P.O.V.
MeganSono passati due giorni dalla notte della festa. Due interi giorni nei quali non ho visto né Caleb, né Ian da nessuna parte. Ho passato i pomeriggi in casa con mia madre, ricreando le fila di quel rapporto che, a seconda delle giornate, era solito allentarsi vista la nostra distanza. Ma ero preoccupata e non perdevo l'occasione di cercarli: a ristornate fuori dagli orari di lavoro, al bar di paese la mattina preso, al campetto da basket per la partita del venerdì, al Brunett, eppure ... era passata inosservata la loro presenza, erano fantasmi, ma per me soltanto. Nicole continuava a vederli, e quando le chiedevo nello specifico in che posti le mete erano sempre diverse e squilibrate. Desertiche, se poi mi vedevano tornare.
Era stata la preoccupazione la prima a prendere posto nel mio corpo, ma acquietata da Nicole e dagli altri era stata quindi spodestata da un lieve rabbia, e incomprensione per quello che stavano per fare.
La notte della festa, dopo aver finito di mettere apposto, ci eravamo fermati per parlare: una pausa inutile visto che nessuno aveva ammesso di aver notato qualcosa di sospetto. Non parlai di William, quindi parve che oltre alla sua inquietante presenza altre, estranee al contesto cittadino, non si erano manifestate, portandomi quindi ad arginare per il momento la questione "Richard Lee" e concentrarmi sui miei obblighi di figlia unica, all'interno delle mura di casa.
Al momento è mia madre, insieme al ristorante di Nino, a risucchiarmi completamente le fibre vitali della mia essenza, fino a prosciugarmi. Il lavoro da fioraia è divenuto marginale a causa della stagione: Novembre infatti non è il periodo migliore per fare grossi affari. L'autunno macchia di colori la scena, ed oltre a rose rosse non vi sono molti altri fiori passabili nel commercio, oltre a quelli dei funerali, per enfatizzare il lugubre e triste scenario che dona l'inverno. Eppure è un periodo che amo e che solitamente vivo a pieno a differenza della primavera, alla quale arrivo distrutta e piena di allergia per il polline. Sarebbe dunque un momento perfetto, se solo non avessi l'umore sotto terra, non sapendo cosa sta succedendo alle due persone più importanti della mia vita, divenuti degli estranei.
<Meggie, ciao ... Ti volevo chiedere, per caso ... sei libera stasera?>
Louis, il mio amico cameriere, il solo che mi chiama con il soprannome affidatomi da Kevin, si è affacciato sulla scena e sta chiedendo la mia attenzione, ed io totalmente colta impreparata non capisco cosa vuol dire.
<Stasera?>
<Si ecco, pensavo ... che mi farebbe piacere uscire insieme, se ti va?>
<A-a-a ... cena?> Cos'è questa voce tremante, quando mai sono stata incerta? Eppure la richiesta è tanto insolita da prendermi in contro piede.
Gli occhi di Louis si fanno luminosi, quasi avessi già accettato. <Si, a cena. C'è una pizzeria poco distante da qua, se non hai impegni potremmo passarci insieme>
Ne avevo? Di costruiti o di reali, intendo. Ne ho? A casa mi aspetta solo mia madre che si è presa un bel periodo di meritato riposo, visto che anche un tornado a quanto pare ne aveva bisogno, e credo proprio che potrei cadere in depressione a sentirla di nuovo lamentarsi per il disordine della casa o per la voce squillante della vicina, come era accaduto nella durata di queste lunghissime e ininterrotte ventotto ore, di puro inferno da parte mia e della vicina.
Quindi perché non accettare? Si trattava solo di un'uscita tra amici, no?
<Va bene Louis mi farebbe piacere. Ci passiamo appena stacchiamo?>
<Hai il tempo già di prepararti se vuoi. Nino ha detto che sei libera, vista la poca gente>
<Perfetto, allora mi cambio. A dopo>
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Ali di farfalla
Romansa[COMPLETO] *Tutti i diritti riservati* (Certificazione Patamu) Tre amici, fin dall'infanzia. Megan, Caleb, ed Ian. Tre amici, si, ma totalmente differenti di carattere, di cuore, con una vita vissuta in comune sulle strade sporche di povertà dell'o...