46- Vecchi e nuovi scenari

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P.O.V.
Caleb

Azioni, contratti, certificati firmati per eseguire i blitz, ritagli di giornale, qualche foto sbiadita ma nulla di più. Mio fratello non aveva conservato altro nell'archivio in merito al suo caso, o se anche avesse provato a farlo quelle prove erano magicamente scomparse prima di arrivare a me, forse per mano dello stesso agente che lo aveva tradito o forse proprio per conto del suo assassino.

Scavare ancora più a fondo non è stato facile, ma ci ho provato, continuando a sperare in un collegamento, un accesso per percorrere il ponte della memoria e riottenere quello che mi spetta di diritto, ovvero un'identità, un volto, un nome, la mano della persona che ha premuto il grilletto in direzione del suo cuore, tanto vicino da rendere scontato il suo tradimento.

Un nome mi vortica in testa ma ne temo le conseguenze, la mia avventatezza fino ad ora si era fatta da parte, probabilmente per troppo tempo tornando a esigere le dovute attenzioni e sollecitandomi con le sue unghie di bestia, facili da soddisfare. Eppure le sole in grado di provocarmi la soluzione, al pari dell'istinto.

E deve essere un caso, il destino o la sua semplice paura a spingere l'oggetto dei miei pensieri sulla soglia di questo posto a malapena illuminato, ricolmo di cartelle erette su scompartimenti in alluminio di pericolanti scaffali dietro cui lo spio con paziente attesa.

<Lo sai vero che gli straordinari non ti vengono pagati? Esci da questo posto, avanti, prendere una boccata d'aria ti farà bene>

Le sue continue visite, la sua preoccupazione, il suo tentativo di controllo ... 

Il silenzio è una categorica imposizione così potente da far tremare la sua controllata e amichevole sicurezza, lasciando spazio al dubbio.

<Caleb?>

<Ormai ho capito, Ryan. Conosco l'uomo che ha tradito mio fratello, ma non immaginavo fosse tanto vicino ...>, sussurro allontanando la mia attenzione dalle carte solo per vedere ciò che provocano le mie parole ovvero un leggero pallore e poi la sua vile e lenta retrocessione.

La sedia per poco non cade quando in un colpo la spingo indietro in modo da alzarmi e corrergli incontro.
Si tratta di un attimo, uno solo, e poi le mie mani si scoprono già intorno alla sua giugulare mentre lo tengo fissato ad una delle pareti che la sua sempre innalzata guardia non aveva valutato come trappola.
Ora è alla mia mercé e sembra quasi totalmente privo di fiato. Sicuramente nudo e spoglio della grinta oltre che da una macchia di bugia.

<Sei tu il traditore Ryan. Tu, il migliore amico di mio fratello ...>

<Caleb...>

<Cenavi a casa nostra, dividevi il nostro cibo, ascoltavi gli elogi di mio fratello, la sua venerazione per te ... ma tutto questo non ti bastava, essere secondo a lui non ti bastava>

<Caleb, posso spiegarti, lasciami parlare ...>

<Non avrei mai creduto che arrivassi ad ucciderlo>

<Non l'ho fatto! Non ho ucciso tuo fratello, Caleb!>, esordisce in un gemito dovuto alla mia stretta sempre più serrata.

<Ma lo hai tradito, non è vero?>

<Non come credi tu>

<C'è un altro modo per farlo?>, domando saturo di queste ridicole risposte.
Carlail, Damien, Ryan, tutti loro hanno affermato di averlo tradito ma nessuno si è preso la propria colpa.
E a me spetta solo il ridicolo compito di espiare azioni mai raccontate simili ad inneschi, micce di una bomba che hanno aiutato a far esplodere.

Ali di farfallaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora