88- La cosa più grande

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P.O.V.
Caleb

Non ho un tempo dietro il quale far seguire il ritmo al mio cuore, che impazzito e ferito lotta per non essere dominato.

Io amo Megan, e l'ho abbandonata. Potrà mai perdonarmi?

Ho avuto paura. Troppa paura di una storia che non conoscevo, di un passato che non avevo indietro.

La notte sogno nostro figlio, e desidero crescerlo insieme. Abbandonarmi steso al suo fianco la sera e sfiorarle la pancia, per sentire il piede del bambino che scalcia e sobbalzare con lei della sua avventatezza.
Voglio baciarla, trarre da lei amore e conforto, offrirgliene altrettanto promettendole di non essere il tipo di uomo che tanto detesta, ma il solo in grado di amarla.

La rivoglio tra le mie braccia, perché dietro tutti i miei casini, i problemi che costruisco, i miei timori, io non ho voluto mai nient'altro, solo poter amarla, se ancora mi è concesso, se ancora posso averla.

<Caleb dove stai andando?> Mi domanda Carlail, ma la sua richiesta è così vana che non so rispondergli. <Stiamo per incarcerare tuo padre. Devi essere presente qui al distretto per darci una mano!>

<Non posso Carlail. Devo andare>

Scelgo l'amore Carlail. Nonostante i miei errori, sopra ogni altra cosa, sceglierò sempre l'amore.

Non gli offro modo di rispondere che inizio a correre, veloce, lontano, in direzione della nostra casa che per lungo tempo ha ospitato i nostri silenzi, le parole non dette, i reciproci desideri.

Mi dispiace Megan ... mi dispiace così tanto.

Senza fiato raggiungo la porta della sua abitazione e busso con decisione, trovando sua madre aprirmi con un sopracciglio sollevato.
Deve odiarmi anche lei per quello che ho fatto a sua figlia, ne sono certo.

<Caleb? Che cosa ci fai qui?>

<Devo parlare con Megan, la prego>

<Vorrei tanto aiutarti ma ...>

<Per favore>, la interrompo, perché il pensiero di trascorrere un altro giorno separato da lei mi distrugge nel profondo.
A sua madre però non interessa, e aver perso anche il suo affetto in qualche modo mi ferisce, fin quando non scopro che forse potrebbe non essere a conoscenza di tutto questo.

<Non rientra in casa da giorni, Caleb, non so dove sia, ma credo che tu potresti scoprirlo. Avete litigato, non è vero?>

Trafitto dall'angoscia lascio posto a una tremenda verità.

<Le giuro che non ho idea di dove si trovi>, confesso, appoggiandomi con entrambe le mani alla porta che mi sorregge.

<Allora non possiamo far altro che sperare che torni da noi>

Il mio viso trasmette tutta l'angoscia e la tristezza che possiedo. L'espressione di lei si fa specchio, senza cedere un conforto.

Si congeda lasciandomi un pallido saluto e poi mi abbandona, preservandomi in mente una domanda a rimbalzare nei pensieri.

Dove sei Megan, dove ti trovi?

Deciso ad ottenere la giusta risposta setaccio ospedali, piazze, luoghi di lavoro e posti che potrebbero ricondurmi a lei ... ma non la trovo ed il suo fantasma mi volteggia accanto, in una città che non avevo mai considerato, prima d'ora, così vuota.

La sua assenza è una scomoda presenza, e nonostante lei io sono comunque da solo, fermo e vittima di un freddo unicamente interno, con le persone che veloci camminano intorno senza sentirmi, senza vedermi.

Ali di farfallaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora