47- Il volo

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P.O.V.
Nicolas

Osservo con attenzione la strada, suscitando l'irritazione del giovane cliente ma poco importa vista la semplicità del tatuaggio richiesto e la sua opportunità di non essere pagato affatto, dunque mi posso concedere semplici distrazioni, augurandomi che l'annuncio di un angelo sia un evento in grado di ripetersi.

<Hai sentito almeno quello ho detto?>

<Sicuro, dunque mi fai vedere un ritratto di tua madre? O lo devo disegnare di fantasia mia?>, lo prendo in giro, suscitando il suo terrore per cui non cedo, volendo rimettere al proprio posto la sua arroganza. Mi faccio più vicino con l'ago imbevuto di permanente inchiostro, azionato tramite il meccanismo. <Scelta libera?>, proseguo e dopo un'obbligata immobilità arriva a ritrarsi e stringere la piccola mano, mettendo il più possibile distanza tra di noi, per cui sorrido stanco del divertimento per oggi. <Da qui la zampa, hai parlato di una croce Latina circondata da fiori, rose, tutto sfumato e non con i soli contorno da fare sull'avambraccio sinistro. Hai qualche esempio da farmi vedere?>
Ce l'ha eccome, e me li mostra animandosi di rinnovato entusiasmo.

Basta riservare loro persino così poca attenzione per farli felici.

Scruto la richiesta con la dovuta attenzione, riflettendo sui tempi e sulle inevitabili sedute future, prima che il sesto senso mi faccia tornare con gli occhi sulla strada.
E lì trovo lei.

Rivolto al ragazzo assumo la giusta professionalità, confermando quanto il mio silenzio aveva idealizzato.
<Purtroppo non posso farti un tatuaggio di simili dimensioni qui, passa dal mio studio e ne riparleremo. Occorrerà quattro sedute ma la prima è gratis, come promesso>
Mi accordo con il suo entusiasmo, prima di vederlo alzarsi dopo uno scambio veloci di battute.

Ho gli occhi inchiodati sullo snello profilo in movimento della malinconica, e troppa poca attenzione da prestare a Celine rivolgendomici per avvertirla della mia ritirata.

Finalmente sono libero di andare da lei, appena entrata in uno bar di quartiere, nei suoi abiti sempre tanto raffinati da rendere ancora più elegante la sua nobile silhouette femminile.

Espiro profondamente cercando la giusta dose di coraggio, quindi accorcio il confine tra me e lei, venendo accolto poco dopo dal lugubre interno del bar che mi ospita nella sua perpetua notte, rischiarata unicamente dal candore delle braccia, spalle, schiena nude di lei, intenta a bere da quello che sembra essere a tutti gli effetti un calice di Martini.

Lancio un'occhiata all'ora decretata dall'orologio appeso ad una delle pareti nocciola del locale, senza stupirmi del giovane orario pomeridiano che decantano.

Ma l'attenzione non sia allontana mai troppo dalla pelle d'oca presente sulle sue braccia, simile a piccole e bianche bolle schiumose di una vasca ricolma fino all'orlo.
Vorrei tendere la mano al solo scopo di farle scoppiare, ma sarebbe troppo invadente, come temo sia persino divenuto il mio sguardo.

D'un tratto un paio di bellissime iridi celeste chiaro si piantano su di me, che me ne sto in piedi a fissare ancora quella nuda pelle, sentendo per osmosi il medesimo freddo al di sotto dei miei pesanti abiti.

Credo non ci possa essere niente di più bello che essere osservato dalla malinconica ma mi sbaglio, poiché l'essere persino notato porta i suoi cospicui vantaggi.

<Apprezzi l'abito o quello che c'è dentro?>

Entrambi sarebbe una risposta corretta?

L'abito è di ottima fattura. Mio padre lavorava come calzolaio, e negli anni di apprendistato sotto la sua guida maestra ho imparato a distinguere un buon prodotto, arricchito di cura, sotto ogni ambito dettato dalla creazione, che si trattasse di scarpe, gioielli o per l'appunto abiti, lasciando fosse l'attenzione ad identificarne la qualità, e notando queste cuciture non posso non affermare che, in questo caso, la regina arte regna dall'alto di un potente trono e temo che possa averlo raggiunto con il denaro.

Ali di farfallaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora