella che è acqua salata diviene inevitabile fuoco.
<Tu ... tu, sei ancora qui!>
<Megan, ti posso spiegare>
<Che cosa centri in questa storia Damien?! Perché hai portato Caleb fin qui? Cosa sono quei colpi di pistola?>
<Megan ...>
<E perché sei ancora nel South Side? Dovevi essertene andato, mi avevi promesso che l'avresti fatto!>
<Megan, ti prego ...>
Persino il suo viso è deformato dal pianto e quell'emozione mi sconcerta più di una qualsiasi spiegazione.
<Io non sapevo dove fosse, l'ho cercato e trovato così>
<Perché? Perché?>
<Non posso dirtelo Megan, noi ...>
Noi? NOI?
Tento di ferirlo in tutti i modi ma un'infermiera mi allontana avendo assistito alla nostra lite e mi costringe a camminare lontano dall'oggetto della mia ira.
<Va tutto bene qui?>, chiede ma nessuno dei due risponde perché no, no non va bene per niente, ed io non ho più la forza per dirlo.
Quando siamo soli, ed il mio sguardo non riesce a percorre i suoi vestiti intrisi del sangue di Caleb, vengo raggiunta dalle sue parole, a malapena sussurrate.
<Mi dispiace piccola Megan, non avrei voluto niente di tutto questo. Non avrei mai voluto che Caleb si facesse del male ...>
E posso credergli, ma la domanda del perché rimane, e lui non mi offre risposta. Percependo il mio silenzio è costretto ad andarsene via, voltandomi le spalle afflitto, senza aver modo di ribattere.
STAI LEGGENDO
Ali di farfalla
Romansa[COMPLETO] *Tutti i diritti riservati* (Certificazione Patamu) Tre amici, fin dall'infanzia. Megan, Caleb, ed Ian. Tre amici, si, ma totalmente differenti di carattere, di cuore, con una vita vissuta in comune sulle strade sporche di povertà dell'o...