35- Chicchi di grano

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P.O.V.
Ian

Avevo immaginato un risveglio simile la notte precedente, disfacendo i bagagli nella mia stanza d'hotel, avevo presupposto una sorveglianza continua di ogni mia più piccola azione, ma di certo non avevo anticipato la premura di cui Monty si è fatto carico, venendo appositamente dinanzi alla porta della mia stanza per studiarne con precisa analisi l'ospitalità. Ovviamente senza parlare. Non è il tipo che spreca le parole. Lascia ai suoi occhi dal falco il compito di esprimersi, ed io non posso che essere grato di tutto questo silenzio che mi dona, finalmente libero da metaforiche frasi intimidatorie.

Monty ... sei la salvezza che non speravo di ottenere, penso con ironia in direzione della mia guardia carceraria che al momento sta tenendo il volante della sua preziosa macchina guidando in direzione delle informazioni che il capo dei mafiosi ci ha ordinato di seguire.

Sarà il mio primo lavoro da "fattorino" per così dire, anche se non saranno cartoni di pizze che dovrò trasportare.

Arrivati a destinazione veniamo accolti da un capannone industriale alquanto dismesso, il perfetto telone, scopro entrando, in grado di nascondere al giudizio del cielo i peccati di quella carogna a cui ho prestato servizio. Armi, droga, bottiglie di alcolici ... c'è di tutto, appositamente confezionato in pacchi di cartone 20x20. Misura perfetta, mi spiega, per essere portati in motorino.

<Lo sai guidare, vero?>

Dove si trova al momento Joseph che lo devo ringraziare?

<Certo che so farlo>

<Davvero? Chi ti ha fatto guidare?>

<Un mio amico che lavora in officina>

<Lo stesso che ha picchiato William?>, ride uno dei ragazzoni vestiti in nero alle mie spalle. Mi volto verso di lui con un sorriso, deciso a non cedere.

<No, un altro>

Mi verrebbe davvero da spaccargli la faccia, ma non è ancora il momento.

<Come si chiama questo ragazzino?>, domanda quindi a Monty, riferendosi al sottoscritto.

<Ian, Xavier, sarà il tuo sottoposto per un po'>

<Credevo di lavorare con te>, commento riferendomi a Monty. Quell'avvoltoio sorride, dietro le sue lenti nere tonde.

<Purtroppo ho molto da fare>

Dovevo immaginarlo, prima è meglio consegnarmi all'ex marine dell'esercito, come riporta la targhetta al suo collo, così se qualcosa non funziona sapranno chi sarà a pestarmi per bene.

<Cosa devo fare?>

<Devi consegnare due pacchi di questa roba, il motorino non ti consente altro ma per ora va bene così, inizieremo con piccoli carichi, dobbiamo vedere se fidarci>

<Potete farlo, so portare anche la macchina>

<Non la mia>, commenta Xavier, ed io sono tanto così da tirargli un pugno dritto in quel suo muso nero, sull'occhio sinistro.

<Tempo al tempo, Ian, non avere fretta, il lavoro non manca. Vedi di consegnare questa merce all'indirizzo che ti viene dato prima di pranzo, poi vedremo se affidarti anche una macchina>

<Bene, posso avere l'indirizzo?>, chiedo tendendo la mano verso Xavier, calcolando la distanza di due ore e mezza da pranzo. A seconda del tragitto potrei non farcela, se solo non sapessi che è tutto calcolato.

<Tieni palliduccio, vediamo che riesci a fare>

Tra le dita sbuca un foglietto, ed io non esito ad afferrarlo.

Ali di farfallaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora