La mattina dopo mi sveglio su qualcosa di fin troppo morbido e mi ricordo di questa notte e di tutte le cose che ho detto a Madelyn, cazzo, dove eravate voi a farmi da filtro? Borbotto nella mia stessa testa eri sulle tette di una psicologa, cosa avremmo dovuto fare? Le ignoro e cerco di spostarmi lentamente per fuggire via prima che lei inizi con la sua fottuta psicanalisi.Quando ormai sono già seduto la voce di quella piccola ragazzina, alla quale dovrei dare il tormento ma che finora mi ha tenuto in pugno tutto il tempo, mi interrompe «Che fai?» chiede ed io strizzo gli occhi «Vado in bagno, fra poco devo andare a lavoro» le dico anche se mancano sicuramente più di due ore.
«Va bene» mugugna e si rigira a pancia sotto «Mi lasci del cibo?» chiede ed io annuisco anche se non può vedermi, mi alzo e mi affretto alla porta ma quando sto per uscire mi viene in mente che non ho la più pallida idea di cosa mangi «Non so cosa portarti» mugugno girandomi verso di lei.
«Quello che vuoi, Lou, qualche schifezza» la sento ridere ma a me non viene da ridere affatto «Ce ne sono tante, devi essere precisa con me o mi disorienti» la guardo aggrottando le sopracciglia «Pensavo l'avessi capito» le dico riferendomi ad ieri.
«Portarmi gli Oreo e delle patatine» risponde «Oreo e patatine» mi ripeto a bassa voce mentre esco lasciando la porta aperta, devo fare subito.
«Oreo e patatine» ripeto mentre cerco nelle buste della spesa «Oreo?» Chi diavolo li ha mai mangiati gli Oreo, prendo tre pacchetti con delle patatine e ritorno al piano di sopra «Oreo» guardo il pacchetto e noto che sopra c'è il disegno di un biscotto al cioccolato con dentro della crema, tutto qui?
Entro in camera fissando ancora il pacchetto con aria confusa, raggiungo il suo letto e poggio tutto lì «Oreo e patatine» ripeto guardandola negli occhi.
Si è seduta e mi guarda ancora un po' stralunata e con i capelli terribilmente in disordine «Grazie, Louis» mi dice ed annuisco per poi girarmi «Vuoi assaggiare?» Mi giro verso di lei e la vedo indicarmi il posto affianco al suo.
«Io non...lo so» mugugno mordicchiandomi il labbro «Che sapore hanno?» chiedo curioso, devo ammettere che questi cosi mi incuriosiscono abbastanza dato che la più grande prelibatezza alla quale potessi aspirare quando ero bambino erano le ciambelle di mia nonna.
«Vaniglia e...cacao» dice guardando la confezione così mi avvicino a lei e mi siedo sul letto «Tieni» mi passa un biscotto che prendo titubante «Se ti piace, poi il secondo aprilo e lecca via la crema» la guardo e faccio una faccia strana, che schifo «Se sono attaccati perché devo separarli?» le domando annusando il biscotto, l'odore mi piace.
«Io lo faccio per farlo durare di più» deglutisco perché io so bene cosa vorrei durasse di più con lei ma la sua voce mi distoglie dalle mie divagazioni a chiaro sfondo sessuale «Altrimenti ne mangio una confezione intera» ride mentre guardo ancora confuso il biscotto «Avanti, mangia» la guardo male perché mi sta di nuovo dando un ordine e raddrizzo le spalle, però tiro un morso al biscotto masticandolo lentamente.
Appena sento il sapore spalanco gli occhi, cazzo è buonissimo «Ancora» allungo la mano verso di lei per averne un altro «Ahh quante cose che dovrò farti assaggiare» me ne passa ancora uno «Non esagerare però, altrimenti ingrasserai» la guardo confuso.
«Perché non posso mangiare una confezione intera?» mi sporgo verso di lei poggiando le mani sul materasso anche se sono seduto sul letto «Se vuoi ingrassare fa pure» mi avvicino a lei ancora e respiro a fondo il suo odore che, anche se non è lo stesso, è buono ugualmente «Tu sei più buona» sussurro.
«Non lo so» si gira verso di me «Oh lo so io, bambolina» sussurro avvicinando la bocca alla sua, finisce il biscotto e giuro su Dio che l'ha fatto nel modo più sexy che esista, è sexy anche quando mangia un biscotto, si; Poi si sposta leggermente ed arriva al mio orecchio «Non lo saprai mai» tira il mio lobo tra i denti e sento un scossa di piacere arrivarmi dritta al cazzo.
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𝗧𝗵𝗲 𝗣𝗿𝗲𝘆 » 𝗟𝗼𝘂𝗶𝘀 𝗧𝗼𝗺𝗹𝗶𝗻𝘀𝗼𝗻
FanfictionIl suo profumo mi ricordava la mia infanzia, era un misto tra l'odore dei biscotti di mia madre e le rose che mio padre curava gelosamente in giardino. Poi mi ero accorto che i suoi occhi, così chiari, si guardavano attorno sempre spaesati e probabi...